rotate-mobile
Martedì, 19 Marzo 2024
Attualità

A Verona un congresso per riportare indietro l'orologio della storia e dei diritti

A fine marzo è in programma nella città scaligera il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie. M5s e Lega sono divisi ed è giallo sul patrocinio di Palazzo Chigi all'evento, con più di qualche punto oscuro

A creare frizioni nel governo gialloverde non c'è solo la Tav. A Verona dal 29 al 31 marzo è in programma il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families) organizzato dall’IOF (International Organization for the Family), una lobby nata negli Stati Uniti che unisce a livello internazionale diversi movimenti e gruppi conservatori che portano avanti posizioni di ultradestra, dall'antiabortismo all'opposizione ai diritti lgbt, dalla difesa della "famiglia naturale" alla battaglia contro il divorzio e l’emancipazione femminile.

La Lega al raduno di Verona

Al raduno di Verona ("per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società") è prevista la partecipazione del vicepremier e ministero dell'Interno Matteo Salvini (che ha già presenziato alla scorsa edizione che si è tenuta a Chisinau, in Moldavia) al ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, come pure il governatore della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona Federico Sboarina. Non solo: sono attesi anche il senatore Simone Pillon, il governatore della Lombardia Attilio Fontana, Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e Antonio Tajani di Forza Italia.

L'altro vicepremier Luigi Di Maio ha avuto però parole di fuoco per la manifestazione, i suoi partecipanti e i concetti che veicola: "Più che di destra sono degli sfigati se trattano così le donne - ha detto ieri sera a DiMartedì - Quelli non rappresentano nulla della cultura del M5s, chi vuole tornare indietro e trattare le donne così probabilmente ne risponderà alla storia e anche agli elettori". Quanto al ministro leghista Fontana, "se ci va andrà a rappresentare la sua forza politica e non il governo", ha detto Di Maio. 

Il giallo del logo di Palazzo Chigi

Il governo, già. È infatti diventato un giallo la presenza del logo di Palazzo Chigi tra quelli che patrocinano l'evento, insieme ai simboli della Regione Veneto e della Provincia di Verona. Il premier Giuseppe Conte era già intervenuto nei giorni scorsi per un chiarimento: “La Presidenza del Consiglio non ha mai ricevuto nessuna richiesta di patrocino” per il congresso di Verona “né quindi ha mai potuto concederlo”, specificando che si era trattato “di un’iniziativa autonoma del ministro per la Famiglia attraverso procedure interne agli uffici e che non hanno coinvolto direttamente la Presidenza del Consiglio”. Nella giornata di ieri, fonti del governo avevano parlato invece della revoca del patrocinio mentre poco dopo è arrivata una smentita, stavolta da fonti interne del Ministero della Famiglia: “Non risulta alcuna richiesta di revoca del patrocinio al World Congress of families di Verona". Sempre a DiMartedì, Di Maio aveva detto: "A me risulta che non sia neanche inoltrata la domanda di patrocinio”.

In un’intervista a Repubblica, il sottosegretario con delega alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora (M5s), ha ribadito invece che “il segretario generale di Palazzo Chigi ha chiuso un'istruttoria importante e ha chiesto al dipartimento dell'Editoria e a quello della Famiglia di ritirare il patrocinio. Sono stato tra i primi a segnalare il problema". Spadafora ha parlato poi di “una nota ufficiale” con la quale “far presente che non esistono i presupposti e chiedere il ritiro. Questi sono i simboli, poi ci sono le azioni". Il sottosegretario ha ribadito che “su alcuni temi le forze che hanno firmato il contratto di governo hanno oggettivamente sensibilità diverse. Ma vorrei venir fuori dall'eterna contraddizione tra noi e la Lega per fare un discorso più ampio: alcune posizioni sono fuori dal tempo a prescindere dalla volontà delle forze politiche. Andiamo verso un futuro in cui ci saranno inesorabilmente più pace, più diritti per le donne e per quelle che sono ancora considerate minoranze, come la comunità Lgbt". Ancora alle 16 di oggi 13 marzo 2019, il logo di Palazzo Chigi e del Ministero della Famiglia compare ancora sul sito del congresso.

wcf logo palazzo chigi-2

Il M5s dice no al ritorno “al Medioevo”

Oltre a Di Maio stesso, Spadafora non è l’unico esponente del M5s ad esprimersi contro l’appuntamento di Verona. “Sono d'accordo con Spadafora! I diritti di ciascuna persona, al di là del suo sesso, religione o appartenenza, vanno difesi sempre. Non facciamo tornare indietro la storia”, ha detto la presidente della commissione Giustizia della Camera, Francesca Businarolo. Il sottosegretario M5s Stefano Buffagni (fedelissimo del vicepremier pentastellato) aveva già preso le distanze nelle scorse settimane. “C’è stato un tempo in cui le donne più emancipate e gli omosessuali venivano bruciati sui roghi. Pare qualcuno abbia nostalgia di quel periodo oscuro. Non io! – aveva scritto su Facebook  riprendendo l’hashtag #NotInMyName – Le famiglie sono il fondamento della nostra società, le donne sono una risorsa inestimabile della nostra società e chi non le vuole lavoratrici vuole tornare al medioevo”. Posizioni condivise e riprese anche da altri esponenti del M5s.

