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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Zona gialla, arancione e rossa: le regioni che cambiano colore, gli spostamenti forse liberi dal 15 febbraio e l'ordinanza (?) di oggi

Oggi il report dell'Iss e le decisioni del ministero della Salute che potrebbe lasciar decadere i provvedimenti di due settimane fa per le aree e i colori nelle regioni. Il nodo spostamenti dal 15 febbraio e il nuovo governo alla prima prova con l'emergenza

Oggi il report #38 dell'Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute sull'emergenza coronavirus nelle regioni italiane sarà la base per le decisioni della Cabina di Regia Benessere Italia sulla zona rossa, arancione e gialla e dell'ordinanza, oppure sulla "liberazione" senza rinnovi delle restrizioni maggiori, del ministero della Salute. Intanto tra dieci giorni sarà il 15 febbraio, data di scadenza del divieto di spostamento tra regioni ed è estremamente probabile che non sarà il "vecchio" governo a decidere ma il nuovo su una eventuale proroga.

EDIT ore 16,21: “Sulla base dell’ultimo monitoraggio della Cabina di Regia non sono previste nuove ordinanze del Ministro della Salute per la giornata di oggi. La Sardegna tornerà in area gialla da lunedì, allo scadere dell’ordinanza vigente”. È quanto si apprende da fonti del Ministero della Salute.

Zona gialla, arancione e rossa: le regioni che cambiano colore, gli spostamenti dal 15 febbraio e l'ordinanza (?) di oggi

Ovvero: il governo Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza sono orientati a non prendere decisioni che riguardano restrizioni della libertà dei cittadini visto che l'esecutivo è dimissionario. Alla data di scadenza mancano dieci giorni e per il 15 febbraio potrebbe essersi già insediato il nuovo governo Draghi. Per rinnovarlo dovrebbe essere seguito lo stesso iter legislativo del 14 gennaio scorso. E quindi sarebbe in teoria necessario un decreto legge (che deve essere approvato dal consiglio dei ministri), seguito da un Dpcm. Ma, ha scritto l'agenzia di stampa Ansa, il governo dimissionario non intende prendere decisioni che vanno ad incidere sulle libertà personali dei cittadini, anche se in teoria visto che rimane in carica per gli "affari correnti" potrebbe farlo

Sarà quindi il governo Draghi e non quello di Conte a stabilire il percorso da stabilire e se questo non dovesse essersi ancora insediato per quella data (cosa che appare comunque improbabile) il provvedimento decadrà automaticamente. Invece, scrive Repubblica, se nel nuovo governo dovessero essere confermati il ministro della Salute Roberto Speranza e il responsabile degli Affari Regionali Francesco Boccia è probabile che una decisione venga presa e che la restrizione venga mantenuta, come aveva consigliato nelle scorse settimane il Comitato Tecnico Scientifico. Con la possibile scadenza dal 15 febbraio si potrà tornare a circolare liberamente tra regioni, senza l'autocertififcazione per ragioni di lavoro necessità e salute o per far ritorno alla propria residenza, domicilio o abitazione. 

E i numeri? Ieri il bollettino della Protezione Civile sull'emergenza coronavirus segnalava 421 morti e 13659 contagi. Oggi arriverà il monitoraggio settimanale e il Corriere della Sera scrive che le regioni in zona arancione come Puglia e Sardegna potrebbero approdare in zona gialla (Edit: secondo l'agenzia di stampa Ansa la Sardegna approderà in zona gialla). In Italia comunque arriveranno presto le micro zone rosse a causa dei focolai creati dalle varianti del virus. Due province potrebbero finire in lockdown: Perugia e Chieti. 

L’Istituto superiore di Sanità ha chiesto al Cts — che si riunirà oggi — di «validare» la chiusura di due aree in Umbria e Abruzzo dove si stanno riscontrando rispettivamente diversi casi di infezione da variante brasiliana e inglese. Intanto, ieri sera la Provincia autonoma di Bolzano ha reso noto che l’Alto Adige già da lunedì tornerà in lockdown per tre settimane con chiusura dei negozi, Dad e divieto di spostamento tra comuni.

Secondo Il Messaggero invece l'Umbria potrebbe diventare zona rossa anche se i numeri per ora non indicano la necessità di un cambio d'area: (Rt a 1,14, occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica sopra la soglia critica e un rischio complessivo alto per 3 o più settimane). E questo proprio a causa della diffusione della variante brasiliana. Anche l'Abruzzo è in bilico per lo stesso motivo. Il Messaggero pronostica oggi l'individuazione di due zone rosse ma non su base regionale: una in provincia di Perugia, l’altra ai confini delle province di Chieti e Pescara. C’è il timore che ciò che si sta vedendo in Abruzzo e in Umbria sia solo l’anticipazione di ciò che sta arrivando nel resto d’Italia. Intanto, l’Alto Adige dà lunedì va in lockdwon, perché c’è un incremento dei contagi.

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Gli spostamenti "liberati" dal 15 febbraio?

