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Sabato, 23 Settembre 2023
Titoli di coda

Quelli che non fanno la terza dose

Sono ancora circa 10 milioni gli italiani che potenzialmente la aspettano, ma con il ritmo attuale sarebbero necessari almeno altri 4-5 mesi per raggiungerli tutti. C'entra l'addio al Green Pass

Sta pesando probabilmente il balletto sull'addio al Green Pass. Il governo non ha mai negato che in Italia il certificato verde esteso è stato uno strumento per spingere la campagna vaccinale. Con il probabile superamento dell'emergenza e il graduale stop all'obbligo di Green Pass per tante attività ad aprile, le terze dosi rallentano sensibilmente. In molti decideranno di rimanere con "sole" due dosi di vaccino. C'è un'ampia fetta di popolazione che di sottoporsi alla terza iniezione anti-Covid proprio non ne ha intenzione. Si va da chi teme - senza evidenze - una reazione più forte rispetto alle prime due, passando per chi giudica il booster superfluo, fino a quelli che si dichiarano stanchi della pandemia e ormai privi di fiducia in esperti e autorità. 

La campagna vaccinale "sembra avvicinarsi sempre di più ai titoli di coda", nota oggi il Sole 24 Ore. Almeno per questa primavera. In tanti, vaccinati con due dosi, non fanno e non faranno la terza dose. Gli hub sono semi-deserti, non ci sono mai code. Il crollo delle somministrazioni non riguarda più solo le prime dosi, ferme da giorni sotto le 10mila iniezioni quotidiane, ma anche come detto le terze dosi considerate dagli scienziati essenziali per un ciclo di vaccinazione completo, ma che ormai viaggiano abbondantemente sotto le 100mila a fronte delle quasi 300mila dei primi giorni di febbraio. Dal 1° al 22 febbraio sono state somministrate 3,502 milioni di terze dosi mentre nel periodo corrispondente di gennaio (1-22) erano state 11,292 milioni. Un crollo.

Numeri alla mano, sono ancora circa 10 milioni gli italiani che aspettano la terza dose, ma con il ritmo attuale di questi ultimi giorni attorno alle 80mila dosi giornaliere (e il trend fa presagire una ulteriore discesa nelle prossime settimane) saranno necessari almeno altri 4-5 mesi per raggiungere tutta la platea potenziale. Nella fascia interessata all’obbligo di vaccino, vale a dire i 27,785 milioni di over 50, più del 4,5 per cento non si è ancora adeguato (1,3 milioni di persone). Il “sottogruppo” più numeroso è quello dei cinquantenni: 500mila circa ancora “scoperti” (pari al 6 per cento circa). 

Studi di efficacia del vaccino sul campo evidenziano la notevole possibilità di reinfezione a 6 mesi di distanza dall'ultima dose, dimostrando che c’è un calo nella capacità protettiva dall’infezione di circa un 20% rispetto al valore basale, mentre per l’evitamento dei casi più gravi rimane, ed è importante, una protezione che si aggira sul 90-94%. Mentre nei mesi successivi alla seconda dose cala sensibilmente la protezione dalla malattia sintomatica, la protezione contro la malattia grave (con ricovero in terapia intensiva) non segue lo stesso andamento. La riduzione è infatti meno marcata rispetto alla protezione dai sintomi secondo vari studi.

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