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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso

"Il Vaticano non chiede di bloccare il ddl Zan, ma il testo è vago"

L'intervento del Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin: il documento della Santa Sede "scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni e non certo per essere pubblicato"

Da parte del Vaticano non c'è stata nessuna richiesta di bloccare il ddl Zan e la nota verbale che ha suscitato polemiche nei giorni scorsi non è da considerarsi un'ingerenza. Il Segretario di Stato del Vaticano Pietro Parolin è intervenuto sulla questione, con un'intervista a Vatican News per ricostruire la genesi di quella istanza e ribadire le preoccupazioni su alcuni passaggi della proposta di legge contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale.

"Non è stata un'ingerenza - dice Parolin - Lo Stato italiano è laico, non è uno Stato confessionale, come ha ribadito il presidente del Consiglio. Concordo pienamente con il presidente Draghi sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento italiano. Per questo si è scelto lo strumento della nota verbale, che è il mezzo proprio del dialogo nelle relazioni internazionali. Al tempo stesso ho apprezzato il richiamo fatto dal presidente del Consiglio al rispetto dei principi costituzionali e agli impegni internazionali. In questo ambito vige un principio fondamentale, quello per cui pacta sunt servanda".

"Non è stato chiesto di bloccare la legge"

Con la nota verbale, dice Parolin, "ci siamo limitati a richiamare il testo delle disposizioni principali dell'Accordo con lo Stato italiano, che potrebbero essere intaccate. Lo abbiamo fatto in un rapporto di leale collaborazione e oserei dire di amicizia che ha caratterizzato e caratterizza le nostre relazioni. Faccio anche notare che fino ad ora il tema concordatario non era stato considerato in modo esplicito nel dibattito sulla legge". Con il documento al centro finito delle polemiche si è "voluto richiamare l’attenzione su questo punto, che non può essere dimenticato", secondo Parolin, secondo il quale "non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge. Siamo contro qualsiasi atteggiamento o gesto di intolleranza o di odio verso le persone a motivo del loro orientamento sessuale, come pure della loro appartenenza etnica o del loro credo".

"La nostra preoccupazione riguarda i problemi interpretativi che potrebbero derivare nel caso fosse adottato un testo con contenuti vaghi e incerti, che finirebbe per spostare al momento giudiziario la definizione di ciò che è reato e ciò che non lo è. Senza però dare al giudice i parametri necessari per distinguere  - ha aggiunto  - Il concetto di discriminazione resta di contenuto troppo vago. In assenza di una specificazione adeguata corre il rischio di mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna, con delle conseguenze che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate, finché si è in tempo. L'esigenza di definizione è particolarmente importante perché la normativa si muove in un ambito di rilevanza penale dove, com’è noto, deve essere ben determinato ciò che è consentito e ciò che è vietato fare".

Dal Vaticano un intervento "preventivo" 

Quello del Vaticano è stato un intervento "sì 'preventivo', ma proprio per fare presenti i problemi prima che sia troppo tardi. Il disegno di legge è stato già approvato, peraltro, da un ramo del Parlamento. Un intervento solo successivo, una volta cioè che la legge fosse stata adottata, sarebbe stato tardivo. Alla Santa Sede si sarebbe potuto imputare un colpevole silenzio, soprattutto quando la materia riguarda aspetti che sono oggetto di un accordo". Il documento poi non sarebbe dovuto essere pubblicato. "Avevo approvato la nota verbale trasmessa all'ambasciatore italiano e certamente avevo pensato che potevano esserci reazioni", ha spiegato  il Segretario di Stato: "Si trattava, però, di un documento interno, scambiato tra amministrazioni governative per via diplomatica. Un testo scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni e non certo per essere pubblicato".

"La Conferenza episcopale italiana ha fatto tutto il possibile per far presenti le obiezioni al disegno di legge", ha sottolineato Parolin. "Ci sono state due dichiarazioni in proposito e il quotidiano dei cattolici italiani, Avvenire, ha seguito con molta attenzione il dibattito. Anche la Cei , con la quale c'è piena continuità di vedute e di azione, non ha chiesto di bloccare la legge, ma ha suggerito delle modifiche. Così anche la nota verbale, si conclude con la richiesta di una diversa 'modulazione' del testo. Discutere è sempre lecito”.

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