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Martedì, 19 Marzo 2024
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Coronavirus, la "speranza italiana": a breve i primi test di un vaccino basato sul Dna

Sarà sperimentato dal San Gerardo di Monza e dall'Università Bicocca di Milano su 80 volontari sani a partire da dicembre: "Ecco perché è innovativo"

Prosegue la corsa al vaccino contro il coronavirus, una corsa e una "speranza" che vedono impegnati anche i ricercatori italiani. E' di oggi la notizia che l'ospedale San Gerardo di Monza, l'Asst di Monza e l’Università di Milano-Bicocca si preparano a sperimentare il candidato vaccino italiano di Takis e Rottapharm Biotech. Si tratta della sperimentazione di fase 1 che coinvolgerà ottanta volontari sani.

Vaccino coronavirus innovativo basato sul Dna

I primi soggetti dovrebbero essere trattati a partire dal mese di dicembre. Ma andiamo con ordine. Nel campo dei vaccini contro il nuovo coronavirus esistono diverse piattaforme tecnologiche. Quella in sviluppo da parte di Takis e Rottapharm Biotech è basata sul Dna ed è molto innovativa, anche dal punto di vista clinico. Secondo Paolo Bonfanti, professore associato di Malattie infettive dell’Università di Milano Bicocca e direttore del reparto di Malattie infettive del San Gerardo “il vaccino è innovativo perché, a differenza di altri attualmente in sperimentazione, non utilizza per la produzione di anticorpi un vettore virale, per esempio un adenovirus inattivato, ma è costituito da un frammento di Dna che, una volta iniettato nel muscolo stimola una reazione immunitaria (sia di tipo anticorpale che cellulare) che previene l’infezione”. “Questa piattaforma tecnologica” prosegue Bonfanti “assicura inoltre la ripetibilità della vaccinazione se la risposta non fosse duratura”.

“La tecnologia in sviluppo presenta infatti molti vantaggi rispetto ad altre”, riprendono Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm e Luigi Aurisicchio, ad e direttore scientifico di Takis, “tra cui la possibilità di essere facilmente e rapidamente adattabile nel caso il virus dovesse “mutare” il suo codice genetico nel tempo”.

La sperimentazione sull’uomo, il primo passo verso l’utilizzo del vaccino su larga scala, sarà condotta presso il Centro di ricerca di Fase 1 della Asst di Monza, diretto dalla professoressa Marina Cazzaniga, e coinvolgerà in questa fase iniziale ottanta volontari sani, che saranno portati fino a duecento nella cosiddetta Fase 2 immediatamente successiva. 

“Il Centro di Ricerca di Fase 1 della Asst di Monza - sottolinea la professoressa Cazzaniga - è uno dei pochissimi centri di sperimentazione sui volontari in Italia (sono 11 in totale) e uno dei 3 centri che si trovano in un ospedale pubblico. Stiamo partendo con la raccolta di adesione e di screening dei volontari che prenderanno parte alla sperimentazione, per essere pronti a trattare i primi soggetti a inizio dicembre”. 

“Sono particolarmente orgoglioso che l’azienda ospedaliera del San Gerardo di Monza sia in prima linea a livello italiano per la sperimentazione di un innovativo vaccino per il covid basato sul Dna: si tratta di un altro risultato della “rete” del sistema Monza sviluppata grazie alla fortissima integrazione con l’Università Bicocca di Milano e la primaria azienda Rottapharm Biotech di Monza. Potremo mettere a disposizione tutta l’esperienza che abbiamo accumulato durante il periodo di emergenza che ci ha visto tra le aziende lombarde maggiormente coinvolte”, sottolinea Mario Alparone, direttore generale della Asst di Monza “e di una sperimentazione totalmente coerente con il percorso di accreditamento del San Gerardo di Monza come Irccs per la medicina di precisione”.

“Ancora una volta raggiungiamo importanti risultati nell’ambito della ricerca medica grazie alla sinergia tra l’Università di Milano-Bicocca e l’ospedale San Gerardo – Asst Monza - dice Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca -. Sin dall’inizio della pandemia abbiamo messo in campo tutte le nostre competenze scientifiche per contrastare gli effetti del covid-19. Ora parte la sperimentazione di questo innovativo vaccino che coniuga clinica e ricerca e che potrebbe rappresentare una risposta decisa al coronavirus”.

Coronavirus, vaccino made in Italy inizia la sperimentazione sull'uomo

Non solo Monza e Milano. Partiranno dall'Istituto Spallanzani di Roma, infatti, le sperimentazioni sull'uomo per un altro vaccino anti-covid made in Italy. Dopo mesi di test effettuati sugli animali, il programma di ricerca entra nel vivo con la fase più attesa. Sarà somministrato a 45 volontari sani, di massimo 55 anni, divisi in tre gruppi da 15. "Se non forniranno controindicazioni saranno successivamente allargati ad un nuovo gruppo di volontari sani di età compresa tra i 65 e i 75 anni - ha spiegato il governatore del Lazio Nicola Zingaretti -. Il campione sarà ulteriormente esteso con il progredire dei risultati che hanno come obiettivo quello di identificare la quantità minima di vaccino capace di sviluppare gli anticorpi".

La Regione Lazio ha sostenuto la ricerca con un investimento di 5 milioni di euro. Il piano per arrivare al vaccino è sostenuto da Ministero della Ricerca con il Cnr e dalla Regione Lazio, con un impegno da 8 milioni di euro, e prodotto dalla ReiThera di Castel Romano. La prima fase di sperimentazione sui topi ha dato esiti positivi e ora si punta a rilevare la quantità minima di vaccino in grado di sviluppare gli anticorpi.

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