Willy Monteiro, nessuno dovrebbe morire a 21 anni
Una vita spezzata sull'asfalto dalle botte del branco. La colpa? Aver difeso un amico e, forse, essere nero. Oggi, in Italia, nel 2020
Morire a ventun anni è un'ingiustizia. Morire a ventun anni massacrato di botte dal branco per aver difeso un amico, è qualcosa che nessuno meriterebbe, forse neanche i carnefici di questa tragedia che ha strappato a due genitori un figlio, alla comunità di Paliano - il paese del frusinate in cui viveva - un "bravo ragazzo", alla squadra di calcio il suo fuoriclasse, a tutti un amico. Sì, perché oggi che non c'è più, Willy Monteiro Duarte è entrato nel cuore di tutti, ultima vittima innocente di una violenza imbevuta di sottocultura che in questo Paese non fa sconti a nessuno, in città come in provincia.
Willy è rimasto senza vita sull'asfalto dopo una serata trascorsa con gli amici, preso a calci e pugni finché non aveva più respiro, implorando ai suoi aguzzini di fermarsi senza essere ascoltato. E' morto a Colleferro, un paese a non molti chilometri di distanza da Roma, con le industre che fanno da sfondo ai pochi locali della zona, ma il dolore per la sua giovane vita spezzata colpisce chiunque. E' un pugno nello stomaco come uno di quelli incassati da lui, che oggi riempie social e copertine con il suo sorriso grande. In una foto si sistema il colletto della sua camicia a quadri rossa, nell'altra ride accanto al compagno di banco dell'istituto alberghiero dove si è diplomato, a Fiuggi.
La sua morte non resterà impunita. #giustiziaperWilly si chiede a gran voce sui social, mentre i 4 accusati sono in galera e gli inquirenti cercano di capire chi ha sferrato il calcio mortale, non che gli altri 3 siano meno colpevoli. E poi la solidarietà, tanta, a partire dall'hotel di Artena in cui Willy lavorava come aiuto cuoco, che ha messo in campo - insieme ai Comuni locali - una raccolta fondi destinata alla famiglia del ragazzo. E l'affetto, smisurato, che arriva da ogni parte. Attori, cantanti, volti noti, il mondo politico e dello sport. La gente.
Willy Monteiro, la rabbia e l'affetto sui social
Sui social corre il cordoglio, l'affetto, ma anche la rabbia per la morte di Willy. "E' diverso da noi - si legge in uno dei tanti tweet delle ultime 24 ore - Non per il colore della sua pelle. Willy è diverso da noi perché non è restato indifferente, non ha voltato le spalle a un'ingiustizia. Invece di imitare i 4 carnefici augurando loro la morte, imitiamo Willy difendendo i più deboli con coraggio".
Riuscite a dormire? Io no perché il sorriso di #WillyMonteiro mi provoca inquietudine e un nodo in gola al pensiero di una vita spezzata e dei suoi genitori. Penso anche agli assassini, mi chiedo come possiamo reagire e migliorare. E mi è venuto in mente questo pic.twitter.com/vPOF7EWuIE
— Barbara Collevecchio (@colvieux) September 7, 2020
Un dolore "amaro e muto" commenta l'attore Vinicio Marchioni, autore della riflessione più profonda, dedicata ai coetanei di Willy: "Sii gentile con te stesso, e con gli altri. Vai a cercare la parola compassione. Senti che effetto fa dentro di te. Domandati cos'è la forza per te, il coraggio per te, la resistenza per te, l'appartenenza per te. Guardati intorno, attorno a te, non sui social, ma nella realtà che ti circonda ogni giorno e rivendica il diritto di avere dei modelli, cerca il tuo - si legge nel lungo post su Instagra - Siamo nati per conoscere noi stessi e, se possibile, migliorarci. E perdonaci se ti stiamo facendo crescere in un mondo così confuso e mediocre. C'è sempre una speranza, nonostante tutto. Quella speranza sei tu. Abbi cura di te". Lezione amara, ma bella.
Willy unisce, fa piangere, fa riflettere e (almeno per ora) non alza polemiche. Willy è il simbolo di un Paese che si ribella alla violenza e inizia a mostrarne i rigurgiti. Willy ce ne ha ricordato l'importanza e l'esigenza. A 21 anni.