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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Cos'è questa storia della variante brasiliana del coronavirus e perché è pericolosa

La mutazione P1 è stata identificata per la prima volta a Manaus: oltre ad essere più contagiosa sembra essere capace di reinfettare anche persone guarite da altri ceppi del Sars-Cov-2. Cosa sappiamo finora

Perché si parla tanto della variante inglese del coronavirus e poco o per nulla di quella brasiliana? Il motivo è abbastanza banale: il ceppo inglese B.1.1.7 isolato per la prima volta nel Kent a settembre si appresta a diventare dominante nel nostro Paese. Secondo il primo (e per ora unico) studio esteso condotto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e dal ministero della Salute con i laboratori regionali, al 3-4 febbraio la prevalenza della nuova variante era al 17,8%. L’Iss ha stimato che in Italia la B.1.1.7 abbia una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica (tra il 18% e il 60%)", riferisce l'Istituto superiore di sanità (Iss) nelle Faq di uno speciale varianti pubblicato e aggiornato online, spiegando che "la stima è stata ottenuta da uno studio di Iss, ministero della Salute, Fondazione Bruno Kessler, Regioni/Province autonome".

Edit 18:49: In Italia al 18 febbraio scorso la prevalenza della cosiddetta 'variante inglese' del virus Sars-CoV-2 era del 54%, con valori oscillanti tra le singole regioni tra lo 0% e il 93,3%, mentre per quella 'brasiliana' era del 4,3% (0%-36,2%) e per la 'sudafricana' dello 0,4% (0%-2,9%).

"La variante inglese" di Sars-CoV-2 "ormai prenderà il sopravento e comporterà inevitabilmente una maggiore circolazione e un aumento dei contagi” ha spiegato oggi  a 'Buongiorno' su Sky Tg24 Massimo Antonelli, direttore dell'Unità di Anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l'emergenza Covid-19. Che poi ha aggiunto. “Se anche la maggior parte della popolazione che venisse contagiata avesse sintomi minori, tuttavia tenderebbe ad aumentare il numero di coloro che dovrebbero affacciarsi in ospedale, e in questo senso creare un impatto verso le strutture sanitarie".

Della variante inglese preoccupa soprattutto la maggiore trasmissibilità: più contagi ci sono, maggiori saranno i ricoveri e le vittime. L’Iss però spiega anche che ci sono nuove evidenze, “basate su analisi preliminari nel Regno Unito”, che “portano a ipotizzare un aumento della gravità di malattia, con maggiore rischio di ospedalizzazione  e di decesso per i casi con variante inglese”. La buona notizia è che “al momento i vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia”.

Da qui la domanda: ci stiamo preoccupando troppo del ceppo inglese e troppo poco degli altri due? Il caso della variante brasiliana merita di essere analizzato con attenzione. Il governo inglese sta facendo di tutto affinché questo ceppo non si diffonda nel Paese provocando una nuova ondata di infezioni. Ieri la Pubblic Healt England ha fatto sapere che tre casi di variante brasiliana sono stati rilevati Inghilterra e tre in Scozia. Una delle persone risultate positive a questa variante avrebbe però sbagliato a fornire i propri dati e sarebbe dunque irreperibile. Si tratta della prima volta che la variante P1 viene identificata nel Regno Unito: come spiega “Repubblica” infatti in precedenza era stata rilevata “un'altra variante brasiliana chiamata P2, ma considerata dagli esperti sotto controllo”.

La variante brasiliana del virus e il caso di Manaus

Perché la variante P1, nota anche B1128, preoccupa così tanto? Questo ceppo del Sars-Cov-2 una mutazione genetica, chiamata E484K, che cambia la forma della proteina spike all'esterno del virus in un modo che potrebbe renderla meno riconoscibile al sistema immunitario rendendo più difficile il compito degli anticorpi. Questa variante è stata isolata per la prima volta a Manaus, città di due milioni di abitanti dello stato di Amazonas che era stata particolarmente colpita dalla prima ondata del virus.

Dopo aver raggiunto il picco dei contagi a fine aprile, il peggio sembrava passato tanto che gli esperti pensavano che gli abitanti avessero raggiunto l’immunità di gregge. Da uno studio epidemiologico realizzato tra giugno e ottobre era emerso che effettivamente tre abitanti su quattro erano stati contagiati dal virus.  

Ma alla fine del 2020 i contagi sono improvvisamente tornati a crescere. "Abbiamo osservato un picco di casi  superiore a quello registrato ad aprile, per noi è stato sconcertante" ha detto al New York Times Nuno Faria, virologo dell'Imperial College di Londra che ha studiato a lungo il caso di Manaus e della variante P1. "Quello che è capitato a Manaus - ha detto di recente l'infettivologo del Sacco Massimo Galli - mette la pietra tombale sulla strategia di chi ha in mente di far circolare il virus indisturbato per arrivare a un'immunità di gregge a furia di infezioni. A Manaus è accaduto invece che, lasciando girare il virus come gli pare, si è avuta sì una percentuale importante di gente che si è infettata e quindi immunizzata, ma non importante abbastanza per creare una vera barriera. E' successo quindi che il virus ha sviluppato la mutazione giusta per tornare a essere in grado di colpire non solo quelli che non aveva ancora infettato, ma in qualche caso a quanto pare anche quelli che si erano già ammalati. E' un elemento di notevole preoccupazione". 

variante brasiliana-3

Perché la variante P1 è pericolosa

I ricercatori stimano che P1 2 sia da 1,4 a 2,2 volte più trasmissibile rispetto ad altri ceppi di Sars-Cov-2. Una caratteristica che condivide con la variante B.1.1.7 trovata nel Kent. Il ceppo brasiliano però potrebbe rivelarsi più abile nell’eludere gli anticorpi. È stato stimato che una percentuale compresa tra il 25% e il 61% delle persone infettate a Manaus abbia contratto l’infezione per la seconda volta. In un esperimento di laboratorio è stato inoltre osservato che gli anticorpi di pazienti che avevano già superato l’infezione erano sei volte meno efficaci con la nuova variante P1. Da un altro esperimento è inoltre emerso che il vaccino Coronavac prodotto in Cina si sarebbe rivelato efficace nei confronti del nuovo ceppo. Ma come spiega il New York Times, gli anticorpi prodotti dal vaccino potrebbero benissimo essere in grado di proteggere dalle formi gravi di malattia. Da ricerche condotto sulla variante sudafricana B.1.351, per molti aspetti simile a quella brasiliana, è emerso che il vaccino Pfizer pur perdendo un 20% di efficacia è comunque in grado di fermare la malattia nella maggior parte di casi. ìÈ bene però sottolineare che i vaccini a mRNA come Moderna e lo stesso Pfizer possono essere aggiornati dalle aziende produttrici al fine di renderli efficaci contro le nuove varianti in un tempo relativamente breve (si parla di poche settimane). E dunque, varianti o non varianti, possiamo guardare ai prossimi mesi con un cauto ottimismo.

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