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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Perché il vino "adulterato" è un problema sempre più attuale: frodi in aumento

L'ultimo caso in Salento risale a pochi giorni fa. Secondo Coldiretti serve tolleranza zero sulle frodi che mettono a rischio lo sviluppo di un settore che è un fiore all'occhiello per l'Italia

Solo poco più di 24 ore fa una vasta operazione de carabinieri del Nas relativa alla fase conclusiva dell'indagine "Ghost Wine" sulla produzione di vino adulterato ha portato all'arresto di 11 persone e al sequestro di 6 aziende vinicole nel Salento. Non si tratta di un caso isolato, purtroppo. I numeri raccolti e presentati da Coldiretti delineano luci e ombre, come per tutti i settori produttivi. Ma il vino non è solo presente sulle nostre tavole, il vino è anche cultura. Una cultura secolare e un fiore all'occhiello per l'Italia: agire per preservarne le caratteristiche uniche è doveroso. Nell'ultimo caso, quello di Lecce, il vino veniva venduto in Italia e sui mercati esteri come prodotto di qualità, addirittura in qualche caso biologico, Doc o Igt. E invece, era realizzato con particolari tecniche di manipolazione, sfruttando anche scarti. Vino adulterato e mercato alterato.

Serve tolleranza zero sulle frodi che mettono a rischio lo sviluppo di un settore che è cresciuto puntando su un grande percorso di valorizzazione qualitativa che ha portato il vino italiano a raggiungere il record storico di fatturato a  11 miliardi realizzato grazie alla crescita in valore sia nell’ export (+3%) che nei consumi (+4%).  E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’operazione “Ghost Wine” del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli, di unità dell’Arma territoriale e dell’Unita’ Centrale Investigativa dell’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi).

Frodi settore vitivinicolo in aumento del 75 per cento

Nel corso del 2018 hanno fatto registrare un balzo del 75% le notizie di reato nel settore vitivinicolo, di varia tipologia: vanno dallo zuccheraggio alle falsificazione delle etichette, dall’annacquamento all’aggiunta irregolare di aromi, ma c’è anche la commercializzazione di vini in polvere “Wine Kit” on line con l’utilizzo di prestigiosi marchi italiani. L’analisi della Coldiretti prende le mosse dai dati dei quasi 18mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) sul settore vitivinicolo.

Le frodi e la vinopirateria – sottolinea la Coldiretti – sono la principale minaccia al successo del settore del vino dove sono state smascherate dall’Ispettorato ben 194 notizie di reato nel 2018 con il sequestro di ben 15 milioni di chili di prodotto per un valore di 16,3 milioni di euro. Alle frodi a livello nazionale si aggiungono gli inganni a danno del vino Made in Italy provocati dalla vinopirateria nei diversi continenti dove sono stati scoperti clamorosi falsi, dal Bordolino bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore, ma prodotto in Argentina al Chianti Made in Usa fino al Barbera bianco acquistato in Romania.

Gli straordinari risultati dell’attività delle forze dell’ordine confermano l’efficacia del sistema di controlli in Italia che – – continua la Coldiretti – vanno però sostenuti con la riforma dei reati in materia agroalimentare per aggiornare le norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900. Un obiettivo – conclude la Coldiretti – sostenuto dalla importante decisione del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di chiedere la collaborazione di Giancarlo Caselli e dell`Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, proprio per procedere alla revisione delle leggi in materia.

Lucaselli (Fratelli d'Italia): "Serve una iniziativa su tre livelli"

Serve una iniziativa su tre livelli secondo la deputata di Fratelli d'Italia Ylenja Lucaselli: "Il primo - prosegue- è interno, attraverso la certezza della pena verso chi si rende responsabile di queste fattispecie. Il secondo è sul piano internazionale, pretendendo nelle relazioni commerciali inflessibilità dai nostri interlocutori nei confronti di chi produce falso Made in Italy. L'ultimo versante riguarda la consapevolezza del consumatore. Attraverso la sensibilità su etichette e filiera, e sulle materie prime, si può sollevare una maggiore attenzione culturale che è il primo antidoto contro la diffusione di prodotti adulterati. E' un lavoro lungo, da compiere in prospettiva", conclude.

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