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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Zona gialla: quali sono le regioni in cui "non funziona"

Il professor Andrea Crisanti delinea situazioni e scenari per le prossime settimane: "Abbiamo imparato che le zone rosse funzionano", mentre le altre "funzionano meno bene, specialmente se la zona gialla applica misure di sorveglianza e contenimento sbagliate, come ad esempio il Veneto". Se è iniziata la terza ondata "lo sapremo tra una settimana"

La zona gialla non funziona? Forse non funziona più? Forse non ha mai funzionato a dovere. A instillare il dubbio è a Buongiorno, su Sky TG24, Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova. Se è iniziata la terza ondata "lo sapremo tra una settimana o due".

"Terza ondata: tra 7-8 giorni sapremo se ci sarà davvero"

Il professore ha affrontato vari temi. "In questo momento - ha proseguito - i dati che abbiamo sono tutti falsati dal numero di tamponi fatti, che in queste settimane hanno avuto un andamento erratico a causa delle festività. Per capire quello che è successo durante le vacanze dovremo aspettare sette o otto giorni". Di fatto "si riaprono di nuovo le scuole al buio. Credo sia inaccettabile che dopo quattro mesi dall'implementazione delle misure di contenimento ancora non abbiamo dei dati per capire se hanno funzionato o meno"

Cosa succede se la zona gialla non funziona

Sulle misure anticovid adottate Crisanti ha detto che "abbiamo imparato che le zone rosse funzionano, mentre le zone gialle funzionano meno bene, specialmente se la zona gialla applica misure di sorveglianza e contenimento sbagliate, come ad esempio il Veneto che è rimasto zona gialla e questo è stato considerato come una specie di premio, una medaglia, un lustrino con cui dimostrare che si era bravi. Sono state applicate misure di sorveglianza basate sui tamponi rapidi, che di fatto non sono adatti a questo scopo, e hanno permesso che la maggior parte delle Rsa del Veneto si infettassero. Per proteggere comunità come anziani e ospedali non si possono utilizzare test rapidi, che hanno una sensibilità del 30%, ogni dieci positivi ne mancano tre. Una volta che una persona infetta entra dentro fa una strage".

Zona gialla rafforzata oggi e domani: cosa si può fare

Oggi come oggi sono nove le regioni italiane a rischio zona arancione da lunedì 11 gennaio: il prossimo Dpcm in arrivo entro il 15 gennaio dovrebbe confermare o forse aumentare le restrizioni in tutta Italia. 

Entra in vigore oggi giovedì 7 gennaio il nuovo decreto del governo che regola le restrizioni anti-Covid fino al 15 gennaio. Nel fine settimana varranno le regole della zona arancione, ma oggi e domani 8 gennaio l’Italia torna in zona gialla, con la riapertura dei bar e dei ristoranti per la prima volta dopo la stretta decisa per le festività natalizie. Al contrario di quanto previsto prima di Natale, però, è una zona gialla “rafforzata“. Che cosa significa? 

È stato prorogato intanto fino al 15 gennaio il blocco degli spostamenti tra Regioni. Si potrà uscire dalla propria Regione solo per motivi di lavoro, salute e necessità muniti dell'apposita autocertificazione. Resterà sempre consentito il rientro presso la propria residenza o abitazione, ma non ci si potrà recare presso la propria seconda casa se questa si trova in una Regione diversa. Confermato il limite di una sola uscita al giorno, ad un massimo di due persone, per andare a trovare amici e parenti. Nei giorni festivi e prefestivi scatterà invece la zona arancione. Bar e ristoranti resteranno chiusi e non sarà possibile uscire dal proprio Comune. I negozi potranno restare aperti. Rimane in vigore anche un'altra eccezione del decreto Natale, quella pensata per i piccoli Comuni. Chi abita in un Comune con meno di 5 mila abitanti potrà infatti spostarsi in un raggio di 30 chilometri, ad esclusione dei capiluoghi.

Torniamo al tema caldo di questi giorni, il rientro in classe. Se possiamo permetterci o meno la riapertura delle scuole "la cosa più grave è che nessuno lo sa. Con questi provvedimenti forse abbiamo raggiunto un certo equilibrio tra la capacità del virus di trasmettersi e quella delle nostre attività di contenerlo. Ora noi questo equilibrio lo perturbiamo, permettiamo nuove opportunità al virus per trasmettersi con scuole, assembramento sui trasporti, assembramenti fuori alle scuole. Io prenderei un distretto scolastico in ogni zona, gialla, arancione o rossa, e aspetterei 20 giorni per vedere quello che succede. Aprirei le scuole in una provincia per vedere se queste misure funzionano, perché così abbiamo dei numeri. In queste aree farei test rapidi a tappeto per capire se il virus si trasmette. In questo modo avremmo dei numeri per capire cosa dobbiamo fare".

Zona rossa, arancione o gialla: "Cambiare i 21 parametri"

Secondo Crisanti i ventuno parametri "dovrebbero essere cambiati, ci sono segni che questo accadrà. Verrà dato molto più peso al numero dei casi giornalieri e al valore dell'Rt". "I ventuno parametri - ha spiegato - dobbiamo immaginarli come una specie di catena che intrappola il virus: la forza di questa catena è determinata dalla forza dell'anello più debole. Se i posti in terapia intensiva e in ospedale hanno un peso importante, creano un effetto paradosso. Più posti in ospedale permettono al virus di circolare".

Il numero dei vaccini che stiamo facendo è adeguato? "In questa fase è ancora presto per dirlo, tutto il sistema deve essere rodato. È chiaro che se andiamo con questi numeri non vaccineremo in numero sufficiente entro la fine dell'anno, il ritmo deve essere incrementato. Dovremo passare dal rodaggio a una fase di vaccinazione massiccia che penso avverrà verso la fine del mese. Ci vorrà un po' di tempo. C'è sicuramente la volontà politica e le risorse per aumentare il numero dei vaccini".

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