È importante sottolineare che, come la scorsa settimana, le decisioni sul passaggio alle aree a maggior restrizione (ora possibili, dopo la nuova interpretazione del decreto e Dpcm, anche dopo sole due settimane), possono essere anche presi semplicemente lasciando scadere l'ordinanza che colloca la regione interessata in zona arancione o (in teoria, ma oggi non ce n'è nessuna) rossa. Non dovrebbero cambiare colore la provincia di Bolzano e il Friuli-Venezia Giulia: il primo rimarrà in zona arancione e il secondo in zona gialla. In base alle ultime ordinanze firmate dal ministro della Salute Roberto Speranza lo scorso 29 gennaio, le regioni italiane sono suddivise così:

  • Zona gialla: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, provincia autonoma di Trento, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto;   
  • Zona arancione: provincia autonoma di Bolzano, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria;
  • Area rossa: 0 regioni.

Ieri il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe ha evidenziato che nell'ultima settimana è risalito l'incremento dei nuovi casi in 9 regioni e in 5 si registra un aumento dell'incidenza su 100mila abitanti. Una delle nove è la Campania e la regione sta valutando un nuovo stop per le lezioni in presenza, che sono riprese solo il 1 febbraio. Le altre sono Abruzzo, Liguria, Molise, Piemonte, Trento, Bolzano, Toscana e Umbria. I maggiori incrementi sono a Bolzano (+10,1%), Molise (+6,1%), Umbria (+6%), Trento (+5,1%).

E i dati aggiornati nelle regioni? Ieri il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha fornito i dati dell'ultimo report da cui risulta che l'Rt medio è sceso dallo 0,89 allo 0,82 mentre l'occupazione delle terapie intensive è passata dal 26 al 24% e quella delle terapie ordinarie dal 40 al 37%. L'Emilia-Romagna viaggia verso la conferma in zona gialla per la seconda settimana di seguito, con dati che confermano una curva dell'epidemia in lieve ma costante calo negli ultimi giorni, specie sui ricoveri. Le persone in terapia intensiva per Covid-19 ora sono 188, sei in meno nelle ultime 24 ore e 76 in meno negli altri reparti (2.046). L'incremento giornaliero di contagi è in linea con quello degli ultimi giorni, 1.192 su 25.882 tamponi e si registrano altri 58 decessi. 

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Sono invece 760, in forte aumento rispetto ai 551 di ieri e raddoppiati rispetto ai 373 rilevati lunedì, i nuovi casi di coronavirus in Toscana dove oggi si contano anche 22 decessi. Il tasso di positività sale al 4,6% contro il 3,13 di ieri. In calo invece i ricoveri: sono 754 (-18), di cui 112 in terapia intensiva (+3). "Indubbiamente è un campanello d'allarme, perché 760 contagi rispetto ai 550 di ieri lo sono, è quello che vediamo: noi siamo stati quattro settimane in zona gialla, e sicuramente la maggiore mobilità poi crea più opportunità di contagio", il commento del governatore Eugenio Giani che osserva: "Siamo stati quattro settimane in zona gialla: può darsi che rimaniamo anche la prossima perché i dati che vengono dati sono dati statistici dei giorni precedenti, però effettivamente negli ultimi giorni abbiamo riscontrato non un aumento straordinario, ma indubbiamente un aumento dei contagi c'è, quindi è evidente che dobbiamo frenarlo attraverso i nostri comportamenti individuali". 

In Veneto "abbiamo una curva dell'infezione atipica, che sta crollando. Ma spero che i veneti non la prendano come un 'liberi tutti'", ha detto ieri il presidente regionale Luca Zaia. "L'indice Rt stimato - ha proseguito Zaia - è 0,65, e l'incidenza su 100 mila abitanti che abbiamo calcolato è 113; dieci giorni fa era 400. L'Europa sta crescendo, e in tutto questo contesto anche l'Italia è un'isola felice. Il che non vuol dire che è finita. Nelle altre regioni ci sono alti e bassi, e alcune crescono. Ogni giorno abbiamo 500 decessi. Ci piacerebbe che qualcuno desse una lettura di questo andamento straordinario della curva, di certo ci abbiamo messo impegno in un contact tracing forte, nei tamponi e negli isolamenti. Qui è arrivata una mutazione che qualche segno ha lasciato: abbiamo avuto terapie intensive sui livelli di marzo, ma il doppio di pazienti in ospedale, non ce lo aspettavamo", ha concluso. 

"Il valore Rt rimane stabile" nel Lazio, "ma bisogna fare grande attenzione negli assembramenti del weekend. Se non c'è rigore, si fa presto a tornare in zona arancione", ha detto infine ieri l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, alla vigilia del primo fine settimana dopo il ritorno in zona gialla.  Intanto c'è l'ok alla riapertura degli impianti sciistici in zona gialla a partire dal 15 febbraio. È l'indicazione arrivata dal Comitato tecnico scientifico al termine della riunione di ieri. Il Cts ha quindi escluso la possibilità di aprire gli impianti nelle regioni in zona arancione. Ma con una serie di restrizioni: vendita di skipass contingentati, capienza di funivie e cabinovie ridotta al 50% per difetto, seggiovie al 100% solo se non utilizzano le cupole paravento, sistemi per gestire le code agli impianti, regole rigide per l'accesso ai rifugi, mascherina obbligatoria. 

EDIT 5 febbraio ore 14,52: L'agenzia di stampa Ansa riferisce che la Sardegna dovrebbe passare in zona gialla portando così a 16 il numero di regioni e province autonome che si troveranno da lunedì nell'area a minori restrizioni. 

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