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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il vaccino Pfizer e il giallo della moltiplicazione delle dosi

Mentre slitta di un mese il piano per gli over 80 l'azienda farmaceutica garantisce il recupero delle consegne delle fiale entro il 15 febbraio. C'è chi accusa la questione delle "impurità" ma dietro l'aumento di produzione potrebbe esserci un gioco curioso

Il piano vaccini in Italia prosegue tra stop e rallentamenti. E mentre Pfizer garantisce il recupero delle consegne delle fiale entro il 15 febbraio scoppia un caso sulla moltiplicazione delle dosi mentre c'è chi ipotizza che i ritardi potrebbero essere dovuti alla questione delle "impurità".

Il vaccino Pfizer e il giallo della moltiplicazione delle dosi

Con ordine. Da qui a metà febbraio arriveranno 200mila dosi di vaccino in meno dopo le 165mila già saltate questa settimana. I ritardi, scrive l'agenzia di stampa Ansa, potrebbero essere dovuti alla differenza - riscontrata dall'Agenzia europea per i medicinali - nei lotti del vaccino utilizzati negli studi clinici e nei lotti per la commercializzazione: in fase di produzione e nelle primissime partite di prova la quantità di mRna integro alla base del vaccino era ridotta e la molecola si era degradata. L'ultimo stock di Pfizer, privo del 29% delle quantità previste dal contratto, è stato assegnato definitivamente in queste ore. E salvo ulteriori dietrofront, il nuovo carico di altre 465.660 dosi comincerà ad arrivare da lunedì prossimo - dunque all'incirca quanto previsto - ma solo nel prossimo mese arriveranno le quantità di fiale ancora mancanti dalla lista delle bolle di accompagnamento. Nei prossimi giorni è atteso anche un nuovo lotto di Moderna, con 66mila dosi. Il tutto in attesa che il 29 gennaio l'Ema si esprima sull'autorizzazione in commercio di AstraZeneca, per il quale sono già pronte milioni di dosi da destinare all'Italia.

Intanto però slittano i piani vaccinali per gli over 80, proprio perché altrimenti c'è il rischio che in molti rimangano senza seconda dose. La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa in un'intervista a La Stampa è furiosa: "Guardi, Pfizer ha deciso unilateralmente di non rispettare il contratto, e ha deciso lei quante dosi consegnare e a chi. Non è serio. In un campo così delicato come la vaccinazione, poi. Ma il problema è generale. Anche gli altri Paesi europei sono in difficoltà". Ma sostiene che per le secondi dosi non ci sia un problema: "I conti sono stati fatti. Garantire il richiamo è la  nostra priorità assoluta. Ci sono quasi un milione e trecentomila persone che hanno avuto la prima dose e non possiamo sgarrare. Rispetteremo i tempi che la scienza ci detta. Alla peggio, potrà accadere che qualcuno non sarà richiamato dopo tre settimane esatte, magari ci sarà qualche giorno di ritardo, ma i trial ci dicono che non è qualche giorno di differenza rispetto alle tre settimane che cambia le cose. Di certo non faremo come la Gran Bretagna che ritarda di tre mesi il richiamo". 

Intanto però le regioni devono scegliere chi vaccinare. Nel Lazio, che ha subito una decurtazione del 30% delle dosi previste, "i ritardi Pfizer - spiega l'assessore Alessio D'Amato - impongono priorità nella somministrazione delle seconde dosi per completare la copertura". Stessi provvedimenti anche in diverse strutture del Paese, come il Careggi di Firenze. In altri centri, tra Rsa e ospedali, va peggio: è tutto bloccato fino ai nuovi arrivi. "Abbiamo dovuto dimezzare il numero dei vaccini perché non abbiamo sufficienti dosi e personale", lamentano i governatori leghisti delle Regioni. In Lombardia è stata annunciata la modifica alla programmazione rallentando le prime dosi per garantire a tutti il richiamo. In alcuni ospedali lombardi sono esaurite le scorte e perciò sono state "riallocate" le dosi. 

Le regioni senza vaccini e il problema delle dosi 

Ma quante possibilità ha l'Italia di vincere la battaglia legale contro Pfizer? Secondo La Stampa pochissime, visto che il rispetto del calendario settimanale delle consegne non rappresenta un obbligo legalmente vincolante nel contratto. L'unica scadenza da rispettare per l'azienda farmaceutica è quella trimestrale. Intanto però il ritardo mensile e settimanale causa uno stop al piano vaccinale e il problema non è solamente italiano visto che i paesi hanno ricevuto in media il 35-40% in meno delle dosi e i leader dell'Unione Europea ne discuteranno oggi. L'unica strada legale possibile è quella di dimostrare danni sanitari, per esempio a chi non ha ricevuto la seconda dose e nel frattempo si è ammalato. Ma è il giallo della moltiplicazione delle dosi, come lo definisce oggi Repubblica, ad essere in parte responsabile dei recuperi. 

Ovvero: l'agenzia europea del farmaco ha alzato da 5 a 6 le dosi di ogni fiala all'inizio di gennaio perché in ogni fiala vi era un contenuto maggiore rispetto alle cinque promesse: "Il comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'Ema ha raccomandato di aggiornare le informazioni sul prodotto per Comirnaty (quello di Pfizer-Biontech) per chiarire che ogni flaconcino contiene 6 dosi del vaccino", aveva spiegato all'epoca una nota dell'agenzia. "Per estrarre sei dosi da una singola fiala, è necessario utilizzare siringhe e/o aghi a basso volume morto - aveva precisato l'Ema -. La combinazione di ago e siringa a basso volume deve avere un volume morto non superiore a 35 microlitri. Se si utilizzano siringhe e aghi standard, potrebbe non esserci abbastanza vaccino per estrarre una sesta dose da una fiala". "Se la quantità di vaccino rimanente nel flaconcino dopo la quinta dose non è in grado di fornire una dose completa (0,3 ml), l'operatore sanitario deve eliminarla", aveva concluso l'agenzia. A quel punto Pfizer si è mossa: "I nostri contratti sono espressi in dosi", ha spiegato la società, ritarando il ritmo di consegna delle dosi sul nuovo dosaggio autorizzato. Ecco come si spiegherebbe l'aumento. 

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