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Giovedì, 25 Aprile 2024
Strappo all'Ue

L'ombra di Sputnik: cosa sta succedendo in Europa con i vaccini

Tempi lunghi per le approvazioni, ritardi e riduzioni nelle consegne: l'Austria guida il fronte dei Paesi europei che hanno deciso di ''rompere'' con l'Ue e girare lo sguardo verso Mosca. L'obiettivo è utilizzare il siero russo prima che arrivi l'ok dell'Ema

''L'Agenzia europea del farmaco (Ema) è troppo lenta'': da alcuni Paesi europei arriva il grido di insoddisfazione per i tempi lunghi sulle procedure di approvazione dei vaccini da autorizzare, oltre che per i ritardi e le riduzioni nelle consegne dei sieri che hanno già ricevuto l'ok. A capo del fronte anti-Ue c'è l'Austria, con il cancelliere Sebastian Kurz ha annunciato una ''svolta sovranista'' non facendo più affidamento sull'Unione europea per la strategia vaccinale nel suo Paese. A nulla sono valse le rassicurazioni arrivate da Stella Kyriakides, commissario europeo alla Salute, lo strappo con l'Austria (e non solo) è ormai arrivato. Il vaccino alternativo che attrae più di tutti in questo momento sembra il russo Sputnik V, che ancora non è stato approvato dall'Ema, ma che in alcuni Paesi è già arrivato. Oltre il siero di Mosca, un'altra alternativa è quello cinese, chiamato Sinopharm.

Ma il Paese guidato da Kurz non è certo l'unico a chiedere maggiore celerità nelle consegne, temendo una nuova impennata di contagi da Covid 19, soprattutto a causa delle nuove varianti. In questo modo la rottura tra l'Ue ed alcuni Paesi, che vorrebbero utilizzare vaccini non approvati dall'Ema, metterebbero a repentaglio la proposta di un passaporto vaccinale che, in caso di sieri di provenienza extra europea, potrebbe non essere valido ovunque. 

Il fronte sovranista annovera quindi l'Austria insieme agli altri membri di questa particolare alleanze: altri quattro stati europei,  Danimarca, Norvegia, Grecia e Repubblica ceca, a cui si aggiungono Israele, Singapore, Australia e Nuova Zelanda. Ma cosa faranno questi Paesi intenzionati a non fare più affidamento sull'Europa? Il piano prevede la produzione del vaccino insieme ad Israele, come spiegato dallo stesso Kurz: ''Verranno prodotte dosi di seconda generazione per ulteriori mutazioni del coronavirus e lavoreranno insieme alla ricerca di opzioni di trattamento. Come sottolineato dal cancelliere austriaco, nonostante il passaggio tramite l'Ue fosse giusto, l'Ema si è rivelata troppo lenta: ''Dobbiamo quindi prepararci a ulteriori mutazioni e non fare più solo affidamento sull’Ue per produrre vaccini di seconda generazione.

Una posizione condivisa dal premier danese Mette Frederiksen: ''Non credo che possa essere il solo, abbiamo bisogno di aumentare la capacità. Questo è il motivo per cui siamo fortunati nell’avviare una partnership con Israele''. Il premier della Danimarca ha voluto anche precisare che un eventuale accordo con il governo israeliano non rappresenta una frattura con l'Europa: "I colloqui con Israele non significano una mancanza di fiducia nell'Ue, ma comunque i Paesi devono fare tutto il possibile per aumentare la produzione. Possiamo essere in una situazione in cui non solo dobbiamo vaccinare, ma anche rivaccinare, forse una volta all'anno. Ecco perché abbiamo bisogno di aumentare la produzione bruscamente".

Il vaccino Sputnik e non solo: cosa succede in Europa

In realtà, la chiusura con l'Europa dell'Austria non è stato neanche il primo segnale di 'gelo'. Il premier dell'Ungheria Vitor Orban ha denunciato a più riprese i ritardi dell'Unione europea, scavalcandone di fatto l'autorità lo scorso 21 gennaio, quando il vaccino Sputnik V prodotto in Russia è stato approvato per l'uso d'emergenza. Il governo di Budapest è stato anche il primo ad utilizzare il vaccino AstraZeneca quando ancora non era stato approvato dall'Ema. Lo stesso è avvenuto anche per il siero cinese Sinopharm, con cui si è fatto vaccinare lo stesso Orban lo scorso 28 febbraio. A seguire l'esempio ungherese è stata anche la Slovacchia, che nella giornata di ieri ha ricevuto il primo lotto di Sputnik, di cui il governo di Bratislava ne ha ordinate due milioni di dosi.
Anche la Croazia si sta muovendo nella medesima direzione, con agenzia nazionale Halmed che sya cercando le vie legali per poter aggirare l'approvazione Ue e avviare il programma di somministrazione del vaccino russo. Nelle scorse settimane il premier Plenkovic ha annunciato alla stampa di aver fatto un ordine a Mosca di circa un milione di dosi.

Chi sembra in procinto di cambiare idea è Andrej Babis, primo ministro della Repubblica Ceca. Se all'inizio il governo ceco aveva assicurato di attendere l'ok dell'Ema prima di utilizzare qualsiasi vaccino contro il coronavirus, adesso il capo del governo di Praga, stanco dei ritardi e delle riduzioni nelle consegne, sembra pronto rivolgersi alla Russia. Un altro stato europeo che ha deciso di affidarsi al siero Sputnik è San Marino: il 23 febbraio scorso sono arrivate le prime 7.500 dosi prodotte in Russia, mentre un quantitativo identico è atteso nelle prossime settimane.

Diversa la posizione dell'Estonia che, nonostante l'interesse manifestato nei confronti del siero russo, sembra voler attendere il pronunciamento dell'Ema. La Germania, dal canto suo, strizza l'occhio a Mosca, ma allo stesso tempo non intende in nessun modo scavalcare l'approvazione dell'Ue. A gennaio Vladimir Putin e Angela Merkel avevano avuto modo di parlare del vaccino russo, con la cancelliera tedesca che aveva aperto anche alla possibilità di produrre il siero in Germania. Un primo avvicinamento, ma che per concretizzarsi dovrà comunque passare per l'ok dell'Ema, come confermato dal ministro della Sanità tedesco, Jens Spahn. 

Ma cosa pensano gli esperti della possibilità di utilizzare vaccini anti-covid non ancora approvati dall'Ema? Secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv) la via da perseguire è quella della pazienza: ''Dico no alle corse in avanti sul vaccino russo contro Covid-19.Ancora una volta sono tradizionalista. Bisogna aspettare l'Ema, è meglio rispettare l'iter previsto". Secondo il docente ordinario di Microbiologia e microbiologia clinica all'università degli Studi di Brescia e direttore del Laboratorio di Microbiologia dell'Asst Spedali Civili, intervistato dall'AdnKronos Salute, superare l'Ema sarebbe contro ogni regola: ''Se ci sono le agenzie regolatorie, alle quali spetta dire se un vaccino è sicuro ed efficace, noi dobbiamo dare loro la possibilità di valutare i dossier delle aziende. Siccome pare che per i vaccini russo e cinese non siano state ancora presentate le richieste di via libera all'Ema o alla Fda americana, ritengo che non possano essere utilizzati previa una loro valutazione".

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