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Martedì, 23 Aprile 2024
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Violenza sulle donne, boom di chiamate al numero di emergenza durante il lockdown

Il dati del rapporto Istat su “Violenza di genere ai tempi del Covid” sulle chiamate ricevute dal numero verde 1522 tra il 1 marzo e il 16 aprile. In calo le denunce alle forze di polizia per maltrattamenti, lesioni e percosse

Dall’inizio del lockdown in Italia il numero di telefonate ricevute dal 1522, il numero verde di emergenza contro la violenza di genere e lo stalking, è decisamente aumentato. Come riporta l’Istat, le telefonate valide al 1522 sono state il 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019 e le vittime che hanno chiesto aiuto sono 2.013 (con un aumento del 59%).

L’Istat ha confrontato il periodo tra il 1 marzo e il 16 aprile di 2020 con lo stesso intervallo di tempo dell’anno precedente, evidenziando un “forte aumento delle richieste d’aiuto” anche se, specifica l’istituto di statistica, “non è possibile stabilire se ciò sia espressione di un aumento della violenza subito”: tale incremento, infatti, “non è attribuibile necessariamente a maggiore violenza ma alle campagne di sensibilizzazione che hanno fatto sentire le donne meno sole”. 

Meno denunce per maltrattamento e femminicidio

L’Istat riporta inoltre un calo delle denunce ricevute dalle forze di polizia tra il 1° e il 22 marzo 2020 per maltrattamento, lesioni, percosse: sono tutte in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2019.  Le denunce per maltrattamenti in famiglia sono diminuite del 43,6% mentre quelle per omicidi di donne sono scese del 33,5%: tra queste risultano in calo dell’83,3% le denunce per omicidi femminili da parte del partner. Ma "il periodo considerato è troppo breve per poter dare una valutazione complessiva delle motivazioni che sono dietro la diminuzione di denunce e omicidi di donne”, sottolinea l’Istat. 

Per il Lazio, il tasso di incidenza passa dal 6,8 del 2019 al 12,4 dello stesso periodo del 2020, per la Toscana, dal 4,8 all’8,5 per 100 mila abitanti. Le vittime chiamano di più rispetto allo stesso periodo del 2019 anche dalla Sardegna e dall’Umbria.

Chi chiama il 1522

Si chiama al 1522 per chiedere aiuto in caso di violenza e/o stalking, per segnalare casi di violenza ed emergenza (2.013 chiamate, pari al 40% delle chiamate valide tra il 1° marzo e il 16 aprile 2020), per chiedere informazioni sul servizio stesso (1.423, il 28,3%), per avere informazioni sui centri antiviolenza (654, il 13%), dice l'Istat. È elevato anche il numero di coloro che si rivolgono al servizio per chiedere assistenza di tipo sociale o psicologica, pari al 17,1% (con 858 casi).

Al numero verde antiviolenza si rivolgono anche persone che non trovano un ascolto adeguato alle diverse richieste di sostegno. Questa tipologia di telefonate è cresciuta in proporzione di più nel periodo 1°marzo – 16 aprile 2020 rispetto agli anni precedenti (+7,8 punti percentuali), probabilmente come effetto della stessa campagna televisiva.

Nel 60,6% dei casi le chiamate al 1522 sono arrivate tra le ore 9 e le 17; quelle ricevute di notte o di mattina presto, di solito in numero esiguo, sono risultate in aumento nel periodo del lockdown rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (le chiamate tra le 21 e le 5 della mattina sono aumentate del 7,4% rispetto allo stesso periodo del 2019).

Al 1522 richieste di aiuto per sé e per altri in difficoltà, ma non si denuncia

Il numero verde, ricorda l’Istat, ha rappresentato nel tempo un servizio a cui si sono rivolte sia le vittime sia altri utenti, come operatori e servizi, che chiamano per consulenze e informazioni, o le reti parentali e amicali, che supportano le vittime attraverso questo canale.

Rispetto al 2019, tra il 1 marzo al 16 aprile di quest’anno hanno fatto più ricorso al 1522 anche i Centri Antiviolenza (25 casi contro i 7 del periodo precedente) e le Forze dell’Ordine (34 chiamate rispetto alle 30 del periodo precedente). Le vittime, pari al 40% di chi ha chiamato, donne nel 97% dei casi (un dato costante nel tempo), appartengono a diverse classi di età e sono in maggioranza coniugate, segno che la richiesta di aiuto proviene da un tipo di violenza di coppia.

Dal racconto che le vittime fanno alle operatrici del 1522 emerge che la maggior parte di esse non denuncia la violenza subita, proprio perché consumata per lo più all’interno di contesti familiari. Confrontando ancora i due periodi, l’Istat evidenza inoltre un calo della quota di vittime che denunciano, dal 74,8% (947 casi) al 72,8% (1.466).

I motivi della mancata denuncia sono legati alle conseguenze negative che si possono generare nel contesto familiare (21,6%), alla paura generica (13,4%), alla paura della reazione del violento (10,9%), all’incertezza sul dopo (6,0%), alla poca fiducia nelle Forze dell’Ordine o perché queste ultime hanno sconsigliato di fare denuncia (3,3%). Tra le vittime, il 2,8% ha ritirato la denuncia e più di una su tre (il 40,4%) è tornata dal maltrattante.

Violenza domestica e minori

Dai racconti di chi chiama il 1522 emerge come la casa sia uno dei luoghi in cui più di frequente avviene la violenza: 93,4% dei casi nel 2020. Nella maggior parte dei casi la violenza non appare un episodio sporadico ma si tratta di comportamenti reiterati nel tempo: il 74,6% di chi ha chiamato dichiara che la violenza dura da anni (72,6% nello stesso periodo del 2019), il 18,6% afferma che dura da mesi.

Le vittime che concludono la telefonata confessano di vivere in uno stato di disagio: il 45,3% ha paura di morire e per la propria incolumità. Se nel periodo tra il 1 marzo e il 16 aprile 2019 la percentuale di chi si provava questo stato d’animo era del 39,%, ora questa è saluta di 5,4 percentuali. 

Il 56% delle richieste di aiuto arriva da parte di vittime con figli e il 33,7% da parte di vittime con figli minori. Il 64,1% delle vittime con figli (cioè 722 persone) dichiara casi di violenza a cui hanno assistito minori e/o casi di violenza subita da minori.

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