Perché si può parlare di Wanna Marchi
Wanna Marchi per anni è diventato un personaggio ‘scomodo’ per la televisione italiana. Dopo aver scontato la condanna per truffa la regina delle televendite degli anni ’80 ha provato più e più volte a rimettersi in pista, ma i suoi tentativi sono andati quasi sempre in fumo (vedi la partecipazione all’Isola dei famosi del 2017). Ogni qualvolta spunta il nome di Wanna Marchi si scatenano le polemiche, molti infatti sono convinti che non sia giusto dare spazio mediatico a chi ha fatto soffrire così tante persone.
I riflettori sulla teleimbonitrice più famosa d’Italia, però, si sono riaccesi a settembre del 2022, con l’uscita della serie Netflix Wanna creata da Alessandro Garramone. Anche in questa occasione sono stati in molti a dire che Wanna Marchi andrebbe dimenticata e che non è un personaggio da riproporre in tv. A dire la verità anche io la pensavo così, perché di lei ricordavo solo la voce stridula, le urla e gli insulti in tv, ricordavo vagamente che aveva truffato delle persone e che era finita in prigione. Ricordi confusi, che in realtà si incentravano più sul personaggio Wanna Marchi che sulle vittime. Dopo aver visto la serie, invece, sono i racconti delle persone truffate a restarmi in mente e il loro dolore. Persone sole o anziane, spesso colte in un momento critico della propria vita, fragili ma non stupide. Persone comuni, come me, come mia madre e come mia nonna. E così, almeno nel mio caso, si sono spenti i riflettori su Wanna Marchi per accendersi sulle persone truffate: 140 quelle che hanno deciso di denunciare su 305.000 clienti censiti.
Poi mi ritrovo a pensare che moltissimi giovani non hanno mai sentito parlare di Wanna Marchi, non conoscono né lei né quanto è successo. Giovani che sicuramente oggi hanno meno interesse per la televisione e le televendite, ma che possono ritrovare gli stessi identici pericoli sui social. Perché se è vero che con il passare degli anni siamo diventati meno ingenui, è anche vero che l’ingenuità delle persone spesso è insita nella giovane età. Se smettessimo improvvisamente di parlare in tv di storie di truffa, di mafia e di criminalità, forse se ne perderebbe la memoria. Questa serie, dunque, potrebbe aprire gli occhi alle nuove generazioni, insegnandogli a diffidare da chi fa promesse impossibili. Mi viene da pensare ai corsi online sulle criptovalute, alcuni dei quali promettono che con un minimo investimento e senza nessuna preparazione si può diventare ricchi.
Secondo me i media possono parlare di tutto, ma nel modo giusto, senza influenzare il pensiero delle persone. Detto questo, credo che si possa parlare anche di Wanna Marchi, perché l’importante è come si racconta una storia e non se raccontarla o non raccontarla.