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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Zona arancione e rossa: undici regioni rischiano il lockdown soft domani con l'ordinanza e il cambio di colore

Sei territori rischiano l'area a restrizioni intermedie e altri cinque sono in bilico in attesa del report dell'Iss e delle decisioni del ministero della Salute attese per venerdì 19 febbraio. L'ipotesi di chiusure totali nel week end in tutta Italia

Sei regioni - Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Marche - verso la zona arancione e l'Abruzzo in zona rossa. Più altre cinque regioni o province autonome con numeri a rischio. Questi sono i territori che potrebbero finire nelle aree a maggiori restrizioni dopo il report #40 dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute e con l'ordinanza del ministro Roberto Speranza attesa per venerdì 19 febbraio. Mentre il governo studia l'ipotesi di un lockdown soft nel week-end in tutta Italia come a Natale ed è già al lavoro per snellire il Comitato Tecnico Scientifico e creare una cabina di regia dei ministri. E tra i territori la Lombardia è ancora in bilico e potrebbe rimanere in zona gialla. Particolarmente delicata appare in queste ore la situazione in Abruzzo. Numeri da zona bianca in Val d'Aosta.

L'ordinanza di Speranza oggi: le regioni che rischiano la zona arancione e rossa e la richiesta di lockdown totale a Draghi

Zona arancione e rossa: undici regioni rischiano il lockdown soft domani con l'ordinanza e il cambio di colore

L'ordinanza per portare le sei regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Marche) in zona arancione e l'Abruzzo in zona rossa dovrebbe entrare in vigore domenica 21 o lunedì 22 febbraio. Ma, scrive oggi il Corriere della Sera, le Regioni trasmetteranno alla cabina di regia i dati e già domani saranno firmate le ordinanze che fanno scattare la fascia arancione:

Lazio, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte sono ad altissimo rischio a queste potrebbero aggiungersi a Basilicata, Liguria, Molise, Umbria e Provincia di Trento.

La Liguria, però, è già in zona arancione, così come la provincia di Trento. A queste va comunque aggiunto l'Abruzzo per un totale di undici regioni a rischio cambio di colore (ma due sono già arancioni). Invece la Valle d'Aosta è candidata alla zona bianca, che prevede una sospensione di divieti e chiusure ma con obbligo di mascherina: potranno riaprire cinema e teatri, palestre e piscine e forse gli impianti di risalita, che la regione sta pensando di riattivare, perché la contestata ordinanza last minute di Speranza che ne proroga lo stop fino al 5 marzo fa rifermento al divieto del Dpcm, che entrando in zona bianca verrebbe a decadere. Ieri il bollettino della Protezione Civile registrava 12.074 nuovi contagiati e 369 vittime. E Repubblica scrive invece che verso la zona arancione vanno sicuramente due regioni: Emilia-Romagna e Marche, mentre rischiano da domenica il Friuli-Venezia Giulia e la Lombardia, dove nella provincia di Milano l’Rt è superiore a 1 ma dove ieri sera contavano di fare almeno un’altra settimana in giallo. Mentre si rischiano molte chiusure selettive e locali nelle regioni, come è accaduto in Umbria, Abruzzo e Lombardia. Dalla scorsa settimana sono in zona arancione Liguria, Toscana, Abruzzo e provincia di Trento mentre la provincia di Bolzano e metà dell'Umbria sono in zona rossa. 

Se le cose andassero male, alla fine potrebbero essere fuori dalla zona gialla 8 regioni e 2 province.

Ieri è stato anche il momento dei governatori: "L'Emilia-Romagna, come altre regioni, potrebbe diventare arancione la prossima settimana - ha detto il presidente dell'Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, confermando il rischio per il suo territorio - occorre molta prudenza e bisogna dire ai cittadini che serviranno ancora settimane di pazienza perché le varianti al virus, in tutta Europa e ovviamente anche in Italia, rischiano di creare ulteriori disagi". Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, intervenendo a Bergamo Tv, è stato ancora possibilista: "Spero che non si debba ritornare in zona arancione. I dati non sono ancora arrivati, con il Cts ci si confronta il venerdì. Per me, se fosse possibile, si dovrebbe anticipare questa data perché i dati al Cts arrivano al martedì e quindi si potrebbe anticipare la notizia".

