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Martedì, 19 Marzo 2024
Zanzare

West Nile, morti e casi sospetti (ma nessun allarme): le cose da sapere sul virus

Veneto ed Emilia Romagna le regioni più colpite, ma casi anche in Piemonte. Nella Penisola è presente soprattutto nel bacino del Po e in Friuli Venezia Giulia. La siccità riduce il numero di zanzare, ma la percentuale di insetti positivi al virus è molto alta

Sono almeno quattro i morti negli ultimi giorni in Italia i morti per il virus West Nile, trasmesso dalle zanzare. Ci sono vari casi sospetti. Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni più colpite, ma due casi sono stati registrati anche in Piemonte, a Novara e Vercelli. Nella Penisola il virus è presente soprattutto nel bacino del Po e in Friuli Venezia Giulia. Nel 2018, anno nero, si riscontrarono 365 casi ufficiali e 19 decessi. Di che cosa si tratta? Prima cosa: nessun allarme, nessuna novità clamorosa. Il virus West Nile, o febbre del Nilo, è in Italia dal 2008. Proviene dagli uccelli migratori, da essi passa alle zanzare e può essere trasmesso a uomini e cavalli. Il contagio da uomo a uomo non è possibile. Nella stragrande maggioranza dei casi, l'infezione è totalmente asintomatica. Nel 20 per cento circa dei casi si limita a un po’ di febbre. Una piccolissima parte dei contagiati, circa l'un per cento, quasi sempre anziani e fragili, sviluppa meningite o encefalite.

Come ci si difende dalla febbre del Nilo? Evitando le zanzare e controllando tutte le sacche di sangue donato. Ogni estate gli istituti zooprofilattici effettuano il monitoraggio di questi insetti e degli uccelli. Nelle zanzare in Veneto il virus quest’anno è apparso un mese prima del normale: a inizio giugno. La siccità riduce il numero di zanzare, ma la percentuale di insetti positivi al virus è molto alta. Dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie parlano di "elevata circolazione nell’ambiente", con «"un numero di zanzare positive trovate finora pari a tutte quelle del 2021". 

Crisanti: "Una persona su 200 infette in genere sviluppa una malattia molto grave"

"Il virus West Nile nella maggior parte dei casi causa una malattia asintomatica, solo uno su 8 sviluppa una malattia febbrile molto simile all'influenza, quindi con mal di testa, febbre, spossatezza, male alle ossa. E una persona su 200 infette in genere sviluppa una malattia molto grave con interessamento del sistema nervoso centrale, encefalite e in alcuni casi anche conseguenze gravi con danni permanenti o decesso, specialmente nelle persone anziane”. Lo ha dichiarato di recente su Sky TG24, Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell'Università di Padova.
Crisanti: "Per proteggersi utilizzare repellenti e zanzariere". Sempre in riferimento al West Nile Virus, che ha come serbatoi uccelli e zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all'uomo, Crisanti ha spiegato che tratta di "un flavivirus, un virus a singolo filamento di Rna, da non confondere in alcun modo col coronavirus. Ha similitudini col virus della febbre gialla, con Zika, con Dengue". Per proteggersi dall'infezione, ha aggiunto, "la cosa che funziona meglio di tutti sono i repellenti. Ce ne sono tanti molto efficaci, e poi le zanzariere di notte, se ci si trova ad abitare in una zona con molte zanzare". In altre parole, "si deve evitare di farsi pungere,  fondamentalmente", ha precisato.

Nel corso dell'intervista Crisanti ha poi spiegato il motivo per cui il Veneto risulta essere una delle aree più colpite in Italia: "Per una ragione molto semplice. Basta andare in giro per la campagna in quest'area e si vedranno una miriade di corsi d'acqua e tantissime fontane d'irrigazione. È proprio dunque l'orografia del Veneto, che è una Regione ricca d'acqua", insieme alla “fortissima vocazione agricola, che fanno sì che si generino sul campo le condizioni ideali per la moltiplicazione di zanzare”. Questo virus, ha poi ricordato l'esperto, "lo conosciamo da tanto tempo, da decine di anni. Si trasmetteva inizialmente nella fascia tropicale e subtropicale dell'Africa. Successivamente, circa 20-25 anni fa, per la prima volta è stato identificato a New York. In Italia le prime infezioni si sono registrate fra il 2008 e il 2010 e la peggiore epidemia di West Nile è stata nel 2018, con circa 5-6mila casi in Italia".

Tutto quello che c'è da sapere sul virus

La febbre West Nile (West Nile Fever) è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.

Incubazione e sintomi: Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

Diagnosi: La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.

Prevenzione: Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente. Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

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