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Venerdì, 26 Aprile 2024
Speranza "comanda colori"

Zona arancione e rossa: le regioni che possono cambiare verso la prossima settimana

Alcuni territori già da venerdì prossimo potrebbero passare dalla zona rossa a quella arancione. Proprio per l'effetto dell'andamento dell'indice di contagio Rt. Altre rischiano il percorso inverso. Vediamo quali

La premessa è che "servono due settimane per vedere la de-escalation dei casi per effetto delle misure", come ha detto ieri durante la conferenza stampa di commento sui dati del bollettino della Protezione Civile sull'emergenza coronavirus il direttore della prevenzione del ministero Gianni Rezza. Avvertendo anche che "con l'escalation invece si passa subito al livello superiore perché abbiamo bisogno di un sistema di allertamento precoce". Eppure il senso dell'affermazione è chiaro: alcune regioni già da venerdì prossimo potrebbero passare dalla zona rossa a quella arancione. Proprio per l'effetto dell'andamento dell'indice di contagio Rt. 

Le regioni in zona rossa che potrebbero diventare arancioni

Quali sono le regioni in zona rossa che potrebbero diventare arancioni? La Stampa scrive oggi che tra le candidate ci sono Lombardia e Piemonte, mentre al contrario si guarda con qualche preoccupazione al caso del Lazio, che da qualche giorno fa registrare una ulteriore crescita dei contagi. "Abbiamo una tendenza alla diminuzione del Rt, la cui stima questa settimana è di 1,4" rispetto al precedente valore di 1,7. "Questo significa una tendenza alla diminuzione della trasmissione dell'infezione nel Paese. Questo è l'indicatore più precoce che abbiamo", ha detto Rezza. "Questa tendenza alla diminuzione della trasmissione, se confermata, e io spero che si confermi nei prossimi giorni e settimane - ha auspicato l'esperto - potrebbe essere la prova che sono stati adottati provvedimenti adeguati sia su scala nazionale sia regionale".

A livello "delle diverse regioni - ha proseguito Rezza - vediamo effetti che ci suggeriscono una tendenza positiva, perché alcune regioni che avevano Rt da zona rossa questa settimana sembrano andare incontro a una de-escalation". In altre è successo il contrario, "ma globalmente l'Rt è un po' diminuito. E questo quadro, tendenzialmente, ci fa sperare anche se dobbiamo vedere come si consoliderà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Il sovraccarico ospedaliero, infatti - ha ribadito - rimane ed è il problema maggiore". 

Ma c'è chi ipotizza che il passaggio di un'intera regione da rossa ad arancione sia prematuro, per ora. E che il 21 novembre, alla data di scadenza delle ordinanze del ministero della Salute, Roberto Speranza al massimo potrebbe "liberare" alcune province dove il coronavirus ha fatto una strage tra febbraio e maggio e oggi sembrano meno colpite. Il Fatto Quotidiano spiega oggi che tra le candidate ci sono Bergamo e Brescia: in Lombardia l'incidenza dei positivi per abitanti calcolata sui dati regionali che vanno dal 31 ottobre al 13 novembre dice che Varese, Monza/Brianza, Como e Milano sono al primo, al secondo, al terzo e al quinto posto su scala nazionale, mentre Brescia è al 64esimo ed è sotto la media nazionale così come Bergamo 91esima. Il Piemonte, che ha sei province tra le venti più colpite (Torino è settima: 1.182), sta peggio della Lombardia: passano ben 9 giorni tra i sintomi e diagnosi, quando la media è 3 e la Lombardia è a 5.

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I casi di Piemonte e Lombardia e quelli di Lazio e Basilicata

Per il quotidiano anche Liguria e Sicilia, arancioni, vedono Rt scendere, rispettivamente, da 1,37 a 1,1 e da 1,28 a 1,13: nelle slide sono già gialle. Nello Scenario 4 restano le altre zone rosse: la Valle d'Aosta con Rt a 1,74 e incidenza a 1263 ogni 100mila abitanti, Bolzano con Rt a 1,59 e 1429 casi ogni 100mila abitanti, mentre la Calabria, altra regione rossa, ha visto una diminuzione di Rt a 1,38, ha un numero molto inferiore di casi e sarebbe quasi da scenario 2, ma è ritenuta "non valutabile" perché comunica la data di inizio sintomi, indispensabile per calcolare Rt, solo per il 33,7% dei casi, quando la soglia è il 60% (solo Basilicata, 52% e Val d’Aosta, 45,7%, sono sotto). Campania e Toscana, invece, sono rosse perché l’Rt (al 4 novembre) è salito rispettivamente a 1,62 e 1,8 mentre la media scendeva da 1,72 a 1,43. 

Il nuovo Dpcm per Natale e il rischio terza ondata a gennaio

Ma è troppo presto per immaginare un progressivo ritorno alla normalità a dicembre. Anche se il 3 del mese scade l'ultimo Dpcm che ha introdotto il coprifuoco: una misura che, spiega Repubblica, a Giuseppe Conte non è mai piaciuta: il presidente del Consiglio pensa che sia impossibile impedire a congiunti e amici di riunirsi dopo le 22 a Natale e a Capodanno. Ma non ha intenzione di regalare una "tana libera tutti" che, avvertono gli esperti, potrebbe causare una terza ondata dell'epidemia già a gennaio: "Di certo resterà il bando a muoversi dopo le 22 nei territori sottoposti al regime “rosso”, perché lì è addirittura vietato uscire di casa. È probabile che vengano fissati anche dei limiti allo shopping: se di orario o di “capienza” nelle vie più gettonate è da definire". 

Per questo, spiega oggi il Mattino, appare complicato pensare che una regione come la Lombardia in cui, ogni giorno, si registrano tra gli 8mila e i 10mila nuovi positivi, tra un mese possa tornare in fascia gialla. Ma lo stesso ragionamento va fatto per Piemonte e Campania. Perché l'incidenza dei positivi in Piemonte è simile a quella della regione confinante, ma con un tasso di riempimento degli ospedali addirittura più alto: il 59% delle terapie intensive e il 92% degli altri reparti. È vero che l'Rt è sceso e questo potrebbe consentirgli di tornare in fascia arancione, ma ieri con meno di ventimila tamponi sono stati trovati 4471 positivi: quasi uno su cinque. 

Poi c'è il caso della Campania. L'Rt è sopra 1,6 e la percentuale di riempimento delle terapie intensive si trova sopra il livello di guardia. Due regioni invece rischiano di cambiare zona dopo il peggioramento dei dati. Una è la Basilicata che ha un indice di trasmissione sopra 1,6 e non ha dati disponibili sui ricoveri. L'altra è il Lazio mentre tra i canddati c'è anche il Veneto. Ma le decisioni verranno prese la prossima settimana. 

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