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Martedì, 23 Aprile 2024
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Quanto è pericolosa la variante Delta: dai sintomi ai vaccini, domande e risposte sul nuovo ceppo di Sars-Cov-2

Oltre ad essere più contagiosa del 60%, la mutazione identificata per la prima volta in India è associata anche ad un maggior rischio di ospedalizzazione. Stiamo facendo abbastanza per contenerla?

Dobbiamo preoccuparci della variante Delta (o indiana)? E cosa stiamo facendo per limitarne la diffusione? Negli ultimi giorni sono stati segnalati diversi casi riconducibili a questa particolare mutazione del Sars-Cov-2. Il primo a Milano dove un focolaio è scoppiato all'interno di una palestra a Città Studi. Uno dei dieci contagiati, un sanitario a quanto pare vaccinato, è risultato positivo proprio alla variante Delta. Altri due cluster si sono verificati a Brindisi con 12 persone infettate dalla mutazione B.1.617.2. Identificata per la prima volta in India, la variante Delta è ormai ampiamente diffusa nel Regno Unito dove i casi di coronavirus stanno risalendo, così come risultano in leggero aumento anche ospedalizzazioni e decessi da Covid-19. Abbiamo provato a mettere insieme tutte le informazioni che ci sono sembrate utili a saperne qualcosa in più.  

Quanto è diffusa la variante indiana in Italia?

L'ultima indagine dell'Iss sulla prevalenza delle varianti in Italia stimava le mutazioni B.1.617.1 e B.1.617.2 all'1%.  Entrambi i lignaggi arrivano dall'India, ma quello con il numero "2" finale è considerato più contagioso e resistente ai vaccini. La valutazione dell'Istituto Superiore di Sanità prende in considerazione i campioni COVID-19 positivi notificati il 18 Maggio 2021. Quasi un mese fa. Ad oggi dunque non si sa quale sia la diffusione reale del ceppo B.1.617.2. I due focolai registrati a Brindisi però non sembrano avere nessun link con viaggi all'estero. Si tratterebbe dunque di cluster autoctoni. 

Cosa stiamo facendo per contenere la variante Delta?   

A fine aprile il Ministero della Salute ha disposto con un'ordinanza il divieto di ingresso in Italia per tutti coloro che arrivano da Bangladesh, India e Sri Lanka (la misura scade il 21 giugno), proprio per contenere la diffusione di questa variante. Il discorso cambia per i cittadini del Regno Unito dove pure la mutazione B.1.617.2 sta dilagando. Dal 16 maggio non c'è infatti più l'obbligo di quarantena, ma basta esibire il risultato di un tampone antigenico o molecolare. Nei nostri confronti l'Uk adotta invece misure più severe: oltre al tampone chi entra in Gran Bretagna deve infatti osservare un periodo di isolamento. 

Perché chi arriva dall'Uk non viene messo in quarantena? 

L'Italia ha adottato regole più lasche anche in considerazione della massicia presenza di cittadini inglesi in vacanza in Italia. Il presidente del consiglio Mario Draghi ha spiegato ieri che "se dovessero ricominciare ad aumentare i contagi, anche noi dovremmo reinserire la quarantena". Lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza ha spiegato oggi che "se l'andamento della curva dovesse peggiorare in Gran Bretagna ci riserviamo di pensare ad altre misure".  Ma potrebbe essere troppo tardi. 

La variante Delta è più contagiosa? 

Sì. Secondo uno studio della Public Health England il rischio di trasmissione domestico è del 60% più alto rispetto alla variante Alpha (o inglese) che è al momento largamente prevalente in Italia. Nel Regno Unito il ceppo B.1.617.2 ha soppiantato la variante inglese nel giro di poche settimane. E parliamo di una mutazione già di per sé molto più trasmissibile del virus di Wuhan. 

Il ceppo indiano è più virulento?

Anche a questa domanda purtroppo la risposta è affermativa. Secondo i dati diffusi  a inizio giugno dal Public Health England (PHE), la variante Delta sarebbe associata anche ad un rischio di ospedalizzazione fino a 2,6 volte superiore rispetto ad Alpha. Le notizie che arrivano dalla Cina non lasciano ben sperare. Guan Xiangdong, direttore del reparto di terapia intensiva alla Sun Yat-sen University di Guangzhou, ha affermato che con la variante Delta il 12% dei pazienti si ammala gravemente entro 3 o 4 giorni dalla comparsa dei sintomi. Con i ceppi fin qui noti, la percentuale era del 2-3% e solo occasionalmente si arrivava fino al 10. Tra i sintomi più frequenti ci sarebbero mal di stomaco, nausea, vomito, mal di testa, raffreddore, febbre, perdita di appetito e dolori articolari.

I vaccini funzionano contro la variante Delta?

Dai primi dati sembrerebbe di sì, ma sono necessarie due dosi. Secondo un nuovo studio pubblicato oggi dal ministero della salute britannico due dosi del vaccino anti Covid avrebbe una efficacia compatibile nel contrastare l'ospedalizzazione rispetto a quanto constatato con la cosiddetta variante inglese (o alpha).

In particolare l'efficacia di due dosi di vaccino Pfizer avrebbero una probabilità del 96% nel contrastare gli effetti gravi del Covid che portano all'ospedalizzazione. L'efficacia scenderebbe al 92% con Astrazeneca.

efficacia vaccino variante delta-2

Uno studio condotto dal governo britannico tra aprile e maggio, ha mostrato che il vaccino Pfizer era efficace nell'88% contro la malattia sintomatica a due settimane dalla seconda dose, mentre nel caso di AstraZeneca l'efficacia è stata del 60%. In entrambi i casi tuttavia dopo la prima dose è stata osservata un'efficacia piuttosto bassa (33%). Ci sono poi i dati reali che arrivano dal Regno Unito diffusi nei giorni scorsi dal Public Health England (Phe). Il 68% dei casi di variante indiana è stato registrato tra persone non vaccinate, il 6,2% tra vaccinati con doppia dose e un altro 18,7% tra i vaccinati con una dose a più di 21 giorni dall'inoculazione. 

casi uk-3Il dato sui decessi è invece meno confortante: su 42 morti, 12 avevano ricevuto la doppia dose di vaccino da almeno 14 giorni. Molti esperti hanno però sottolineato che nell'analizzare i dati serve cautela: non solo non sono disponibili informazioni sull'età e sull'esposizione al rischio dei pazienti deceduti, ma su numeri così piccoli può essere fuorviante trarre indicazioni generali. In ogni caso finora gli studi condotti su questa variante hanno documentato una buona efficacia dei vaccini: è però indispensabile effettuare anche il richiamo. 

Cosa sta accadendo nel Regno Unito? 

Ad oggi nel Regno Unito la variante indiana rappresenta il 96% dei casi di coronavirus. E con la diffusione di B.1.617.2 i contagi sono tornati a crescere. Secondo le autorità di oltremanica, nella settimana tra il 7 giugno  e il 13 giugno sono stati registrati 50.017 nuovi casi, in aumento del 49,3% rispetto ai 7 giorni precedenti. Un nuovo studio, pubblicato dalla Bbc e dall'Independent, mostra inoltre come in una contea su dieci in Inghilterra si registrino una media di 100 contagi su 100mila persone. Nell'ultima settimana i decessi sono stati in totale 64, l'8,5% in più dei sette giorni precedenti, mentre tra il 2 e il 10 giugno il numero degli ospedalizzati è salito del 15,2%. I ricoveri però stanno aumentando soprattutto tra i giovani adulti, e poco tra la popolazione anziana (in gran parte vaccinata con due dosi). 
 

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