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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La graduatoria: quando saremo chiamati a fare il vaccino contro il coronavirus

Speranza annuncia la profilassi per 13 milioni di italiani entro fine marzo. Il governo pensa ai dipendenti pubblici e valuta l'obbligo per gli operatori sanitari e i medici. E un professore dell'Università Bicocca spiega il metodo e l'algoritmo che servirà a dare il "numeretto" per la vaccinazione

Entro fine marzo l'Italia vuole raggiungere la cifra di 13 milioni di vaccinati. Lo dice oggi il ministro della Salute Roberto Speranza in un'intervista rilasciata a La Stampa in cui spiega anche perché noi abbiamo ricevuto così poche dosi rispetto alla Germania, mentre la sottosegretaria Sandra Zampa dice che presto toccherà ai dipendenti pubblici e il professore di statistica medica dell'università Bicocca Giovanni Corrao spiega come funzionerà la graduatoria e chi saranno i primi a essere chiamati alla profilassi. 

La graduatoria: quando saremo chiamati a fare il vaccino

Prima di tutto Speranza spiega oggi che la partenza della profilassi non rappresenterà un "Liberi tutti" e torna a ricordare che a gennaio tornerà il sistema delle zone rosse, arancioni e gialle in tutta Italia. Poi dice che la questione delle 150mila dosi alla Germania e della disparità rispetto alle 9750 dell'Italia "è una stupidaggine. La distribuzione delle dosi tra i vari Stati membri è gestita dalla stessa Commissione in base al numero di abitanti. La nostra quota è del 13,45% del totale di tutti i vaccini che l'Ue ha acquistato dalle sei aziende produttrici. Alla fine della campagna vaccinale, nel 2022, il nostro Paese avrà ricevuto 202 milioni di dosi. Nell'immediato, la distribuzione tra i singoli Stati può variare in base a fattori del tutto casuali: il giorno in cui viene fatta la comunicazione, la distanza dagli stabilimenti. Quelli Pfizer sono a Bruxelles, quindi in Germania arrivano prima che da noi. Ma la quota di dosi che spetta a ciascun Paese è fissa, per contratto". 

Poi annuncia una novità che arriva da Pascal Soriot, ceo di AstraZeneca: il loro vaccino ha raggiunto il 95% dell'efficacia e quindi già entro questa settimana l'Agenzia del Farmaco della Gran Bretagna potrebbe dare il via alla commercializzazione. E questa notizia interessa anche l'Italia: "Secondo il piano contrattuale, nel primo trimestre noi dovremmo ricevere 8,7 milioni di dosi prodotte da Pfizer e 1,3 milioni prodotte da Moderna. Totale, 10 milioni di dosi, corrispondenti a 5 milioni di persone vaccinate, visto che con un richiamo servono due dosi a persona. Se arriva subito al traguardo anche AstraZeneca, entro il primo trimestre si aggiungeranno altri 16 milioni di dosi, che corrispondono ad altre 8 milioni di persone vaccinate. Risultato finale: noi già dal primo aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati, e così avremmo già raggiunto la Fase Uno, cioè quella che ci consente di avere il primo impatto epidemiologico". 

Speranza dice anche di essere contrario all'obbligatorietà, perché questa scatenerebbe uno scontro ideologico all'interno del paese: "Non risolveremmo il problema, lo aggraveremmo. Meglio una seria campagna di informazione e sensibilizzazione: ho fiducia che produca risultati migliori...". Anche per i medici secondo il ministro non dovrebbe esistere l'obbligo ma la sensibilizzazione e l'esempio: i vaccinati illustri come Galli e Pregliasco possono essere da stimolo per far superare anche agli altri i dubbi e le perplessità. Ma sull'obbligo c'è anche chi la pensa diversamente. È di ieri la notizia che dei sondaggi in Piemonte e in Lazio tra i lavoratori delle Rsa, che sono a contatto con categorie a rischio come gli anziani, dicono che la grande maggioranza di loro il vaccino non vuole proprio farlo. Per questo c'è chi vuole correre ai ripari: spiega oggi Repubblica che secondo la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa "per chi opera nell'ambito della salute il vaccino deve essere precondizione all'assunzione". Al ministero risulta che circa il 70% del personale abbia dato la sua adesione alla vaccinazione.

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Il vaccino contro il coronavirus obbligatorio per i dipendenti pubblici?

Zampa è convinta nella necessità dell'obbligo in questi contesti. "Lo affermo da tempo. Chi lavora nel pubblico e a contatto con il pubblico ha una responsabilità maggiore, per questo abbiamo inserito alcune categorie di dipendenti statali tra le prime perle vaccinazioni. Non mi riferisco solo al personale sanitario, parlo anche degli insegnanti: è una questione di buon senso. Prima della pandemia, abbiamo istituito l'obbligo delle vaccinazioni per i bambini in età scolare, senza le quali non sarebbero appunto stati ammessi a scuola. Non vedo perché non si dovrebbe pensare anche al Covid, soprattutto per gli insegnanti. Nel contratto di lavoro pubblico lo metterei come precondizione per l'assunzione". 

E intanto c'è chi sta lavorando alla graduatoria di chi sarà chiamato a vaccinarsi. Ad oggi, prima dell'annuncio di Speranza su AstraZeneca, il governo aveva in programma di vaccinare 10 milioni di italiani. I primi saranno i lavoratori degli ospedali e delle residenze per anziani, poi potrebbe toccare alle forze dell'ordine e al personale scolastico. Ma successivamente chi verrà chiamato alla profilassi? L'idea dell'esecutivo è di vaccinare in base al grado di fragilità, utilizzando parametri come l'età avanzata e a proporre un metodo sarà Giovanni Corrao, professore di Statistica Medica all'Università Bicocca di Milano, che oggi ha parlato con Libero: a decidere la graduatoria sarà una formula statistica che comparerà la cartella sanitaria di tutti gli italiani. Le Regioni forniranno dati terapeutici e diagnostici: "L'algoritmo che determina la classifica si basa sull'identificazione del profilo clinico di tutti i pazienti che negli ultimi dieci mesi hanno sviluppato forme severe di Covid, che li hanno costretti al ricovero in terapia intensiva o ne hanno provocato perfino la morte. Noi determiniamo il peso che ogni fattore di fragilità, dall'età alle patologie pregresse, ha avuto nel determinare l'aggravamento della funzionalità respiratoria o addirittura il decesso". 

Secondo il professore non ci sono problemi di privacy perché chi analizza i dati sanitari non conosce la chiave identiicativa della persona:  "L'algoritmo che assegnerà a ciascuno di noi un punteggio che indicherà il grado di precedenza nell'accesso alla profilassi si basa su un mix di pesi e correlazioni tra stile di vita, situazione sanitaria generale, età, patologie croniche. Ci sono una quarantina di voci, a ciascuna delle quali sarà associato un valore a seconda dell'individuo analizzato, che ci consentiranno di tracciare un quadro clinico esaustivo dal quale risulterà il rischio soggettivo di decesso in caso di contrazione del Covid". L'età avrà un ruolo ma non decisivo visto che, come spiega Corrao, un diabetico di tipo 2 con difficoltà respiratorie potrebbe essere più idoneo a vaccinarsi prima rispetto ad un anziano in buona salute: "Lavoreremo tre giorni in Regione Lombardia, la regione pilota. Partiamo da qui perché ci sono i mai ori dati statistici sul Covid ma ho avuto carta bianca dal ministero, basta una firma del presidente della Regione che mette a disposizione le banche dati e si può iniziare dappertutto".

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