Opposizioni e associazioni contro

E ovviamente molto critiche sono anche le opposizioni. Già a febbraio, Emma Bonino e Riccardo Magi di PiùEuropa avevano presentato un’interrogazione parlamentare alla Presidenza del Consiglio dei ministri proprio sulla questione del patrocinio al WCF e su eventuali finanziamenti pubblici all’evento. L’interrogazione era stata sottoscritta anche dai deputati Rossella Muroni e Ivan Scalfarotto. Sulla vicenda la senatrice dem Monica Cirinnà aveva presentato il 7 marzo una mozione in Senato per impegnare il governo “a revocare ogni forma di patrocinio” al WCF, nonché a “porre in essere politiche di contrasto all’omotransfobia, con strumenti culturali e specificamente giuridici; a sostenere attivamente la condizione femminile, in particolare attraverso una tutela adeguata delle lavoratrici madri e la salvaguardia del modello italiano di diritto di famiglia, solidamente basato – come impone la Costituzione – sull’eguaglianza morale e giuridica tra i coniugi”.

“Se sarà confermata, la notizia della revoca dell'utilizzo del logo della Presidenza del consiglio dei ministri per il Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo, è una vittoria delle associazioni e di chi, nella società civile e nella politica, si è attivato in queste settimane per contrastare un'iniziativa scandalosa e vergognosa”, è stato il commento di Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno, una tra le tante associazioni unite contro l’evento di Verona. Come ad esempio l’Arci nazionale, che per bocca della presidente Francesca Chiavacci definisce l’incontro di Verona “un evento che alimenta solo odio e discriminazione

In concomitanza con il WCF le attiviste di Non una di meno hanno organizzato una “tre giorni femminista” contro il "raduno di associazioni che hanno fatto della lotta contro i diritti delle donne e delle persone lgbtqi+ la loro ragione di esistenza”. Il 30 marzo è in programma la manifestazione “Indietro, march! – la grande marcia per la famiglia ha sbagliato direzione” per “promuovere diritti e libertà di scelta sul proprio corpo, orientamento sessuale e sfera affettiva”.

congresso famiglie verona-2-2

Cos’è il WFC e cosa sta succedendo a Verona

Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del WCF, hanno ribadito che “le tematiche principali affrontate durante la kermesse saranno la bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l'ecologia umana integrale, la donna nella storia e la sua salute e dignità, la crescita e crisi demografica, la tutela giuridica della Vita e della Famiglia, le politiche aziendali familiari e la natalità”.

A Verona si riuniranno sigle come Generazione Famiglia, Comitato Difendiamo i Nostri Figli, ProVita Onlus, CitizengGo, insieme a varie associazioni religiose integraliste. Raduni come quello in programma nella città scaligera sono iniziati nel 1997 e negli ultimi anni gli eventi si sono concentrati soprattutto in città dell’Est Europa, con la partecipazione via via di personalità controverse provenienti da Russia, paesi tradizionalisti come Polonia, Ucraina, Croazia ed altri, chiesa ortodossa e Stati africani antigay come Nigeria e Uganda.

Tra i profili legati al WCF ci sono il presidente Brian Brown, estremista prolife e feroce oppositore dei diritti della comunità lgbt e vicino all’ideologo di estrema destra americano Steve Bannon, e Alexey Komov, presidente onorario dell’associazione Lombaria-Russia e portavoce dell’organizzazione.

L’associazione All Out Action Fund, Inc ha creato un sito per raccogliere foto e citazioni di alcuni dei relatori che parleranno al congresso di Verona, da Silvana De Mari (“L’atto sessuale tra due persone dello stesso sesso è una forma di violenza fisica usata anche come pratica di iniziazione al satanismo”) a Dmitri Smirnov, presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità e membro del Consiglio supremo della Chiesa ortodossa russa (“Ci siamo separati da loro (con riferimento agli omosessuali) come dalla peste, perché è contagiosa"), passando per il presidente moldavo Igor Dodon (“Non ho mai promesso di essere il presidente degli omosessuali, avrebbero dovuto eleggere il loro presidente”). Non manca nemmeno il ministro Fontana: “Perché, esistono le famiglie Arcobaleno?”.

Human Rights Campaign definisce il WCF “un’associazione americana che esporta odio” e in un’inchiesta aggiornata al 2015 fa risalire gran parte dei fondi del budget dell’organizzazione a movimenti conservatori americani e oligarchi russi. 

Lo scorso ottobre il consiglio comunale di Verona (città che Giulia Siverio del Post ha raccontato in un reportage l'anno scorso come laboratorio culturale e politico in cui si fondono "neofascismo, leghismo e cultura da stadio”)  ha approvato una mozione che impegna sindaco e giunta a sostenere iniziative per prevenire l’aborto, a firma del consigliere leghista Alberto Zelger. Il testo, che ha proclamato Verona “città a favore della vita”, prevede “l’inserimento dell'assestamento di bilancio di finanziamenti ad associazioni e progetti che operano sul territorio e la promozione del progetto regionale "Culla Segreta", che prevede la diffusione dei manifesti all'interno dei consultori per segnalare la possibilità di partorire in modo sicuro e anonimo negli ospedali”. Le attiviste di Non una di Meno hanno protestato presentandosi vestite come le ancelle della serie tv “The Handmaid’s Tale” ispirata all’omonimo romanzo di Margaret Atwood. Una settimana dopo l’approvazione della mozione, migliaia di persone hanno sfilato in centro a Verona in difesa della legge 194. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

A Verona un congresso per riportare indietro l'orologio della storia e dei diritti

Today è in caricamento