L'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato ha detto invece che i numeri non sembrano condannare il territorio: "I dati dell'incidenza e i dati dei tassi di ospedalizzazione sono al di sotto delle soglie di alert. Stimiamo un valore Rt lievemente in aumento". Ma, come sappiamo, basta una prospettiva di Rischio Alto per cambiare colore. In base all'ordinanza del ministro della salute Roberto Speranza che risale al 13 febbraio 2021, sono ricomprese:

  • in zona gialla: Calabria, Campania, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto;   
  • in zona arancione: Abruzzo, Liguria, Toscana, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Umbria.
  • in zona rossa: nessuna Regione. 

Il Fatto Quotidiano ricorda oggi che la Lombardia ha fatto quattro zone rosse anti-varianti a Bollate (Milano), Mede (Pavia), Castrezzato (Brescia) e Vieggiù (Varese): Rt è attorno a 1 e la Regione potrebbe passare in arancione in base ai dati che saranno analizzati tra oggi e domani dalla cabina di regia del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità. Anche la media nazionale potrebbe raggiungere 1, nonostante la stabilizzazione apparente dei contagi rilevati (incidenza di 138 nuovi casi negli ultimi 7 giorni, meno 1,3% rispetto ai 7 precedenti). I malati in terapia intensiva aumentano in sette Regioni.

Il documento dell'Iss sulla variante inglese (Pdf)

L'ampliamento delle zone rosse per fermare la variante inglese 

Dalle parti del ministero della Salute circola anche l'ipotesi di ampliare le zone rosse locali per fermare le varianti che stanno facendo riprendere piede all'epidemia in alcune zone, creando focolai difficili da controllare. Si tratta di un'ipotesi a cui si sta già lavorando in Abruzzo e nelle Marche, dove i comuni limitrofi alle zone rosse intorno a Pescara e Ancona rischiano. 

Il regime deve essere simile a quello scattato in tutta Italia nel marzo scorso: chiuse le scuole e i negozi — ad eccezione di alimentari, farmacie, edicole e tabaccai —, consentito ai cittadini di uscire solo per motivi di necessità e urgenza. Provvedimenti eccezionali per evitare che sia l’intero Paese a dover essere chiuso. È questa l’eventualità che si cerca di scongiurare.

Un'altra ipotesi che circola dalle parti del ministero è quella di portare tutta l'Italia in zona rossa o arancione durante il week end, secondo lo schema del lockdown soft o duro che funzionava a Natale durante i festivi e i prefestivi. Si tratta ancora di un'ipotesi allo studio da implementare eventualmente prima che la variante inglese porti il paese nella Terza Ondata dell'epidemia di coronavirus. 

Intanto, conferma oggi il Corriere, il governo Draghi è al lavoro per realizzare in due stabilimenti italiani parte della produzione dei vaccini Pfizer e Moderna. Un paio di settimane fa erano stati anche individuati due impianti, uno nel Veneto l’altro nel Lazio. Ma il cerchio ancora non si è chiuso. Il potenziamento della produzione e la delocalizzazione degli stabilimenti sono obiettivi non solo italiani ma anche europei. 

