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Giovedì, 25 Aprile 2024
Scenari e restrizioni

Zona gialla dal 31 gennaio: le Regioni in cui l'addio all'arancione è più di un'ipotesi

Cambio colore all'orizzonte? Sarà decisivo il prossimo monitoraggio dell'Iss. Alcune aree ci credono davvero per la flessione netta della curva degli ospedalizzati (come il Veneto), altre per una eventuale modifica dei parametri del grado di rischio (come la Sardegna)

Oggi in Italia ci sono 14 regioni arancioni, 5 regioni gialle e solo 2 nella fascia di rischio più elevata, quella rossa. Con il passare delle ore sono sempre di più i territori che credono davvero a un cambio di colore alla fine di gennaio: chi con una ragionevole certezza e una solida fiducia per la flessione netta della curva del contagio e soprattutto degli ospedalizzati (come il Veneto), ma anche chi per un eventuale cambiamento di alcuni dei parametri che stabiliscono il grado di rischio di un'area geografica (come la Sardegna). Ci sono molte altre regioni nel limbo. Sicilia e Bolzano verso l'addio alla zona rossa.

Zona gialla, Zaia: "Penalizzate le Regioni che fanno più tamponi"

Il governatore veneto Luca Zaia da 48 ore dice ai quattro venti che il "suo" Veneto merita il giallo quanto prima. I dati sono effettivamente incoraggianti, e dal 31 gennaio potrebbero esserci davvero novità (decisivo il monitoraggio Iss del 29 gennaio). Ci sono alcune criticità da risolvere secondo Zaia, che non gradisce nemmeno la "zona rosso scuro" pensata dall'Europa per limitare gli spostamenti: ma il discorso sui criteri utilizzati per stabilire la fascia di rischio vale tanto per il Veneto quanto per le altre regioni: "Regioni e zone “deep red”? Ci risiamo.. Ancora annunci basati su calcoli sbagliati". Chiede - intervistato dal Corriere della Sera - parametri "davvero omogenei". Che cosa non sta funzionando? "Ogni giorno le regioni fanno i loro tamponi, trovano i positivi che trovano, poi dividono la popolazione per il numero dei positivi. Così si calcolano i positivi ogni 100 mila abitanti a settimana".

L'inghippo per il presidente del Veneto è tutto lì: "Se per paradosso una regione non facesse i tamponi, sareb e la più libera del mondo. È ovvio che più tamponi fai, più positivi trovi. Se peschi con la rete prendi più pesci che se peschi all’amo. E comunque lo stato effettivo della salute di un territorio andrebbe valutata in modo un pochino più sofisticato".

La ricetta è la seguente: "Ogni regione dovrebbe pre- sentarsi con la stessa percen- tuale di tamponi sulla popola- zione casuale. Solo così avre- mo l’esatta incidenza del virus. [...] Sul numero dei contagi assoluti, il Veneto ha sempre avuto la medaglia d’oro, cosa che qualche no- stro maldestro detrattore vo- leva far passare come una col- pa. A dicembre, il nostro picco, noi facevamo 60 mila tamponi al giorno. I positivi erano 3.000, e la nostra incidenza dunque era del 5%. Negli stessi giorni un’altra Regione faceva 400 tamponi e trovava 40 positivi. La sua incidenza era il 10%, il doppio della nostra. Ma sui giornali, e non solo, eravamo 3.000 a 40".

Zona arancione, la Sardegna vuole tornare subito in giallo 

La Sardegna punta al giallo dal 31 gennaio, quindi senza attendere le due settimane "di rito", perché è già partita la corsa della Regione per riportare la Sardegna alla fascia inferiore di rischio con un ricorso al Tar, mentre il viceministro della Salute a sorpresa annuncia nuovi criteri per rivalutare la classificazione dell'isola. Potrebbero davvero esserci novità a stretto giro di posta.

"In Sardegna vi sono delle catene di trasmissione in alcune aree che inficiano il valore R0, tanto da dare un rischio elevato e far scattare la zona arancione - ha spiegato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri a Timeline su Sky TG24, commentando la situazione epidemiologica in Sardegna.Servirà, dopo una settimana, una rivalutazione di questi dati, inserendo i 30 nuovi posti letto di terapia intensiva, e rivalutare il peso dell'R0. Nei parametri l'R0 ha un valore troppo alto. Credo nei 21 parametri, ci ho sempre creduto, ma penso che recentemente sia stato dato troppo peso all'R0. Questo è penalizzante, non solo per la Sardegna. Spero che l'Iss e i tecnici, magari d'accordo con le Regioni, possano trovare un accordo sul limite di questo parametro". 

