I vicini di casa diffidano la famiglia di un bimbo autistico: "Urla troppo"
I condomini hanno lamentato una situazione di disagio e l'impossibilità di godere serenamente dei propri spazi domestici
Troppe urla e rumori molesti. Per questo un gruppo di condomini si è affidato a un legale per diffidare una famiglia residente, da tre anni, in uno stabile di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, in cui vive un bambino affetto di autismo. I vicini dell'appartamento dove vive la famiglia composta da i due genitori e due bambini, una di 4 anni e uno di 7 affetto da disturbo dello spettro autistico, hanno lamentato una situazione di disagio e l'impossibilità di godere serenamente dei propri spazi domestici a causa delle "urla e rumori molesti" che arrivano dall'abitazione in cui vive un bambino affetto da autismo.
Le motivazioni dell'atto
Come riporta il Resto del Carlino, la diffida spedita dall'avvocato, che assiste i condomini della famiglia - una coppia di pensionati e una giovane donna - rimarca, una "situazione di disagio che perdura da anni e anzi, vive alcune fasi di acutizzazione durante le quali risulta impossibile godere serenamente dei propri spazi domestici". Inoltre, in aggiunta ai rumori e alle urla del bambino, il legale contesta che "si avvertono chiaramente anche le grida dei genitori, della madre in particolare, probabilmente ormai senza armi nella difficile battaglia contro questa patologia". A conclusione della diffida l'invito a "rivolgersi quanto prima al servizio sanitario al fine di richiedere assistenza qualificata".
Considerazioni, riporta il quotidiano, che feriscono i genitori del bambino. "Dicono che non facciamo nulla per migliorare la situazione di nostro figlio e conseguentemente la loro, questo ci fa male. Uno dei nostri stipendi va alle terapie" per il piccolo. Poi, argomentano ancora, "viviamo con l'angoscia. Un figlio autistico è difficile da gestire, ma sapere di avere attorno persone che non si sforzano di capire ci tormenta ancora di più. Gli autistici attraversano spesso momenti di gravi crisi, è difficile anche per noi".
La spiegazione dell'avvocato
La diffida, spiega l'avvocato dei vicini di casa, è arrivata dopo che gli stessi si erano rivolti all'amministratore dello stabile per un tentativo di incontrarsi con la famiglia del ragazzino e "dev'essere intesa come un'altra via per fornire suggerimenti per rendere più vivibile il clima condominiale". Lo scopo principale della diffida, spiega il legale, era l'apertura di un tavolo di dialogo. "In prima battuta fra i signori genitori condomini e i miei clienti che si sono rivolti a me dopo diversissimi tentativi durati anni nei quali hanno coinvolto, giustamente l'amministratore di condominio". In questa vicenda, argomenta l'avvocato, "non si parlava di disabilità. Stiamo parlando di diritti: diritto sicuramente a essere aiutati per quanto riguarda la fragilità ma anche diritto dei miei clienti a vivere con un minimo di serenità quando è finito l'orario di lavoro, per non dover desiderare di trovarsi dall'altra parte del mondo".
I clienti in questione, prosegue l'avvocato, "sono delle persone molto discrete, riservate che semplicemente vorrebbero vivere più tranquillamente. Penso che sia un diritto altrettanto meritevole".