Cosa cambia da zona gialla a zona arancione

Zone a parte, ora il nuovo governo dovrà affrontare anche la questione del riassetto del Cts e l'istituzione di una cabina di regia di ministri che valuterà i nuovi provvedimenti confrontandosi con tutto l'Esecutivo, ma sarà anche l'unica deputata a raccogliere le indicazioni di tecnici e scienziati. L'intenzione è quella di evitare inutili sovrapposizioni di voci che in qualche modo possano 'destabilizzare' le regioni, come avvenuto spesso in passato. Ma non solo. La cabina avrà il compito di predisporre i provvedimenti pensando allo stesso tempo al tema economico. Per ogni chiusura dovranno essere predisposti immediati ristori. Da decidere ancora quale strumento utilizzare, se il più volte 'contestato' Dpcm (quello oggi in vigore scade il 5 marzo) o il più 'tradizionale' decreto, come quello che vieta lo spostamento tra le regioni la cui efficacia cesserà giovedì prossimo. Un provvedimento che, quasi certamente, sarà prorogato. 

Nella zona arancione i negozi aperti fino alle 21 mentre bar e ristoranti sono chiusi (ma c'è il sì al cibo da asporto fino alle 22 e alla consegna a domicilio). Anche in questi giorni sarà possibile recarsi a fare visita a parenti amici (ma non più di due persone) dentro la propria regione. Si potrà uscire dal proprio Comune (che non superi i 5.000 abitanti) non oltre i 30 chilometri. Ricapitolando, nella zona arancione: 

  • è vietato circolare dalle 22 alle 5 salvo comprovati motivi di lavoro, salute o urgenza e necessità, da comprovare tramite autocertificazione;
  • sono vietati gli spostamenti da un comune all'altro e da una regione all'altra; 
  • i negozi sono aperti, i bar e i ristoranti sono chiusi. 

Chi non rispetta i divieti introdotti può essere multato: la sanzione va da 400 a 1.000 euro, ma è ridotta se si paga entro cinque giorni. Le verifiche delle forze dell’ordine possono essere svolte anche dopo il controllo sul posto. In caso di spostamento considerato fuori norma, le forze dell’ordine possono disporre il rientro al luogo di partenza di chi non ha rispettato le regole. In caso di contestazione della multa, si può fare ricorso al prefetto. La partecipazione alle funzioni religiose è permessa. La vigilia di Natale la Cei anticipa le funzioni in modo da consentire il rientro a casa per le 22. L’invito è di andare nella chiesa più vicino a casa e di portare con sé l’autocertificazione. 

L'addio alle primule del commissario Arcuri 

Ieri c'è stato un vertice tra ministero della salute, Cts e il commissario all'emergenza Domenico Arcuri per l'accelerazione del piano di vaccinazione di massa. "Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private", ha detto Draghi in Senato. Dunque addio alle primule disegnate dall'architetto Stefano Boeri, che al momento nessuna regione ha richiesto, e spazio a caserme, palazzetti, fiere ma anche a luoghi come la stazione Termini e la Nuvola di Fuksas a Roma, gli spazi nei centri commerciali. E, ovviamente, i drive trough della Difesa, che saranno riconvertiti a centri vaccinale. Il primo aprirà nelle prossime ore alla Cecchignola a Roma

 "Molto bello quel che Mario Draghi ha detto parlando della vaccinazione anti-Covid" nel suo primo discorso al Senato per la fiducia al governo. "Vedremo l'operatività". Resta in attesa di appurare come si concretizzeranno le linee espresse dal presidente del Consiglio sul fronte della lotta a Covid, il virologo dell'università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco. Secondo cui "assolutamente si può vaccinare senza Primule". L'esperto lo spiega all'Adnkronos Salute commentando il passaggio in cui Draghi dice che "non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti". "Tante modalità di approccio di Draghi alla problematica della vaccinazione - ragiona Pregliasco - hanno necessità di un coordinamento a livello nazionale e di un efficientamento del servizio, perché la velocità e l'organizzazione sono alla base del risultato possibile". Buone le premesse, non resta che aspettare, conclude il virologo: "Vedremo l'operatività".