Il numero di riproduzione di una malattia infettiva (R0) è il numero medio di infezioni trasmesse da ogni individuo infetto ad inizio epidemia, in una fase in cui normalmente non sono effettuati specifici interventi (farmacologici e no) per il controllo del fenomeno infettivo. R0 rappresenta quindi il potenziale di trasmissione, o trasmissibilità, di una malattia infettiva non controllata.

"Abbiamo detto da subito che i calcoli che riguardano la Sardegna sono sbagliati - dice oggi il presidente della Regione, Christian Solinas - non esiste un rischio rispetto al carico delle terapie intensive in questo momento, perché abbiamo posti a sufficienza. Il calcolo e i numeri vanno valutati in maniera critica, quelli di due settimane fa e ancor più quelli di oggi, con gli indicatori tutti migliorati, consentono al Governo di mantenere per la regione la classificazione gialla". Quindi la stoccata: se il Governo non tornerà sui suoi passi nelle prossime ore, Solinas conferma "l'intenzione di tutelare le ragioni della Sardegna e il nostro tessuto economico e imprenditoriale in tutte le sedi, a iniziare dal Tar". Vedremo se si passerà dalle parole ai fatti o se si attenderà il monitoraggio di venerdì.

Zona gialla dal 31 gennaio: le Regioni che credono al cambio colore

Le 14 Regioni in area arancione sono Calabria, Emilia Romagna, Veneto, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Valle d'Aosta, Sardegna e Lombardia. Tra queste, chi sono quelle più papabili per il cambio colore.

Il Veneto come detto è la Regione con più chance di passare in giallo. Segue la Sardegna, per motivi di ricalcolo più che per il rallentamento del contagio da coronavirus. In ballo c'è anche l'Emilia Romagna, per la quale i dati sono tutti in calo mentre l’unico dato stazionario è l’occupazione dei reparti di terapia intensiva, che rimane al 30%, pochissimo sopra la media nazionale.

Per quel che riguarda le Marche, Francesco Acquaroli, presidente della Regione, ha annunciato un dossier per chiedere al governo di far tornare le Marche in zona gialla, una volta terminate queste due settimane di arancione: termine che scatterà domenica 31 gennaio.

Si respira ottimismo anche nel Lazio, dove si aspetta l'aggiornamento delle tabelle a cura dell'Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute che fissano le fasce colorate: il ritorno in zona gialla potrebbe esserci già domenica, allo scadere dei 14 giorni di validità dell'ordinanza firmata dal ministro Speranza venerdì 15 gennaio: l'Rt laziale ora è ben sotto a 1, a 0,94.

Vede il traguardo della zona gialla abbastanza vicino anche la Liguria: con Rt medio (indice di contagio) sotto 1 e rischio complessivo basso è senz'altro tra le maggiori candidate a passare in zona gialla già da domenica 31 gennaio. Tra quattro giorni ne sapremo di più.

La Toscana resta gialla: prima di Natale era stata a lungo rossa e arancione, nell'ultimo mese è tra le regioni più grandi quella che ha visto un più netto miglioramento di tutti i parametri.

Zona gialla: quando si decide il cambio colore delle Regioni

Il prossimo monitoraggio è atteso venerdì 29 gennaio, e sarà basato su dati della settimana dal 18 al 24 gennaio. Con un aggiornamento fino al 27 gennaio. Poi sabato 30 gennaio potrebbero arrivare le ordinanze del ministero della Salute, eventualmente in vigore già da 24 ore dopo, domenica 31 gennaio 2021.

Nessuna regione italiana al momento ha numeri da zona bianca, ovvero dove la circolazione del virus Sars-CoV-2  è così bassa e la pressione sul sistema sanitario sul Covid così ridotta che si possono allentare praticamente tutte le restrizioni. La zona bianca è un'ipotesi di scuola, non una possibilità vera visto l'andamento dell'epidemia nel nostro Paese.

Regioni in zona rossa scuro: il "paradosso"

Il Friuli-Venezia Giulia spera nella zona gialla, ma il suggerimento europeo della zona “rosso scuro” assieme a Veneto, Emilia Romagna e provincia di Bolzano preoccupa. Certo, per adesso la mappa europea è informale, e basata sul parametro dei 500 contagi su 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni. La nuova mappa ufficiale sarà pubblicata nei prossimi giorni dopo ulteriori verifiche dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione delle malattie. Ma i dati che arrivano dalle strutture del territorio non delineano uno scenario così pesante. L’idea europea di introdurre test e quarantena obbligatori per chi viene da zone ad alta incidenza di contagi è, al momento, solo un'idea (che non piace ai governatori). Inoltre non si esclude che nei prossimi giorni la soglia di 500 contagiati per 100mila abitanti possa essere alzata, facendo uscire molte- magari tutte - le aree italiane dal "rosso scuro". 

