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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Veneto, Liguria, Calabria: le tre regioni a rischio zona rossa o arancione

Il governatore Zaia sembra rassegnato, mentre Toti vuole dare battaglia al governo. In bilico anche il Piemonte. Il 7 gennaio i territori rischiano maggiori restrizioni ma il ministero della Salute non ha ancora deciso

Presidente, il Veneto deve diventare «zona rossa»? "Non sta a me dirlo. Gli unici titolati ad esprimersi in questo senso sono i tecnici, che redigono i piani di sanità pubblica e se ne assumono la responsabilità. Il mio compito è dare operatività alle loro indicazioni sul territorio. Se i tecnici ritengono che serva la zona rossa, lo dicano e la Regione agirà di conseguenza". In un'intervista rilasciata oggi al Corriere del Veneto il governatore Luca Zaia apre alla possibilità che il suo territorio torni nelle aree a maggiori restrizioni a partire dal 7 gennaio, quando finiranno gli effetti del decreto legge 172/2020. 

Veneto, Liguria, Calabria: le tre regioni a rischio zona arancione o rossa

Zaia apre alla zona rossa mentre sono 10mila i contagiati in tre giorni nella regione: ieri erano 3172, contro i 4.294 di venerdì (-1122), ma con altri 80 morti. E gli ospedali sono pieni: 2999 ricoveri in Malattie infettive e Pneumologia (+8) e 398 in Terapia intensiva (-5), sui 700 letti attivati. Altri 300 circa sono occupati da malati non Covid. Gli assembramenti per lo shopping natalizio hanno infatti presentato un conto salato: due settimane dopo, a cavallo del Capodanno, il Veneto ha contato quasi 10mila nuovi casi di Covid-19 in 48 ore. Per spostare il Veneto in zona rossa dopo le feste però si attendono le decisioni del governo, che intanto sta pensando a nuove restrizioni (una zona gialla "rinforzata") dopo le feste valide in tutta Italia: oggi ci sarà una riunione dei capidelegazione dell'esecutivo dove probabilmente andranno in scena le consuete divisioni tra aperturisti e rigoristi: tra questi ultimi c'è il ministro della Salute Roberto Speranza insieme al responsabile degli Affari Regionali Francesco Boccia. 

Per chiudere il Veneto e le altre regioni bisognerà però cambiare i 21 parametri su cui si basa la classificazione del rischio nei report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministro: si pensa all'introduzione dell’incidenza di riferimento di 50 casi ogni 100mila abitanti e di un Rt (indice del contagio) di 1 o 1.1 per passare in zona arancione. Attualmente la regione ha l’Rt più alto d’Italia (1.07) e un’incidenza di 968 casi ogni 100mila abitanti, tripla rispetto ai 305 di media nazionale. Per questo Zaia rimane possibilista ma senza sbilanciarsi troppo: "Ad oggi in Veneto abbiamo patito due settimane di restrizioni arancioni e rosse, dalla mia ordinanza del 19 dicembre al successivo decreto di Natale del governo. I contagi calano? No. E i ricoveri restano sostanzialmente stabili perché le prese in carico dei pazienti continuano a ritmo sostenuto nonostante le dimissioni. E questo, attenzione, non accade solo in Italia: in Germania e Gran Bretagna, dove stanno applicando lockdown più duri dei nostri, i contagi crescono". E questo perché "I divieti servono se vengono rispettati. Il nostro contact tracing ci porta sempre, alla fin fine, ad un pranzo, una cena, un aperitivo, un luogo di lavoro dove si era abbassata la guardia. Non ci si contagia mai per caso". 

I contagi nelle regioni e i parametri che non cambiano

Più complicata la situazione in Liguria dove il rischio zona arancione si deve scontrare con un governo regionale che non ha alcuna intenzione di dare l'ok alle restrizioni dell'esecutivo. "L’incidenza del Covid in Liguria rilevata nell’ultimo report dell’Istituto superiore della sanità è in linea con la stragrande maggioranza delle regioni italiane, anzi dieci di queste hanno numeri più alti di noi. Non si può andare a prendere un solo parametro, l’Rt, e ipotizzare una zona arancione o rossa. Ricordo che gli indicatori stabiliti dal ministero della Salute in totale sono 21", ha detto Filippo Ansaldi, responsabile prevenzione di Alisa e da tre giorni sub-commissario della stessa Agenzia Ligure Sanitaria. Intanto però i numeri della regione sono in crescita:  l’ultimo bollettino parla di 203 nuovi positivi, a fronte di 1265 tamponi molecolari effettuati, percentuale in netto aumento. I ricoveri in ospedale sono di nuovo in risalita (+13) e in aumento sono pure i pazienti finiti in terapia intensiva (+3), in gran parte nelle Asl 1 Imperiese e Asl 2 Savonese visto i nuovi focolai nelle Rsa.

E la Calabria? L'ultimo bollettino recita che  ad oggi sono stati sottoposti a test 424.698 soggetti per un totale di tamponi eseguiti 443.632 (allo stesso soggetto possono essere effettuati più test). Le persone risultate positive al coronavirus sono 24.440 (+175 rispetto a ieri), quelle negative 400.258; i decessi dall'inizio dell'emergenza sono 482 (+3 rispetto a ieri). Intanto anche il Piemonte rischia la zona arancione: l’Rt è dato a 0,76 e il numero medio di positivi settimanale è stabile tra gli 800 e i mille al giorno, ma tra le criticità elencate dagli esperti il Piemonte è citato, insieme a Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna, per il rischio di superare la soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica in 30 giorni: Al momento la situazione del Piemonte è compatibile con la zona gialla - spiega all'edizione torinese di Repubblica Giuseppe Costa, epidemiologo dell’Università di Torino - I dati emersi in questi giorni però riflettono una capacità di produzione dei tamponi molto irregolare che rende complicato avere una fotografia precisa". 

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