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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Coronavirus, tutto il fastidio di Zangrillo: "Mai detto che non esiste più, altro che negazionista"

"Dire che il virus oggi non sta producendo una malattia clinicamente significativa non vuol dire affatto negare l'esistenza del Sars-Cov-2. Rifiuto in tutti i modi la definizione di negazionista. Sono stato tra i primi ad andare nella zona rossa per aiutare i colleghi di Lodi"

"Bisogna dare indicazioni chiare e autorevoli: non è vero che il virus non esiste più, io non l'ho mai detto così come non ho detto che è mutato. Ho però affermato - e lo sostengo ancora perché questa affermazione si basa sull'osservazione e la cura diretta dei pazienti - che la situazione clinica oggi è diversa". Lo dice Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione all'Irccs San Raffaele di Milano e prorettore dell'Università Vita-Salute di Milano, in un'intervista a 'Repubblica'. Il primario nelle scorse settimane aveva detto che "il virus clinicamente non esiste più". Parole che qualcuno ha probabilmente interpretato come un liberi tutti, quando in realtà Zangrillo precisa: "Dire che il virus oggi non sta producendo una malattia clinicamente significativa non vuol dire affatto negare l'esistenza del Sars-Cov-2. Rifiuto in tutti i modi la definizione di negazionista".

"Io - spiega il primario - a differenza di alcune nuove 'star' televisive, ho curato davvero i pazienti. Sin dal primo giorno. Sono stato tra i primi ad andare nella zona rossa per aiutare i colleghi di Lodi. Qui al San Raffaele abbiamo dedicato ai pazienti positivi a Covid cinque terapie intensive, dove abbiamo assistito 130 malati gravi. E abbiamo prestato cure anche a 1.300 malati, con sintomatologia medio-grave, ricoverati in altri reparti". Zangrillo non nasconde il fastidio per le accuse che gli sono state mosse, soprattutto dopo la partecipazione al convegno organizzato tre giorni fa al Senato, a cui ha partecipato anche Andrea Bocelli. "Se colleghi universitari milanesi si permettono di dare del negazionista a chi come me è andato in mezzo ai malati e se ne è preso cura, ne risponderanno", conclude.

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