Le nuove zone rosse: città e province a rischio

Per quanto riguarda le nuove zone rosse e le città e le province a rischio La situazione più delicata è quella dell'Abruzzo dove ci sono già due province in zona rossa, quelle di Pescara e Chieti. Da venerdì, però, c'è il serio rischio che l'intera regione sfori l'indice Rt 1.25 (il limite per passare in rosso), anche a fronte del record di ricoverati degli ultimi due mesi registrato oggi. "L'istituzione della zona rossa nei territori di Chieti e Pescara rischia di mettere in ginocchio definitivamente migliaia di piccole imprese artigiane e commerciali, se non saranno individuati immediatamente meccanismi di sostegno alle attività costrette alla chiusura" affermano in una nota congiunta i presidenti della Cna di Chieti, Giuseppe Troilo, e della Cna di Pescara, Cristian Odoardi, che chiamano in causa la decisione unilaterale del presidente e della Regione, Marco Marsilio, di procedere direttamente e senza alcun preventivo assenso del governo, alla creazione della "zona rossa" nei due territori: scelta, questa, che non comporta una copertura automatica destinata ai ristori.

Se la certezza al momento sono i lockdown locali per circoscrivere i focolai, si deve però già guardare avanti, un po' oltre i prossimi giorni. Come detto infatti il 5 marzo scadrà il Dpcm in vigore, il nuovo governo Draghi dovrà dunque presto prendere decisioni anche sullo strumento legislativo da utilizzare. A partire da questo fine settimana, una volta che Draghi avrà ottenuto la fiducia, sarà quindi messa a punto la strategia di questo governo per affrontare la pandemia. Dalle prime decisioni relative al prossimo cambio colore delle Regioni sarà possibile capire almeno in parte se tra governo Conte bis e governo Draghi ci saranno novità immediate nella gestione dell'emergenza sanitaria iniziata ormai un anno or sono.

Massimo Ciccozzi, professore universitario di Epidemiologia a Roma, avverte: "Ci saranno altre varianti, acceleriamo con i vaccini. Per ora ci sta andando bene, ma bisogna prevenire le mosse del virus", Cosa fare con le scuole? E' quello che ci si domanda in tutte le regioni, ma soprattutto in quelle che rischiano di finire, passando in zona arancione o persino rossa: "Se si controllano dentro, fuori e nei movimenti sui mezzi possono stare aperte. Se diventano luoghi di assembramento come i locali vanno chiuse" dice Ciccozzi.

Intanto  Bollate, in provincia di Milano, si blinda. Nel comune milanese, che dal 17 febbraio è in zona rossa a causa dell'aumento dei contagi da coronavirus legati alle varianti, si stringono le maglie dei controlli delle forze dell'ordine, su precisa richiesta della Prefettura di Milano all'amministrazione comunale. "Non solo la polizia locale e i carabinieri saranno più presenti con presidi in diversi momenti della giornata ma ci sarà anche la collaborazione di altre forze dell’ordine regionali e, in particolare, della polizia locale di Milano e dell’Esercito, che daranno il loro supporto alla sicurezza locale". La Valle d'Aosta avrebbe invece i numeri per passare in zona bianca: decadrebbero così divieti e chiusure oltre che l'efficacia del Dpcm che blocca lo sci fino al 5 marzo.

L'ipotesi di lockdown totale in Italia

 ''E' possibile che alcune varianti eludano i vaccini, ma è molto più probabile che i vaccini funzionino anche con le varianti. Speriamo di vaccinare tutti i soggetti più fragili entro maggio", ha detto Pierpaolo Sileri, senatore M5s, intervenendo a Radio Cusano Campus ed ha aggiunto: "E' verosimile che alcune regioni tornino in zona arancione e qualcuna in zona rossa. Lockdown nazionale non necessario, ci saranno stop&go. Va mantenuto il blocco degli spostamenti tra regioni. Ho apprezzato che Draghi abbia usato la parola trincea, perché siamo in guerra e per uscirne servirà tutto il 2021" ''Sicuramente c'è una continuità con l'azione di procedere con la vaccinazione nel più breve tempo possibile per osteggiare l'avanzata del virus - ha affermato Sileri - Ho apprezzato che abbia usato la parola trincea, perché siamo in guerra, tutti nella stessa buca a combattere. Servirà probabilmente tutto il 2021 per uscire da questa trincea definitivamente''. 

