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Martedì, 23 Aprile 2024
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Come l'Italia non si sta preparando all'arrivo delle nuove varianti del coronavirus

Mentre in altri Paesi europei si studiano misure per evitare un nuovo tsunami, Conte e Speranza decidono di continuare con il "sistema a colori". E gli appelli degli esperti restano inascoltati

Nonostante i ripetuti allarmi lanciati da molti virologi ed esperti per la comparsa di nuove varianti del Sars-Cov-2, l’Italia continua nella sua strategia di adottare misure differenti a seconda del livello di rischio dei territori. Con il risultato che già a partire da domenica prossima, molte regioni oggi arancioni potrebbero tornare gialle, peraltro pochi giorni dopo il rientro a scuola di circa un milione di studenti delle seconde e terze medie e delle superiori. Per adesso la curva del contagio sembra dar ragione all’esecutivo, ma in tempi di pandemia - come viene spesso ripetuto - la regola numero uno è anticipare il virus anziché rincorrerelo.  

Ed è un fatto che finora l’Italia non abbia adottato alcuna precauzione “ad hoc” per contenere l’impatto delle nuovi varianti del coronavirus, al contrario di quanto stanno già facendo altri Paesi europei.

L'obbligo di mascherine Ffp2 in Austria e Germania

In Austria ad esempio è scattato da oggi l'obbligo di indossare mascherine Ffp2 nei negozi e sui mezzi pubblici, con il distanziamento minimo che sale da un metro a 2 metri. L'obbligo Ffp2 vale anche per chi va in macchina con persone con le quali non convive, per le visite negli ospedali e nella case di riposo e per i passeggeri delle Austrian Airlines. A Vienna le Ffp2 vanno indossate anche negli uffici pubblici. Per i trasgressori è prevista una multa di 25 euro, sui treni Oebb di 40 e sui mezzi pubblici a Vienna di 50 euro. Come spiega l’AdnKronos, alcuni supermercati, in una prima fase, distribuiscono le mascherine Ffp2 gratis, altri le vendono a 59 centesimi. Anche in Germania le mascherine FFp2 stanno per diventare obbligatorie nei negozi e sui mezzi di trasporto. La cancelliera Merkel ha infatti deciso di seguire l’esempio della Baviera, lo stato più grande e meridionale della Germania, che ha introdotto per prime regole ferree nei luoghi più a rischio . La stessa Merkel ha peraltro di recente annunciato la proroga del lockdown fino a metà febbraio spiegando che “dobbiamo agire ora” perché senza nuove misure la spirale di nuovi casi potrebbe andare fuori controllo.

"Il principio di precauzione è la nostra priorità, dobbiamo tenerne conto e ne abbiamo tenuto conto oggi". A preoccupare la cancelliera, così come altri leaders europei, sono le varianti del coronavirus emerse nelle ultime settimane, prima in Gran Bretagna, poi in Sudrafrica e Brasile. Secondo Helge Braun, capo di gabinetto della cancelleria federale tedesca, la variante britannica del Coronavirus diventerà dominante in Germania. "Stiamo già gestendo casi della variante in diversi ospedali. Questo significa che ha raggiunto il nostro paese e ad un certo punto - come in altri luoghi , prenderà il sopravvento a provocherà problemi. Ne sono assolutamente sicuro". "Vogliamo tenerlo fuori il più a lungo possibile e contenerlo laddove è già presente", ha sottolineato Braun. Anche in Francia si parla già di nuove restrizioni per evitare il peggio. I casi del resto sono già in aumento. Questa settimana sono stati registrati 142.268 contagi, circa 15mila in più della settimana precedente.

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La Francia verso nuove restrizioni: "In alcune regioni la variante inglese è al 9%"

Jean-François Delfraissy, presidente del Cts francese che affianca il governo nelle decisioni, ha fatto sapere che "bisognerà probabilmente andare verso un lockdown le varianti hanno completamente cambiato i dati di partenza", anche se l’Eliseo ha poi precisato che "nessuna decisione sarà adottata fino a mercoledì". Secondo Delfraissy "ci sono dati meno importanti che mostrano come il virus inglese sia al 7, all'8, anche al 9% in certe regioni, fra cui quella di Parigi", anziché al 2% come era emerso da altri dati. Non solo. Per il capo del Cts, la variante sudafricana potrebbe "diminuire del 40% l'efficacia del vaccino". Si tratta di affermazioni tutte da dimostrare, beninteso. Ma certo le notizie non sono buone. Nel caso di un nuovo lockdown le scuole rimarranno comunque aperte. Anche in Francia peraltro si sta pensando di rendere obbligatorio, o quanto meno fortemente raccomandato, l’utilizzo delle FFp2 nei luoghi pubblici sebbene per ora non sia stata presa alcuna decisione in merito.

Ricciardi e Galli chiedono nuove restrizioni: perché non possiamo più aspettare

Anche per Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute, le varianti sono un pericolo serio che va dunque affrontato senza indugi. “L'apri e chiudi è uno stillicidio - ha detto Ricciardi in un’intervista al ‘Messaggero’ -, le zone arancioni sono insufficienti. Altrimenti ci troveremo nella situazione drammatica che ora stanno vivendo Spagna e Portogallo''. Secondo Ricciardi, il modello attuale “non serve a riportare i numeri ai livelli che sono compatibili con la normalità: i 50 casi ogni 100mila abitanti. Con il semplice sistema dei colori, questo obiettivo non lo raggiungeremo. Un'inversione di tendenza può avvenire solo con misure più energiche. E sono necessarie alla luce delle varianti che stanno arrivando che sono più contagiose, a partire da quella inglese che sostituirà quella attuale. Secondo i colleghi britannici è anche più letale''. Anche per Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, il governo dovrebbe intervenire con nuove restrizioni. “Il rischio di importazione del virus è forte - ha detto Galli a ‘La Stampa’ -, e più si allungano i tempi della vaccinazione più aumentano le possibilità di avere nuove varianti. Inutile illudere la gente, la situazione non è tragica, ma in attesa dei vaccini bisogna ricordare che l'attenzione di ognuno di noi ai propri comportamenti è la migliore arma di difesa individuale e collettiva dalla pandemia''.

“Se riuscissimo ad accelerare la campagna vaccinale e ad aumentare test e tracciamento - ha aggiunto l’invettivologo -, entro qualche mese si potrebbe alleggerire le misure o applicarle in maniera mirata, ma non mi pare che ci siano novità incoraggianti su queste frontiere” e anzi "prima o poi bisognerà ammettere vaccini che non ce n'è per tutti e subito”. È dunque necessario muoversi con nuove misure. Ad esempio sarebbe meglio lasciare chiuse le scuole ''perché non è vero che non sono un problema, se non altro per i movimenti che generano”. Insomma, la varianti preoccupano (e molto) gli scienziati di tutti il mondo. La campagna vaccinale è al palo per i noti ritardi di Astrazeneca, e la riapertura delle scuole potrebbe essere l’innesco perfetto di una terza ondata. Solo ipotesi per ora, e per fortuna, ma molti Paesi Ue si stanno già preparando al peggio.

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