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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ci risiamo

Il trucco delle regioni sui posti letto per non finire in zona gialla e arancione

Il governo Draghi ha dato un ruolo di primo piano al tasso di occupazione degli ospedali per stabilire i colori delle regioni. Ecco perché il conteggio dei numeri per evitare misure restrittive va preso con molta cautela

Il governo Draghi ha affidato un ruolo di primissimo piano al tasso di occupazione degli ospedali - ossia al rapporto tra ricoverati e posti letto disponibili nelle strutture - per stabilire i colori delle regioni, insieme all'incidenza settimanale dei contagi su 100mila abitanti. Il meccanismo di conteggio dei posti letto attraverso cui si "fotografa" la situazione di pressione sugli ospedali e si determina il cambio di colore di una regione, però, è fallace. Va preso con molta cautela, può ingannare.

La possibilità data alle regioni di mettere nel calderone parte dei posti letto potenzialmente attivabili in caso di emergenza, anche se non c'è personale ospedaliero specializzato realmente disponibile in terapia intensiva, può essere l'escamotage per evitare misure più restrittive. In soldoni: aumentare i posti di rianimazione o di area medica disponibili, ma disponibili a volte solo sulla carta, permette di rimanere più a lungo al di sotto delle soglie critiche stabilite dal governo, per non finire in zona gialla, arancione o rossa.

I numeri dei posti letto "sballati" per non finire in zona gialla e arancione

Un trucco? Una furbata? Fatto sta che ci risiamo. Il problema, già noto e denunciato nei mesi scorsi, torna al centro dell'attenzione in questi giorni con l'aumento dei casi di coronavirus in Italia. Anche se per ora tutte le regioni sono in fascia bianca, alcune aree rischiano di finire in zona gialla nelle prossime settimane, con nuove restrizioni per contenere l'aumento dei contagi. Ecco perché si torna a parlare del sistema a colori, introdotto poco più di un anno fa. Al momento sono due le regioni messe peggio: il Friuli-Venezia Giulia (intensive 14% e reparti ordinari 13%) e la provincia autonoma di Bolzano (intensive 9% e reparti ordinari 14%).

Andiamo con ordine, ripassando in breve le regole per il cambio di colore, con le modifiche introdotte dal governo Draghi con un decreto legge a luglio. Sono tre gli indicatori che sanciscono il cambio di fascia di rischio Covid, con soglie precise, e devono verificarsi contemporaneamente:

  • l'incidenza settimanale dei contagi ogni 100mila abitanti;
  • la percentuale di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti positivi al coronavirus;
  • la percentuale di posti letto occupati nei reparti in area medica, ossia quelli di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

Una regione passa in zona gialla se ha un'incidenza settimanale di oltre 50 contagi ogni 100mila abitanti, un'occupazione delle terapie intensive superiore al 10% e quella negli altri reparti superiore al 15%. Per entrare in zona arancione bisogna invece avere un'incidenza settimanale di oltre 150 contagi ogni 100mila abitanti, un'occupazione delle terapie intensive superiore al 20% e quella negli altri reparti superiore al 30%. Infine, si finisce in zona rossa se l'incidenza è di oltre 150 contagi ogni 100mila abitanti, se l'occupazione delle terapie intensive è superiore al 30% e quella degli altri reparti superiore al 40%.

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Le soglie da superare per il cambio di colore. Fonte: Vittorio Nicoletta

Il limite del sistema a colori, con il problema dei dati sull'occupazione degli ospedali, è noto da tempo. In sostanza, gli unici dati pubblici sui ricoveri sono quelli aggiornati dall'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ogni giorno dà conto dei posti letto presenti, occupati e attivabili. Ma il decreto che ha modificato i criteri per i cambi di colore non prevede l'utilizzo di questi numeri. La cabina di regia di Roma non usa i posti letto come indicati su Agenas, ma quelli comunicati direttamente dalle regioni/province autonome. Secondo il decreto legge Covid 105 del luglio 2021, i posti letto notificati direttamente "a Roma" dalle regioni, e usati la settimana precedente, non dovrebbero cambiare per almeno un mese.

ricoveri agenas-2

Queste regole, certamente non ferree ma interpretabili, rischiano di "incoraggiare" le regioni a far rientrare tra i posti di terapia intensiva attivi anche quelli potenzialmente attivabili in caso di emergenza, includendo anche i semi intensivi. Ciò, per giunta, a volte avviene senza che ci sia una valutazione razionale del personale ospedaliero specializzato realmente disponibile in terapia intensiva. In teoria basta "attaccare" un ventilatore a un letto già disponibile - senza preoccuparsi di avere un numero sufficiente di anestesisti-rianimatori o operatori socio-sanitari - per aumentare di un'unità i posti in terapia intensiva.

Nel caso dei ricoveri di pazienti non gravi, una regione può riconvertire sulla carta i posti al momento dedicati ad altre specializzazioni in posti letto disponibili per pazienti Covid-19 in area medica. Il risultato non cambia: aumentando il numero dei posti letto a disposizione, scende l'indicatore della pressione sui reparti e non si finisce nella fascia di rischio più elevata.

Il caso del Friuli-Venezia Giulia

Il caso del genere più recente è quello del Friuli-Venezia Giulia, il territorio italiano al momento con i dati più critici sui ricoveri ospedalieri e per questo a rischio zona gialla. In regione risulta un tasso di occupazione da pazienti positivi di tutti i posti letto in terapia intensiva del 14.3% (25 posti letto occupati su 175 posti letto totali). Secondo AaroiEmac (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica), i posti in rianimazione reali sarebbero però circa 90 e non 175, perché la regione conteggia anche i posti letto attivabili e quelli di semi intensiva, senza peraltro menzionare il personale disponibile.

Un'interpretazione, non una regola

Come fa notare su Twitter Vittorio Nicoletta, dottorando in sistemi decisionali e analisi dei dati all'Università Laval in Canada, "il monitoraggio del ministero della Salute si porta dietro questi problemi da sempre. È stato ripetuto innumerevoli volte". Calcolare l'occupazione dei posti letto negli ospedali anche su quelli convertiti o futuribili vanifica il fine della norma. Perché se lo scopo principale delle misure è quello di evitare il sovraccarico delle strutture, convertire i posti letto per non finire in zona gialla e arancione impedisce all'ospedale di funzionare come dovrebbe. E rende il sistema del cambio colore più simile a un'interpretazione che a una regola.
 

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