''E' possibile che alcune eludano i vaccini, ma è molto più probabile che i vaccini funzionino anche con le varianti. Tra l'altro vi sono diversi vaccini, quindi se anche uno non dovesse funzionare con una variante, è probabile che gli altri funzionino. La ricerca e l'industria comunque sono pronte nel caso in cui un vaccino debba essere modificato e rimodulato. I virus mutano e questo è un virus che tende alle mutazioni. Noi stiamo cercando di mettere in rete tutti i laboratori per cercare le varianti, ma è importante ciò che viene fatto a livello planetario, serve un'azione congiunta di monitoraggio di tutti gli scienziati del mondo''. ''L'Italia è tra i primi in Europa, ma il punto è avere più vaccini a disposizione. Io spero che a breve altri vaccini possano essere approvati per avere un ulteriore quantitativo di dosi. Speriamo di vaccinare tutti i soggetti più fragili entro maggio. Quando avremo vaccinato medici, anziani e fragili, gli ospedali poi potranno gestire anche l'ordinario''. ''E' verosimile che alcune regioni tornino in zona arancione e qualcuna in zona rossa, vedremo i dati che arrivano al Ministero oggi''. ''Un lockdown nazionale in questo momento non credo sia necessario, ma degli stop&go ci saranno. Laddove il virus corre è necessario fare un passo indietro. Se dovesse subentrare una variante più aggressiva è chiaro che servirà una chiusura più o meno estesa a secondo dell'analisi dei dati. Una cosa è certa: va ancora mantenuto il blocco degli spostamenti tra regioni''. 

 "Se il nuovo Esecutivo manterrà la strategia di mitigazione con il solo obiettivo di contenere il sovraccarico degli ospedali, bisogna accettare lo sfiancante 'stop and go' degli ultimi mesi almeno per tutto il 2021. Se invece intende perseguire l'obiettivo europeo zero-Covid, sulla scia della strategia tedesca No-Covid, questo è il momento per abbattere la curva dei contagi con un lockdown rigoroso di 2-3 settimane al fine di riprendere il tracciamento, allentare la pressione sul sistema sanitario, accelerare le vaccinazioni e contenere l'emergenza varianti", suggerisce invece il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, commentando il monitoraggio settimanale indipendente Gimbe sui numeri di Covid e le vaccinazioni in Italia. Ovviamente questa strategia "presuppone che il sistema (sanitario e non) sia predisposto a far fruttare i risultati del lockdown: dal potenziamento dei sistemi di testing alla ripresa del contact tracing anche con strumenti elettronici; dal passaggio della quarantena fiduciaria a quella monitorata - evidenzia il report Gimbe - dal potenziamento del trasporto locale alla messa in sicurezza di scuole, università e luoghi pubblici su areazione e deumidificazione dei locali; da rigorose politiche per controllare frontiere e flussi turistici a strategie di coinvolgimento attivo dei cittadini e misure più rigorose per il rispetto delle regole". "Nel suo discorso al Senato - conclude Cartabellotta - il presidente Draghi ha indicato nella lotta alla pandemia l'obiettivo prioritario del suo Governo, da attuarsi attraverso il potenziamento di forniture e somministrazioni del vaccino. Una strategia necessaria, ma non sufficiente, considerato che l'attuale sistema delle Regioni a colori, oltre a esasperare i cittadini e a danneggiare le attività economiche con decisioni 'last minute', non è riuscito a piegare la curva dei contagi - avverte - e mantiene ospedali e terapie intensive al limite della saturazione, con la minaccia delle varianti che da un giorno all'altro potrebbero mandare in tilt i servizi sanitari. Ma forse la politica, oltre a temere le conseguenze sociali ed economiche di un nuovo lockdown, dubita che il Paese sia davvero pronto a perseguire la strategia zero-Covid".

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