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Sabato, 20 Aprile 2024
Troppi ritardi

Cosa non stiamo facendo (e forse faremo in ritardo) contro la variante Delta

L'ultima mappatura sulla diffusione della mutazione B.1.617.2 ha preso in considerazione i campioni Covid-19 positivi notificati il 18 maggio, più di un mese fa. L'analisi genomica è fondamentale per capire in anticipo l'evoluzione dell'epidemia, ma l'Italia traccia troppo poco. La nuova indagine rapida del ministero della Salute e i test in arrivo per il riconoscimento

Nell'Italia che s'accapiglia da settimane sullo stop alle mascherine anti covid all'aperto, si sta facendo ancora troppo poco per arginare la variante Delta, la mutazione più contagiosa e aggressiva di Sars-CoV-2 identificata per la prima volta in India e responsabile della nuova recente ondata di casi nel Regno Unito. Non stiamo facendo abbastanza per contenerla innanzitutto perché ad oggi non si sa quale sia la diffusione reale del ceppo B.1.617.2 nel nostro Paese. L'ultima indagine dell'Istituto superiore di sanità sulla "prevalenza e distribuzione delle varianti del virus SARS-CoV-2 di interesse per la sanità pubblica" stima la diffusione del ceppo indiano all'1% in media nelle regioni italiane. Questa mappatura, però, ha preso in considerazione i campioni Covid-19 positivi notificati il 18 maggio 2021, più di un mese fa.

Per limitare la diffusione della variante Delta del coronavirus, il ministero della Salute ha disposto con un'ordinanza il divieto di ingresso in Italia per le persone provenienti o che abbiano soggiornato nei quattordici giorni precedenti in India, Bangladesh e Sri Lanka, e previsto l'obbligo di tampone e la quarantena obbligatoria di cinque giorni per tutti i viaggiatori in arrivo dalla Gran Bretagna. Ma non si può dare la caccia alle varianti senza controllare e mappare le mutazioni del virus. L'analisi genomica con il sequenziamento dei ceppi virali in circolazione nei tamponi positivi è fondamentale per capire in anticipo l'evoluzione dell'epidemia e intercettare le varianti sul territorio prima che diano vita a pericolosi focolai, ma l'Italia traccia ancora troppo poco. Basti pensare che l'Ecdc - il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie - fissa una soglia minima per i sequenziamenti dei tamponi del 5% e il nostro Paese oggi è all'1,3%.

Variante Delta: la nuova indagine del ministero

Un'accelerazione nel sequenziamento con dati più aggiornati è cruciale, anche per non ritrovarsi impreparati dopo l'estate. Il ministero della Salute cerca di correre ai ripari, annunciando una nuova analisi rapida sulla diffusione delle "varianti Voc" (variant of concern, varianti che destano preoccupazione) in una circolare firmata dal direttore generale Prevenzione, Giovanni Rezza. L'indagine sarà coordinata dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con le regioni e le province autonome, si legge nel testo che per i dettagli metodologici rimanda a una nota tecnica allegata. "Questa valutazione - si precisa nella circolare - prenderà in considerazione i campioni notificati il 22 giugno, corrispondenti a prime infezioni, da analizzare tramite sequenziamento genomico".

L'analisi sulla diffusione delle varianti covid riguarderà quattro macroaree: nord-ovest (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia), nord-est (Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna), centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), sud e isole (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia). "Tenendo conto del fatto che sul territorio circolano varianti con diverse prevalenze - spiega il ministero - si calcola che, con l'ampiezza campionaria scelta" e indicata in una tabella per ognuna delle aree, "sia possibile stimare prevalenze intorno a 1%, 10% o 50% con precisione rispettivamente intorno a 0,9%, 2,7% e 4,5% nelle quattro macroaree considerate". Inoltre, "seguendo il protocollo Ecdc sul sequenziamento del Sars-CoV-2, con l'ampiezza campionaria scelta è possibile osservare in ogni macro-regione varianti che circolano intorno all'1% con un livello di confidenza del 95%".

Una tabella dettaglia anche l'ampiezza dei campioni richiesti ad ogni regione o pubblica amministrazione. "Il campione - si raccomanda - dovrà essere scelto in modo casuale fra i campioni positivi, garantendo la rappresentatività geografica e se possibile la rappresentatività per fasce di età". Le regioni e le pubbliche amministrazioni dovranno inviare i dati entro il primo luglio prossimo.

I nuovi tamponi in arrivo

Un aiuto ulteriore per velocizzare il monitoraggio nei laboratori specializzati e ottenere una stima aggiornata delle varianti in circolazione potrebbe arrivare dai nuovi test in grado di riconoscere la variante Delta del virus, in arrivo proprio oggi in Italia. Rispetto a quelli attualmente utilizzati per la diagnosi, non cercano le mutazioni nella proteina Spike, utilizzata dal virus per invadere le cellule, ma cercano una mutazione chiamata "N501Y", presente in tutte le principali varianti finora note tranne che nella Delta, in particolare la B.1.617.2. "Servono nuovi criteri di analisi dei tamponi con un'alta carica virale per riuscire a individuare la variante Delta", ha osservato il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano.

L'appello del virologo è di "modificare quanto prima i criteri per lo screening" e di aggiornare i test per la ricerca delle varianti che destano preoccupazioni". Al momento, prosegue Broccolo, "non abbiamo un monitoraggio della circolazione di questa variante, contrariamente a quanto avviene in Gran Bretagna, dove è attivo un programma nazionale per il sequenziamento". In un contesto in cui nemmeno un terzo della popolazione è stata vaccinata con la doppia dose, è necessario fare un monitoraggio stretto della variante Delta e di altre varianti pericolose per non ripiombare nell'incubo covid dopo questi mesi estivi. 
 

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