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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Perché il vaccino Johnson & Johnson potrebbe metterci al riparo dalla variante sudafricana

"L'abbiamo testato anche in Sudafrica in un periodo in cui la variante era già in circolazione, e la media sull'efficacia in forme da moderate a gravi si è attestata al 66%" dice Massimo Scaccabarozzi, presidente e ad di Janssen Italia. Studi preliminari hanno evidenziato una riduzione dell'attività neutralizzante nei vaccinati con altri prodotti, ma servono più dati per avere un quadro completo e credibile

Questione non più di mesi, forse solo di settimane: poi avremo, a meno di ostacoli imprevisti, un nuovo vaccino efficace contro il Covid. A che punto è il vaccino di Johnson&Johnson? "Abbiamo depositato la fase 3 della sperimentazione, dovrebbe essere autorizzato dall'Ema entro marzo: è stato testato su 43.783 partecipanti di varie fasce di età e varie latitudini, dagli Usa all'America Latina, al Sudafrica, nel periodo in cui il contagio era più elevato. Il che ci mette al riparo dalle varianti" racconta in un'intervista al Corriere della Sera Massimo Scaccabarozzi, presidente e ad di Janssen Italia, gruppo Johnson&Johnson, e presidente di Farmindustria.

Sudafrica: il vaccino Oxford/AstraZeneca è stato messo in stand-by

Proprio in Sudafica il vaccino Oxford/AstraZeneca è stato messo in stand-by dopo che avrebbe dimostrato di avere efficacia ridotta contro la variante locale del coronavirus, secondo i risultati dei primi studi e test resi noti alcuni giorni fa. Secondo l'azienda stessa il vaccino offre solo una relativa protezione contro sintomi non gravi provocati dalla variante.

"Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha detto di riporre grosse aspettative sul nostro vaccino", sottolinea Scaccabarozzi a proposito del prodotto di Johnson&Johnson. Le caratteristiche del siero sono ormai note: "Una sola dose, nessun problema di temperatura di conservazione. È stato testato in modo particolare sui malati che avevano altre patologie. Risultato: una copertura del 100% contro il rischio di ospedalizzazione o morte, dell'85% contro le forme gravi di Covid. Abbiamo testato il vaccino anche in Sudafrica in un periodo in cui la variante era già in circolazione, e la media sull'efficacia in forme da moderate a gravi si è attestata al 66%".

Il vaccino di Johnson&Johnson efficace contro la variante sudafricana

Il SudAfrica ha quindi annunciato che ricomincerà appena possibile la campagna vaccinale contro il Covid-19 con il prodotto della Johnson & Johnson. Il ministro della Sanità, Zweli Mkhize ha confermato. Il Sudafrica - che come detto ha interrotto la vaccinazione con l'AstraZeneca, dopo che che i dati hanno mostrato che è meno efficace proprio contro la variante locale del virus - ha deciso di vaccinare gli operatori sanitari in prima linea con il vaccino di Johnson & Johnson, nonostante non sia ancora stato approvato nel Paese. "Il vaccino Johnson & Johnson si e' dimostrato efficace contro la variante 501Y.V2", ha spiegato il ministro, parlando in tv, "e sono in corso le procedure di approvazione per l'uso in SudAfrica. Il lancio della vaccinazione procederà sotto forma di uno studio di implementazione con la partnership del Medical Research Council e dei siti di vaccinazione del ministero della Sanita' in tutto il Paese". Serviranno dati più ampi per avere certezze sull'efficacia dei vaccini contro le varianti del coronavirus Sars-CoV-2.

Per il vaccino di Johnson&Johnson l'Europa ha una prelazione per 200 milioni di dosi, più un'opzione per altre 200 milioni. Per l'Italia è previsto l'arrivo di 27 milioni di dosi senza che si possa però al momento avere alcuna certezze su tempi e date.

La variante sudafricana del coronavirus

La variante 501Y.V2 è stata identificata per la prima volta in Sud Africa nel dicembre 2020, dove è attualmente la variante più diffusa. Al 25 gennaio 2021 è stata riportata in 31 paesi nel mondo. La situazione ha incominciato a peggiorare tre mesi fa in Sud Africa, quando i casi settimanali sono aumentati e hanno raggiunto un picco ai primi di gennaio. Nelle ultime due settimane il trend è invece decrescente.

Questa variante sudafricana ha mutazioni multiple nella proteina spike, comprese tre mutazioni all’interno del dominio legante il recettore. "Non si conosce l’impatto di questa variante sull’efficacia dei test diagnostici - recita la circolare - Dati preliminari indicano che anche questa variante possa essere caratterizzata da maggiore trasmissibilità; mentre al momento non è chiaro se provochi differenze nella gravità della malattia. Sono in corso studi sulla maggiore frequenza di reinfezioni, in quanto la variante 501Y.V2 potrebbe sfuggire alla risposta anticorpale neutralizzante provocata da una precedente infezione naturale".

I vaccini ne "risentono"? Serve tempo per saperne di più, ma studi preliminari in vitro "hanno evidenziato una riduzione dell'attività neutralizzante contro le varianti VOC SARS-CoV-2 nelle persone vaccinate con i vaccini Moderna o Pfizer-BioNTech rispetto alle varianti precedenti ma i dati per ora sono contrastanti" secondo un recente report dell'Iss. Ma servono più dati.  Se infatti i vaccini Oxford/AstraZeneca sono efficaci solo al 10% sui casi di contagio lieve o moderato relativi alla sola variante sudafricana del Covid secondo studi preliminari, in attesa di validazione, condotti nello stesso Sudafrica e anticipati da media e ricercatori britannici prima della valutazione prevista in giornata da parte dell'Oms, diverso è il discorso per altri vaccini

Mancano per ora i dati sull'impatto del vaccino nei casi di contagio grave con la variante sudafricana, rispetto ai quali la potenziale efficacia ridotta non è dunque al momento segnalata. In base agli ultimi dati governativi britannici, sono al momento 147 i casi di variante sudafricana del Covid individuati finora nel Regno Unito. L'agenzia britannica Pa cita peraltro un ulteriore studio statunitense stando al quale un altro vaccino, quello Pfizer/BioNTech, approvato pure nel Regno al pari di AstraZeneca/Oxford e di Moderna, risulterebbe invece efficace anche contro la mutazione del virus identificata per prima in Sudafrica (variante N501Y e E484K). Lo studio in questione, elaborato a Galveston dalla University of Texas, si limita però a una verifica condotta su 20 destinatari delle vaccinazioni Pfizer. Troppo pochi.

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I paesi in cui è stata accertata la presenza della variante sudafricana

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