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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'annuncio

Omicron, il nuovo vaccino di Pfizer sarà pronto a marzo

L'azienda ha già cominciato a produrre le dosi

Il vaccino Pfizer specifico per Omicron sarà pronto entro marzo. Lo ha annunciato Albert Bourla, Ceo del colosso farmaceutico Usa, in un'intervista alla Cnbc. L'azienda ha già cominciato a produrre delle dosi, ha spiegato Bourla aggiungendo che il vaccino colpirà anche altre varianti in circolazione. "La speranza è riuscire a ottenere un prodotto che avrà una protezione migliore in particolare contro l'infezione, perché la protezione contro i ricoveri e la malattia grave è ragionevole in questo momento, con i vaccini attualmente a disposizione, finché si ha la terza dose", ha detto Bourla.

Come è noto la variante Omicron della Sars-CoV-2 è molto meno sensibile agli anticorpi neutralizzanti rispetto alla variante Delta e si trasmette con maggiore rapidità. Cinque mesi dopo la vaccinazione, gli anticorpi presenti nel sangue delle persone non sono più in grado di fermarla. Una perdita di efficacia riscontrata anche nei soggetti infettati e guariti dal Covid. Ma con la somministrazione di una terza dose di richiamo, il cosiddetto booster, o con una singola dose nei guariti, la variante Omicron si imbatterà in anticorpi in grado di neutralizzarla. A provarlo è uno studio sostenuto dalla Ue attraverso Hera, l'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitaria e condotto da un team guidato dagli scienziati dell'Institut Pasteur di Parigi, nel quale è stato analizzato il sangue di soggetti vaccinati con due dosi di Pfizer o di AstraZeneca e quello di persone guarite dall'infezione di Covid-19.

Durante lo studio, gli scienziati hanno osservato che il sangue di pazienti precedentemente infettati da Covid-19, raccolto fino a 12 mesi dopo i sintomi, e quello di individui che avevano ricevuto due dosi del vaccino Pfizer o AstraZeneca, prelevate cinque mesi dopo la vaccinazione, neutralizzavano a malapena la variante Omicron. Ma i sieri degli individui che avevano ricevuto una dose di richiamo di Pfizer, analizzati un mese dopo la vaccinazione, sono rimasti efficaci contro Omicron. Tuttavia, per neutralizzare Omicron sono stati necessari da 5 a 31 volte in più di anticorpi, rispetto a Delta, nei test di coltura cellulare.

L'efficacia dei monoclonali contro omicron

Nel corso dello studio, pubblicato a dicembre su Nature, gli scienziati hanno effettuato la sperimentazione sul campione nasale di una donna di 32 anni che aveva sviluppato una forma di Covid-19 leggera al ritorno da un viaggio in Egitto, sottoponendolo ai test con anticorpi monoclonali e campioni di siero di persone vaccinate con 2 dosi o guarite dall'infezione. Gli scienziati hanno inizialmente testato nove anticorpi monoclonali già in fase di utilizzo e in fase di sviluppo preclinico. Sei di questi hanno perso tutta la capacità antivirale e gli altri tre erano da 3 a 80 volte meno efficaci contro Omicron rispetto a Delta.

Gli anticorpi Bamlanivimab/Etesevimab (una combinazione sviluppata da Lilly), Casirivimab/Imdevimab (una combinazione sviluppata da Roche e nota come Ronapreve) e Regdanvimab (sviluppato da Celtrion) non hanno più avuto alcun effetto antivirale contro Omicron. La combinazione Tixagevimab/Cilgavimab (sviluppata da AstraZeneca con il nome Evusheld) è risultata 80 volte meno efficace contro Omicron che contro Delta.

La pillola Pdizer contro il Covid

Intanto oggi l'agenzia europea per i farmaci informa di aver iniziato a valutare una domanda di autorizzazione all'immissione in commercio per il medicinale antivirale per via orale orale Paxlovid sviluppato da Pfizer. La pillola antivirale avrebbe dimostrato la capacità di ridurre la moltiplicazione di SARS-CoV-2 nell'organismo.

L'Ema valuterà quindi i benefici e i rischi di Paxlovid in tempi ridotti e potrebbe emettere un parere entro poche settimane: la pillola sarà destinata ai pazienti covid con sintomatologia da lieve a moderata in pazienti adulti e adolescenti (di età pari o superiore a 12 anni con un peso di almeno 40 kg) ad alto rischio di progressione verso il COVID‑19 grave. 

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