"Imporre ai cittadini delle nostre Regioni l'obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell'Unione europea, così come previsto per le realtà colorate di 'rosso scuro', significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi e non, come sarebbe invece necessario, operare una valutazione su parametri epidemiologici oggettivi." Lo dichiarano i governatori dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e del Veneto, Luca Zaia, a commento della notizia secondo la quale le tre Regioni rischierebbero di entrare in zona 'rosso scuro' in ragione di un'incidenza di contagi, calcolata sui 14 giorni, superiore alle 500 unità su 100mila soggetti testati. "Il dato dell'incidenza sui 100mila abitanti - spiegano i tre governatori - implica pertanto che la valutazione viene operata sul numero assoluto di positivi riscontrati." "Ne deriva dunque una situazione paradossale - concludono Bonaccini, Fedriga e Zaia - che, anziché incentivare le amministrazioni a potenziare i controlli sui cittadini, andrebbe a premiare quelle realtà che, per non rischiare di sforare i parametri indicati, dovessero deliberatamente decidere di ridurre la somministrazione di tamponi."

L'Alto Adige chiude da domenica bar e ristoranti

Restando sul tema rosso scuro, Il governatore dell'Alto Adige Arno Kompatscher, invece, lamenta che "purtroppo, le valutazioni si basano soprattutto sull'incidenza settimanale (sui positivi ogni 100mila abitanti), senza mettere questo dato in correlazione ai numeri di test effettuati, ovvero il numero test ogni 100mila abitanti. Seguendo questa logica una regione che non effettua test non avrebbe problemi, perché avrebbe un'incidenza di zero". 

In Alto Adige, per Roma zona rossa e per Bruxelles a rischio rosso scuro, da domenica chiuderanno bar e ristoranti. Lo ha annunciato Kompatscher, che giovedì firmerà un'ordinanza. "Siamo convinti che la nostra strategia di effettuare molti test, ben oltre la media nazionale e internazionale, sia la strada giusta, anche se questo ci penalizza nelle classificazioni", ha aggiunto Kompatscher. "Sarebbe infatti giusto - ha proseguito - non solo contare i positivi, ma anche i test effettuati su 100.000 abitanti"

Punta invece con decisione all'arancione dal 31 gennaio la Sicilia, che oggi è rossa, così come la provincia di Bolzano. Arrivano segnali incoraggianti dalla curva dei contagi e dei ricoverati. 

Rischia di finirci invece in zona rossa, facendo il percorso inverso, l'Umbria, che si ritrova con valore inferiore dell'Rt che sfiora 1 e rischio complessivo alto per la terza settimana consecutiva secondo l'ultimo monitoraggio.

Che cosa si può fare oggi in zona arancione

In zona arancione dalle 5 alle 18 è permesso l'asporto di cibi e bevande da tutti i locali, dalle 18 alle 22 solo dai locali con cucina. Consegna a domicilio invece senza limiti di orario. In zona arancione si può circolare dalle 5 alle 22 nello stesso Comune. E' consentita una sola visita al giorno a casa di parenti o amici, nello stesso Comune, in massimo 2 persone più figli minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi. Dai Comuni fino a 5.000 abitanti, gli spostamenti sono consentiti anche entro i 30 chilometri dai confini con divieto di andare nei capoluoghi di Provincia. E' possibile spostarsi in altri Comuni per lavoro, salute o necessità o per servizi non presenti nel proprio. Resta il coprifuoco dalle 22 alle 5. E' necessaria l'autocerficazione per spostarsi.

I centri commerciali sono chiusi nei giorni festivi e prefestivi. Restano però aperti all'interno farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabaccherie, edicole, librerie, vivai. 

A scuola attività in presenza al 100% per scuole dell'infanzia, elementari e medie (queste ultime tranne che in Campania, dove resteranno chiuse fino al 25 febbraio). Alle scuole superiori c'è la didattica in presenza alternata per minimo il 50% e fino al 75% degli alunni. Università aperte o chiuse su autonoma decisione dei rettori, sempre in base all'andamento dell'epidemia su base locale.

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