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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Come la variante inglese potrebbe spingere il governo Draghi al lockdown totale 

La paura per la diffusione delle varianti e un documento che ne descrive le potenzialità assassine potrebbero portare il nuovo esecutivo a varare la stretta ipotizzata da Speranza e Ricciardi. Cosa dicono i rapporti

L'ipotesi di un lockdown totale presentata ieri dal consulente del ministero della Sanità sull'epidemia Walter Ricciardi a Roberto Speranza con l'invocazione a farla valutare dal presidente del Consiglio Mario Draghi si poggia sulla paura per la diffusione in Italia della variante inglese del Covid 19, presente al momento in un contagio su cinque. E su uno studio che ne descrive le potenzialità assassine: provoca un aumento della contagiosità del 50% ma anche della letalità, tra il 20 e il 30%.

Perché le varianti Covid e il rischio terza ondata possono portarci al lockdown totale

Con ordine. Venerdì scorso il ministero della Salute ha diffuso i risultati preliminari della ‘flash survey’ condotta dall’Iss sulla stima di prevalenza della cosiddetta variante inglese del virus Sars-CoV-2, che in Italia è risultata pari a 17,8%. I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in base alla popolazione. Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa. Il risultato dell’indagine ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania del 30%), c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi. La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. E il ministero ha spiegato che un attento monitoraggio ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato. Il punto è importante per capire perché le varianti Covid e il rischio terza ondata possono portarci al lockdown totale. 

Prevalenza della variante inglese, il documento dell'Iss

Secondo lo studio “Prevalenza della variante UK” nel contesto italiano in cui la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile sta procedendo rapidamente ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguata. L a Relazione tecnica sul sito dell'Iss sulla "variante inglese" spiega che "Considerata la circolazione nelle diverse aree del Paese si raccomanda di intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione della variante UK rafforzando/innalzando le misure in tutto il Paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto. Ricordiamo, infine, che la variante è diffusa nell’88% delle Regioni partecipanti allo studio con percentuali rispetto ai casi totali che vanno fino al 59% in alcune aree".

Il documento scientifico, racconta oggi La Stampa, è stato prodotto da una task force internazionale di esperti, voluta dai leader di grandi Paesi occidentali: Biden, Johnson, Merkel e Macron. Ed è stato visionato anche da Ricciardi. Nel rapporto si descrive l'impatto delle varianti in circolazione e, partendo da dati elaborati nel Regno Unito, si è stabilito che la variante inglese provoca un aumento della contagiosità pari al 50%, e questo non è una novità, ma anche della letalità tra il 20 e il 30%. E questo va in contrasto con quanto sapevamo finora e allarma gli scienziati proprio perché la variante inglese è destinata a diventare prevalente in Italia nell'arco di cinque o sei settimane, come ha pronosticato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro. Ma nel documento scientifico ci sono anche altre brutte notizie su varianti e vaccini: 

La variante brasiliana pare non crei immunità e, quindi, non metta al riparo da una reinfezione, rischiando di ridurre l’impatto dei vaccini. Mentre quella sudafricana abbatterebbe quasi del tutto l’efficacia del vaccino di AstraZeneca, quello di cui aspettiamo più dosi, riducendola al 10-20%. Insomma, la conclusione è che le varianti impongono un ripensamento delle contromisure.

Proprio per questo diventa inutile pensare alle piccole zone rosse locali o a circoscrivere l'epidemia su territori ben definiti: meglio invece programmare un lockdown totale di durata relativamente breve (sei settimane? Due mesi?), abbattere la curva dell'epidemia, proseguire con la campagna vaccinale e far ripartire il test e il tracciamento per ripartire con la variante inglese almeno sotto controllo. Proprio a causa di questo documento il Comitato Tecnico-Scientifico oggi potrebbe raccomandare nuove chiusure. 

Cosa farà Draghi sull'ipotesi di lockdown totale

Come la variante inglese potrebbe spingere il governo Draghi al lockdown totale 

Per tutte queste considerazioni l'ipotesi prospettata da Ricciardi a Speranza dovrà essere tenuta in considerazione dal governo Draghi, se non altro per valutarne i rischi per l'economia e per prendere una decisione che rifletta anche la volontà di accelerare sul piano di vaccinazione di massa di questi ultimi giorni. I dati dell'ultimo bollettino della Protezione Civile sull'emergenza coronavirus dicono che il tasso di positività si attesta al 5,4%, sono in aumento le terapie intensive (+23) mentre scendono i ricoverati con sintomi (-51). Ma i dati del report #39 che costituisce l'ultimo monitoraggio dell'Iss e del ministero sull'epidemia dicono anche altro:

  • L’incidenza nazionale nella settimana di monitoraggio (133,13 per 100.000 abitanti) è ancora lontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Nella settimana di monitoraggio, l’incidenza settimanale supera la soglia di 250 casi per 100.000 abitanti in tre regioni/PA: Provincia Autonoma di Bolzano (770,12 per 100.000 abitanti), Provincia Autonoma di Trento (254,85 per 100.000 abitanti) e Umbria (283,28 per 100.000 abitanti);
  • nel periodo 20 gennaio – 02 febbraio 2021, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,95 (range 0,86– 1,06), in lieve crescita rispetto alla settimana precedente e con un limite superiore che comprende l’uno; 
  • viene inoltre confermata la circolazione diffusa di varianti virali a più elevata trasmissibilità nel nostro paese così come in altri paesi Europei. Analogamente a questi si raccomanda il rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale;
  • e, soprattutto, in questa fase delicata dell’epidemia si confermano per la seconda settimana segnali di contro-tendenza nell’evoluzione epidemiologica che potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente rafforzate/innalzate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale. In alcuni contesti, un nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per COVID-19 in area critica

