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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Coronavirus, quando arriverà il vaccino in Italia (e chi avrà la precedenza) secondo l'esperto

Piero Di Lorenzo (Irbm) si dice fiducioso sul vaccino a inizio 2021: "Speranza è riuscito a inserirsi nel gruppo di testa dei ministri della Salute che hanno gestito le prenotazioni. L'Italia avrà una corsia preferenziale nella distribuzione dei vaccini. Penso che i governi prima organizzeranno la vaccinazione delle categorie più a rischio"

Quando arriverà il vaccino per il coronavirus? E il vaccino sarà subito disponibile per tutta la popolazione o si procederà per gradi? Certezze in questo momento non possono essercene, ma il presidente dell'azienda italiana coinvolta nello sviluppo di un vaccino, l'Irbm, fa chiarezza: "Penso che i governi prima organizzeranno la vaccinazione delle categorie più a rischio. Quindi le prime dosi" del vaccino anti Sars-Cov-2 che AstraZeneca sta sperimentando con la collaborazione della Oxford University e l'Irbm di Pomezia saranno in commercio "dall'inizio dell'anno prossimo". E "arriveranno milioni di dosi, la copertura entro pochi mesi sarà nel complesso buona". Ad assicurarlo è Piero Di Lorenzo a Libero.

"Ci auguriamo - spiega in un'intervista  - che la sperimentazione possa finire entro settembre". Poi servirà il via libera delle agenzie regolatorie che, trovandoci nel mezzo di una pandemia, dice Di Lorenzo, "sono certo che taglieranno tutti i tempi burocratici e daranno l'autorizzazione nel tempo strettamente necessario per analizzare con la giusta severità i risultati scientifici. Una volta che il ChAdOx1 sarà stato validato, partirà la prima distribuzione delle dosi". AstraZeneca "si sta organizzando per produrre in tutto il mondo". E' impegnata a produrre "due miliardi di dosi di vaccino entro giugno 2021". Praticamente, dice il presidente di Irbm, "è in grado di immunizzare mezzo mondo in meno di dodici mesi". E, aggiunge, "sono certo che saprà organizzare una distribuzione equa e solidale".

Per quel che riguarda la disponibilità di dosi per l'Italia, "Speranza è riuscito a inserirsi nel gruppo di testa dei ministri della Salute che hanno gestito le prenotazioni. Possiamo stare certi che il nostro Paese avrà una corsia preferenziale nella distribuzione dei vaccini". Quanto alla produzione del vaccino, "se la situazione lo richiederà, abbiamo assicurato al presidente di AstraZeneca e al ministro Speranza che siamo a disposizione. Siamo in grado di produrre fino a 30 milioni di dosi l'anno".

Che guadagno c'è per l'azienda? "In questa fase neppure un centesimo - assicura - L'antidoto verrà commercializzato al prezzo del costo industriale quindi a 2 o 3 euro. Non verrà caricato un solo euro per la proprietà intellettuale. Il ritorno sarà tutto d'immagine". Di un vaccino c'è bisogno, sottolinea Di Lorenzo. La situazione "è sotto controllo in Europa, tant'è che in Inghilterra ci sono così pochi contagiati che addirittura si rischia che la carica virale non sia sufficiente per concludere la sperimentazione di fase 3, ma non nel resto del mondo". Il presidente di Irbm replica infine ad alcune critiche che gli sono state mosse per il fatto che "la Regione Lazio aveva finanziato un nostro studio su Zika, il virus che si è sviluppato soprattutto in Brasile, ironizzando sul fatto che i contribuenti del Lazio pagavano le ricerche per i brasiliani. Non ci vuole molto a capire che tra Rio e Roma ci sono dieci ore di volo; e si vola tutti i giorni".

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