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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La denuncia e l'appello

"Visite col contagocce e ospiti in castigo dopo un gelato con i nipotini": cosa succede nelle Rsa

I familiari dei degenti nelle residenze sanitarie assistenziali denunciano: "Otto strutture su dieci vìolano l'ordinanza del governo sulle riaperture. Sprangare tutto è facile. Il difficile è garantire la coesistenza di sicurezza e umanità"

Un'indagine dell'Istituto superiore di sanità mostra che nelle Rsa italiane si è osservata una progressiva riduzione dei casi Covid-19, come pure degli isolamenti, delle ospedalizzazioni di residenti positivi e dei decessi nei mesi di febbraio-aprile 2021. Questo è avvenuto - sottolineano gli esperti che hanno monitorato 361 strutture per anziani non autosufficienti, per un totale di 15.852 posti letto - soprattutto grazie alla campagna vaccinale che ha interessato in maniera prioritaria gli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali, insieme a tutto il personale sanitario. La riduzione dei casi e dei decessi è proseguita in maniera consistente e continua anche nei mesi di maggio e giugno, fino ad osservarne una quasi totale scomparsa.

Numeri incoraggianti, se non fosse che sul fronte delle Rsa non tutto va per il meglio. Cosa sta succedendo? "Non possiamo essere un Paese schizofrenico che toglie le mascherine, riapre i ristoranti anche all'interno, valuta la riapertura delle discoteche e poi abbandona i nostri affetti più cari cancellando affetti e costringendoli a vivere in solitudine e più spesso a morire senza il conforto della propria famiglia". È la denuncia dei familiari dei degenti nelle residenze sanitarie assistenziali, sintetizzata dalle parole di Dario Francolino, presidente dell'Orsan-Open Rsa Now, comitato che li riunisce.

Cosa sta succedendo nelle Rsa dopo l'ordinanza del governo

Il via libera alle visite in presenza e in sicurezza dei parenti nelle Rsa era arrivato nei primi giorni del mese di maggio con un'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, valida dall'8 maggio al 30 luglio, che subordina la possibilità di visita nelle strutture al rispetto di un documento adottato dalla Conferenza delle regioni e integrato dal Comitato tecnico scientifico con una serie di precauzioni e limitazioni per l'accesso. Le cose non stanno andando bene, a giudicare dalla denuncia dei familiari dei degenti. Il comitato Orsan rappresenta oltre 5.300 familiari di ospiti delle Rsa italiane e ha stilato un rapporto sulle modalità di accesso nelle residenze sanitarie assistenziali, su un campione di più di mille strutture. È emerso che otto Rsa su dieci disattendono le disposizioni di legge, non rispettando l'ordinanza del ministro Speranza in scadenza il prossimo 30 luglio.

"In castigo dopo un gelato con i nipotini, come un 41 bis temporaneo"

Secondo i dati del rapporto dell'Orsan, le violazioni riguardano innanzitutto le visite, permesse secondo quanto denuncia il comitato dei familiari dei degenti "solo una volta alla settimana, a discrezione della Rsa, esclusi il sabato e la domenica, i giorni in cui ovviamente i familiari avrebbero più tempo, e per una durata media massima compresa tra i 15 e i 25 minuti".

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E ancora: "Le uscite temporanee degli ospiti non sono concesse in sette Rsa su dieci, neanche di quelli autosufficienti e muniti delle certificazioni verdi Covid-19 come invece stabilito dalla legge - denunciano i familiari degli anziani -. Le pochissime strutture, tre su dieci, che le consentono per motivi di salute come andare in ambulanza seguendo percorsi covid free (per esempio dal dentista o dall'ottico) o semplicemente tornare a casa per un weekend o andare a mangiare un gelato con i nipotini, al rientro mettono in "castigo" i malcapitati costringendoli a cinque giorni di isolamento in quarantena, una sorta di 41 bis temporaneo".

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"L'Italia è in zona bianca - spiega Dario Francolino, presidente del comitato Orsan-Open Rsa Now - e il governo e il Parlamento hanno legiferato in modo chiaro. Adesso occorre imporre e vigilare che le Rsa italiane si attrezzino per il ritorno alla normalità, facendo sì che ospiti e familiari si incontrino in piena libertà, come prima della pandemia e i divieti imposti dalla direzione sanitaria siano limitati, come prevede l'ordinanza ministeriale, solo in presenza di un eventuale focolaio epidemico da Covid-19 con insufficiente controllo all'interno della struttura o di un alto rischio epidemiologico territoriale, circostanze che oggi non sono presenti nel Paese".

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Se ciò non avverrà, i parenti dei pazienti promettono battaglia, anche con esposti e denunce alle prefetture e alla magistratura, "predisponendo una class action e denunciando ad personam i direttori sanitari delle Rsa responsabili". "Il tempo delle parole è scaduto - riflette Francolino -. Ora servono fatti concreti. Se le Rsa rimangono terra di nessuno, un vero e proprio far west in cui vigono anarchia e discrezionalità, allora occorrono degli sceriffi e il compito in questo caso è delle regioni".

Se il problema è la carenza di personale per l'organizzazione delle visite, il comitato si appella al generale Figliuolo per trovare una soluzione condivisa, "coinvolgendo l'esercito, i familiari o le associazioni di volontariato, gli studenti, le parrocchie per aiutare le Rsa a gestire i flussi di ingresso e al comandante dei Nas (i Nuclei antisofisticazioni e sanità dei carabinieri, ndr), il generale Paolo Carra, affinché verifichi la situazione, come previsto dal protocollo firmato con il ministero della Salute". Il messaggio dei familiari degli anziani è chiaro, perentorio:

"L'alibi della variante Delta non deve essere utilizzato per provare a richiudere per sempre le strutture. I nostri cari non potrebbero sopravvivere a un'altra estate isolati. Sprangare tutto è facile. Il difficile è garantire la coesistenza di sicurezza e umanità. L'Italia deve decidere se il green pass europeo in vigore da domani, 1 luglio, è uno strumento che garantisce l'immunità oppure no. Oggi tutti gli ospiti e i familiari che entrano in una Rsa hanno il green pass. I vaccini proteggono anche dalla variante Delta o, nei casi peggiori, ne riducono decisamente le conseguenze cliniche, per cui non possiamo essere un Paese schizofrenico".

A maggio i familiari dei degenti avevano rivolto anche un appello al ministro della Giustizia Marta Cartabia e al capo dello Stato Sergio Mattarella (in qualità di presidente del Consiglio superiore della magistratura), "affinché ci aiutino a riaffermare il principio per cui, in Italia, la legge è uguale per tutti, cosa che non sta avvenendo sul tema della riapertura delle visite dei familiari nelle Rsa". Era rimasto inascoltato.
 

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