Lo studio dell'Iss sulle varianti in Italia (Pdf)

Questo vuol dire, conclude il report, che è necessario nelle regioni più in difficoltà "mantenere e/o rafforzare le misure di mitigazione in base al livello di rischio identificato come indicato nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”". Ma i numeri dicono anche altro. L'osservatorio Covid-19 Italia ha notato che la situazione è in peggioramento lieve ma continuo da alcune settimane:

  • Questa settimana 85.150 casi totali contro gli 83.710 della settimana precedente. Se consideriamo il dato normalizzato e scorporato dal numero di tamponi rapidi: 30.100 vs. 30.600. Quindi ancora un lievissimo calo nei contagi settimanali normalizzati;
  • Ospedalizzazioni che riducono sempre di più il loro trend di discesa (-839 questa settimana, -938 settimana scorsa, -1389 due settimane fa). Idem per il cumulativo delle Terapie Intensive che, puntuali come un orologio svizzero, mostrano un chiaro arresto in linea con la stabilizzazione dei contagi (-22 questa settimana, -108 settimana scorsa, -185 due settimane fa). Anche gli ingressi in TI continuano la loro lenta risalita (+988 questa settimana, +964 settimana scorsa, +906 due settimane fa).

In questa ottica, conclude l'osservatorio, alcune regioni medio-piccole starebbero già sperimentando la Terza Ondata. Per questo anche Andrea Crisanti oggi dice che bisognava fare il lockdown a dicembre e se ne esce soltanto "con un lockdown duro subito per evitare che la variante inglese diventi prevalente e per impedire che abbia effetti devastanti come in Inghilterra, Portogallo e Israele". Niente zone gialle "e neanche zone arancioni, va chiuso tutto e va lanciato un programma nazionale di monitoraggio delle varianti. Ci sarà un'impennata importante a fine febbraio. Dove si trovano le varianti brasiliana e sudafricana servono lockdown stile Codogno, non le zone rosse che sono troppo morbide".

Cartabellotta (Gimbe): "Lockdown di due settimane oppure stop&go per tutto il 2021"

Edit ore 11.25 -  "Chiudere tutto per 2 settimane significherebbe abbassare la curva per poter riprendere il tracciamento, la mia preoccupazione però è legata al fatto che non tutte le regioni siano pronte all'attività di testing e tracciamento. Dobbiamo decidere se siamo disponibili ad accettare una restrizione maggiore per abbassare la curva, oppure se accettiamo di avere un 2021 che andrà avanti con stop&go". Parola di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che ha commentato  ai microfoni di Radio Cusano Campus la richiesta di un lockdown generale da parte di Walter Ricciardi.

Sull'allarme varianti, per Cartabellotta "l'unica ragionevole certezza che arriva dal mondo scientifico è che la variante inglese è molto più contagiosa del virus tradizionale, circa il 50% più contagiosa, alcuni studi dicono addirittura 80%. L'altra cosa che sta iniziando a venire fuori è che la variante sudafricana sia più resistente al vaccino di Astrazeneca, ma servono ulteriori conferme. Bisogna ipotizzare lo scenario peggiore per evitare di farci trovare impreparate".

"Al di là della sintonia con Ricciardi su una serie di idee - ha continuato - credo che il suo ragionamento sia allineato con quello che abbiamo pubblicato prima del periodo natalizio. La strategia che il governo ha assunto è quello della convivenza con il virus, varando misure per evitare la saturazione degli ospedali. Questo tipo di strategia possiamo portarla avanti per tutto il 2021, con stop&go a seconda della situazione. Immaginare che la somministrazione del vaccino possa far migliorare la situazione è molto difficile, sia per i tempi sia per l'incognita varianti. L'obiettivo dovrebbe essere far circolare il virus meno possibile e non abbassare il carico sugli ospedali, tutti i Paesi invece hanno scelto la seconda via".

Per quel che riguarda la campagna vaccinale, "dobbiamo programmare una strategia di controllo della pandemia con la progressione della campagna vaccinale. Dal punto di vista dell'indicatore principale, cioè la percentuale di popolazione vaccinale con due dosi, l'Italia si colloca terza nel mondo quindi in una posizione assolutamente di merito. Poi ci sono ovviamente delle differenze regionali non trascurabili: 2,13% di copertura a ciclo completo ma che va dall'1,4% della Calabria al 4,1% di Bolzano. Con la quantità di vaccini che abbiamo ricevuto la campagna è proceduta finora bene, con l'unico neo che abbiamo vaccinato ancora pochi ultraottantenni, perché si è scelto di vaccinare prima gli operatori sanitari anziché le persone più fragili. Ma il vero problema è quello delle forniture".

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