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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il giorno della marmotta

Zangrillo ci riprova: "Il virus è clinicamente inesistente"

Il primario: "Il mio compito di clinico è interpretare la realtà. Il 31 maggio 2020 dissi che il virus era clinicamente inesistente, perché nel mio ospedale da un mese non entrava un paziente da ricoverare per Covid. Oggi ripeterei esattamente la stessa cosa"

Le sue parole sul "virus clinicamente morto" un anno fa fecero discutere per molti mesi a venire. Ma Zangrillo tira dritto per la sua strada. "Il mio compito di clinico è interpretare la realtà. Il 31 maggio 2020 dissi che il virus era clinicamente inesistente, perché nel mio ospedale da un mese non entrava un paziente da ricoverare per Covid. Oggi ripeterei esattamente la stessa cosa, perché nell'ultima settimana sono arrivati 11 contagiati di cui 8 rimandati a casa e 3 ricoverati per motivi non gravi". Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione all'Irccs ospedale San Raffaele di Milano, prorettore dell'università Vita Salute San Raffaele, conferma così in un'intervista al quotidiano torinese 'La Stampa' l'evidenza di un "virus clinicamente morto", almeno nei "suoi" reparti.

"Nessuno vuole disconoscere la pandemia - precisa il medico - ma ci sono anche altri malati di cui non bisogna dimenticarsi. La vera domanda è: a settembre avremo un sistema sanitario in grado di valorizzare i medici di famiglia? Con i pediatri sono la cura più corretta per il Covid", assicura ribadendo la necessità di potenziare l'assistenza sul territorio. L'esperto ripete il suo basta agli allarmismi. "Hanno portato solo a un clima negativo - osserva - Ricordo all'inizio della pandemia, quando alle 18 la Protezione civile snocciolava numeri veri, ma che ripetuti ogni giorno drammatizzavano la situazione. Spaventare le persone non è mai educativo". E oggi, secondo Zangrillo, "non c'è correlazione tra ciò che viene comunicato e quello che accade. Le previsioni, per esempio, sono sempre negative e scoraggiano la popolazione".

Lo stimato ed esperto medico invita a "stare ai dati dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui negli under 30 lo 0,07% corre il rischio di morte e negli under 40 lo 0,28%. Questo per dire che c'è una grande differenza con chi ha più di 70 anni. Il tasso di letalità negli under 40 è 800 volte più basso che negli over 80". Ma cosa dire ai giovani allora? "Di non farsi i fatti propri, di usare la mascherina e di non creare assembramenti inutili. Penso rispondano più a un discorso di responsabilità che di paura. E' inutile dire loro che rischiano l'ospedale se non è così". Ciò premesso, "ho 3 figli che vanno da 25 a 33 anni tutti coperti con 2 dosi, e anche fossero stati più piccoli - assicura Zangrillo - li avrei vaccinati".

Insomma, "bisogna dare banalmente più valore alla mascherina invece di fissarsi su mille paure - insiste il primario del San Raffaele - Anche i gel disinfettanti nei negozi ormai sono inutili. In reparto io non vado più bardato come un astronauta, ma solo con la mascherina".

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