rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Casi in aumento

Vaiolo delle scimmie, gli esperti: "Perché serve lo stato d'emergenza"

Da Pregliasco a Bassetti, passando per Maria Rita Gismondo, sono in molti a chiedere l'intervento dell'Oms, soprattutto per semplificare "comunicazioni e scambio di dati", oltre che per evitare un "covid-bis"

Ben 92 casi confermati in 12 Paesi, quattro dei quali in Italia. L'ultimo caso è stato registrato ad Arezzo: si tratta di un ragazzo di 32 anni rientrato il 15 maggio da una vacanza alle isole Canarie e risultato positivo alla malattia.Ora si trova  ricoverato presso il reparto di Malattie Infettive dell'ospedale San Donato di Arezzo. Dopo l'esperienza del Covid, l'aumento dei contagi legati a questo virus inizia a preoccupare la comunità scientifica: sono molti gli esperti che vorrebbero un intervento da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra questi c'è il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi: "Un'eventuale dichiarazione dell'Oms, che decreti il vaiolo delle scimmie emergenza sanitaria pubblica internazionale (Pheic), andrebbe vista in un'ottica formale di facilitazione della comunicazione, dello scambio di informazioni e dunque di un'azione coordinata".

Gli esperti: "Perché serve lo stato d'emergenza"

"Quanto alle polemiche relative all'inizio della pandemia di Covid-19, quando l'Organizzazione mondiale della sanità fu accusata da più parti di reazioni tardive, l'esperto osserva che "le decisioni dell'Oms sono sempre difficili. Si tratta di scelte anche politiche"; puntualizza Pregliasco, ricordando che "nel recente passato l'Oms fu incolpata anche dell'opposto, ossia di eccessivo allarmismo, addirittura di avere creato un 'fake', per esempio relativamente all'influenza A/H1N1", la cosiddetta 'suina'. In questo momento, mentre il 'monkeypox' si diffonde in un numero crescente di Paesi, "io ribadisco che si tratta di gestire questo aspetto in modo coordinato. Covid - evidenzia il virologo - ci ha dato la possibilità di un'interconnessione tra le istituzioni, di avere strutture per il tracciamento" e una capacità di intervento concertato cruciale anche oggi.

Un pensiero condiviso anche da Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano: "Se l'Organizzazione mondiale della sanità dichiarerà il vaiolo delle scimmie un'emergenza sanitaria pubblica internazionale, credo proprio che lo farà perché su Covid è stata invece accusata di ritardi, con un mancato coordinamento almeno nelle fasi iniziali della pandemia".

"Avere attenzione per qualsiasi virus che amplifichi il suo raggio d'azione è assolutamente giusto e, come ci ha insegnato Covid, farlo rapidamente è ancora più importante", evidenzia Gismondo. "Ma la gente - precisa - deve sapere che stiamo agendo non contro una possibile pandemia, né deve associare il vaiolo delle scimmie al vaiolo umano". Il 'monkeypox' è infatti "una patologia per fortuna molto meno grave. Casi di questa infezione, in numero ridotto, si sono avuti anche nel passato e di solito - ricorda la microbiologa - queste microepidemie si sono autolimitate". D'accordo anche il direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, secondo cui "innalzare il livello di emergenza sarebbe corretto per una sensibilizzazione di tutto il mondo sanitario e medico nel mondo: se hai un caso sospetto, devi saperlo riconoscere. Questo ci consentità di individuare prima i contagi, isolarli e intervenire nel modo corretto".

Giusto allarmare l'Oms anche secondo Giovanni Di Perri, ordinario di Malattie infettive all'Università di Torino e responsabile della Divisione universitaria di Malattie infettive all'ospedale Amedeo di Savoia di Torino, che però precisa: "È una situazione ancora da completare con chiarezza, queste fughe di infezioni umane ci sono state e ce ne saranno, ma sono state sempre limitate perché non è una infezione che si trasmette così facilmente, il vaiolo delle scimmie è infatti 20 volte meno trasmissibile rispetto al Sars-CoV-2. L'Oms giustamente deve dare l'allarme per sensibilizzare al problema chi può essere stato a rischio di contagio''.

La prima sequenza del virus: "Legame con il ceppo del 2018"

Arriva dal Portogallo la prima sequenza del virus responsabile dell'epidemia di vaiolo delle scimmie in rapida crescita in diversi Paesi, tutti non endemici per la malattia. A sorpresa, spiegano gli scienziati che si sono occupati del sequenziamento del genoma virale, sembra "più strettamente correlato" ai ceppi rilevati nel 2018 e nel 2019 nel Regno Unito, a Singapore e in Israele che vaiolo delle scimmie dell'ultimo focolaio mostra collegamenti al ceppo del 2018 La sequenza del Dna mostra che è del tipo mite dell'Africa occidentale. Il team portoghese che si è occupato del sequenziamento ha pubblicato le informazioni della prima bozza del genoma virale online, come riporta 'New Scientist'. Non è ancora chiaro, spiegano gli esperti, se questo virus abbia dei cambiamenti che lo rendano più trasmissibile negli esseri umani, il che spiegherebbe perché l'attuale focolaio è così diffuso e di gran lunga il più grande visto al di fuori dell'Africa centrale e occidentale, dove il virus si diffonde nelle scimmie. Questo potrebbe richiedere del tempo per stabilirlo, dato che il vaiolo delle scimmie ha un genoma ampio e complesso. Per fare un confronto con il virus Sars-CoV-2, il virus del vaiolo delle scimmie è molto più grande e ha circa 200mila lettere di Dna, rispetto alle 30mila di Rna del coronavirus. Dunque stabilire se c'è qualcosa di unico in questa variante non sarà facile, ammettono i ricercatori.

"Sono in corso ulteriori sequenze e analisi", ha twittato un componente del team di scienziati portoghesi, Vitor Borges. João Paulo Gomes e colleghi dell'Istituto nazionale di sanità portoghese hanno sequenziato un campione prelevato da un paziente maschio il 4 maggio. Anche i team di altri Paesi stanno sequenziando i campioni virali dell'epidemia, ma il team di Gomes è il primo a rendere pubblica una sequenza. Gustavo Palacios della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, New York, afferma che la bozza della sequenza dal Portogallo ha troppe lacune per trarre conclusioni definitive, ma che ha visto una sequenza più completa da un team in Belgio. "Per quanto posso vedere, sembra essere identico a quello nel Regno Unito nel 2018", afferma Palacios. "Questo è un po' strano", afferma. Nel 2018, ci sono stati tre casi nel Regno Unito dopo che qualcuno di ritorno dalla Nigeria ha infettato altri due membri della sua famiglia. Man mano che vengono sequenziati più campioni, dovrebbe diventare chiaro se, come sospettato, una singola variante di vaiolo delle scimmie è responsabile di tutti i casi nell'ultimo focolaio.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Vaiolo delle scimmie, gli esperti: "Perché serve lo stato d'emergenza"

Today è in caricamento