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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ipotesi realistica? / Bergamo

La provincia che chiederà la deroga in caso di zona rossa

Bergamo si appella a Fontana e Moratti e chiede allentamenti alle restrizioni nel caso in cui la Lombardia dovesse passare domenica nell'area con maggiori chiusure. Gori e Gafforelli sottolineano il numero contenuto di casi di Covid-19, la metà della media regionale. Ma non sarà facile (e forse non sarebbe nemmeno utile)

La provincia di Bergamo ci prova. Bèrghem e la provincia orobica chiedono deroghe e allentamenti alle restrizioni nel caso in cui la Lombardia dovesse passare domenica in zona rossa. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e il presidente della Provincia di Bergamo, Gianfranco Gafforelli, hanno inviato una lettera al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e all'assessore al Welfare, Letizia Moratti.

Zona rossa Lombardia: Bergamo chiede la deroga alla Regione

Nelle prossime ore è attesa l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che traghetterà l'Italia in zona arancione o rossa. Il decreto legge 14 gennaio e il nuovo Dpcm che deve ancora essere varato ufficialmente. I beninformati assicurano che il nuovo report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute potrebbe indicare per l'Italia un Rt ancora in salita a 1,10 dall'1,03 della settimana scorsa. Per Ansa solo sei regioni rimarrebbero gialle: Abruzzo, Basilicata, Campania, Sardegna, Toscana e Valle d'Aosta. Tutte le altre rischiano l'arancione, con la Lombardia e la Sicilia che vedono rosso. "La Lombardia dovrebbe entrare in zona rossa. A confermarlo è stato il presidente della Regione Attilio Fontana a margine di un evento a Concorezzo, in Brianza. "Ho appena parlato con il ministro Speranza -  è una punizione che la Lombardia non si merita. Mi ha detto che farà fare ancora dei controlli". La speranza di diventare zona arancione non tramonterà fino all'ufficialità.

Chiedono quindi distinzioni a livello provinciale da Bergamo. E chiedono a Fontana e Moratti di tenerne conto e farsene portatori al Ministero della Salute. Gori e Gafforelli sottolineano che il numero contenuto di casi di Covid-19 nel territorio provinciale, con 61 casi positivi ogni 100mila abitanti. La media regionale è invece il doppio, 122 casi, mentre i territori di Mantova, Como, Sondrio, Milano e Varese, registrano oltre 200 casi ogni 100mila abitanti. "La situazione del nostro territorio probabilmente proprio in ragione dell'estesa platea di cittadini entrati in contatto con la malattia nella scorsa primavera, intorno al 30% della popolazione secondo le diverse indagini sierologiche condotte nei mesi successivi, oltre che in ragione di una diffusa consapevolezza, tra i cittadini bergamaschi, riguardo alla necessaria osservanza delle regole volte alla prevenzione dei contagi, appare in questa fase peculiare". 

Zone rosse: la decisione spetta al Ministero della Salute

''Nel testo del Dpcm -scrivono Gori e Gafforelli - è chiaramente indicato che la decisione spetta al Ministro della Salute. Riteniamo tuttavia imprescindibile il Suo prioritario consenso, in ragione anche del parere che potrà ricevere dal Cts regionale. Crediamo fermamente che si possano comprendere le difficoltà e le sofferenze cui il protrarsi delle limitazioni anti-Covid, se non addirittura il loro inasprimento, sottopone i cittadini dei nostri territori, ed in particolar modo gli studenti, le loro famiglie e gli operatori dei settori economici (ristorazione, somministrazione, commercio, attività culturali e sportive, per citare solo i principali) costretti alla chiusura o ad una sostanziale limitazione delle rispettive attività".

Queste limitazioni "sono necessarie e doverose ovunque gli indicatori di diffusione del contagio segnalino situazioni tali da mettere seriamente in pericolo la salute dei nostri cittadini (e a tale proposito Le anticipiamo che ove le autorità preposte, con validi e giustificati motivi, dovessero ritenere che anche la provincia di Bergamo rientri in questa casistica sarà nostra cura, insieme alle altre istituzioni del territorio, adoperarci per il pieno rispetto delle norme in vigore)", sottolineano il sindaco di Bergamo e il presidente della Provincia. "Dove viceversa le condizioni epidemiologiche siano oggettivamente migliori, come pare essere in questa fase per la provincia di Bergamo e come auspichiamo possa presto essere per altre province lombarde, riteniamo si giustifichi l'esenzione prevista dal Dpcm, al limite anche solo parziale, ossia innanzitutto a beneficio di quelle situazioni, scuole in testa, e a seguire commercio e ristorazione, delle quali riteniamo prioritario favorire un progressivo ritorno alla normale attività".

"Serve un modello alternativo, basato sulle Province e non sulle Regioni"

La proposta di un modello basato sulle aree rosse per Provincia, e non per Regione, non è una novità assoluta. Ne ha spiegato le regioni il medico Paolo Spada qualche giorno fa sulla partecipata pagina Facebook "Pillole di ottimismo":. Sarebbero due le caratteristiche fondamentali di un modello basato sull’incidenza e non sull’Rt: limitare le misure restrittive solo alle zone davvero in difficoltà, risparmiando le altre. Ma anche coinvolgere maggiormente il cittadino sul proprio territorio. Spada cita a supporto della sua proposta anche uno studio della Società Italiana di Epidemiologia, pubblicato da Scienza in Rete, dal titolo eloquente: “Solo il rosso funziona”. Comparando i tassi di incidenza delle regioni gialle, arancioni e rosse, si dimostra che solo queste ultime hanno avuto una riduzione importante e omogenea dell'incidenza di Covid-19, di gran lunga superiore a quanto riscontrato nelle regioni in arancione e in giallo. Secondo Spada serve "un sistema più vicino al cittadino, più legato al territorio", che possa garantire "maggiore aderenza e scopo ai sacrifici imposti dai momenti in cui la circolazione virale è più intensa".

"D’altra parte, non appena le condizioni lo consentono, è indispensabile riprendere ossigeno vitale, sia per le necessità lavorative ed economiche, sia per quelle individuali, fisiche, psicologiche (culturali, artistiche, la lista potrebbe essere molto lunga). La persistenza di chiusure a oltranza, generalizzate su tutto il territorio, non appare più sostenibile".

Difficile che un sistema con "isole" arancioni o gialle all'interno delle zone rosse possa però essere efficace, soprattutto in Regioni popolose e densamente abitate come la Lombardia, con un tessuto produttivo ed economico ramificato, dove moltissimi cittadini risiedono in una provincia ma lavorano in un'altra, e potrebbero quindi continuare a spostarsi all'interno del territorio regionale senza limitazioni, in qualsiasi caso. "Concentrare gli sforzi nelle zone in cui è davvero più elevata l’incidenza, può farle più rapidamente rientrare entro limiti tollerabili, e insieme sollevare il peso dalle altre" dice Spada. C'è poi il tema dei controlli: alcuni utenti che hanno dovuto fare viaggi in zona rossa raccontano nei commenti al post del medico di non aver trovato alcun posto di blocco in centinaia di chilometri. Sarebbe impossibile presidiare i confini tra le province. Molto apprezzato da altri commentatori il discorso della responsabilità del cittadino, che starebbe scemando proprio a causa della generalità con cui vengono disposte le chiusure. Non esiste sicuramente una soluzione facile. Il dibattito resta aperto.

EDIT ore 13.30- Il  ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, firmerà nelle prossime ore una nuova ordinanza che andrà in vigore a partire da domenica 17 gennaio. Passano in area rossa la provincia autonoma di Bolzano e le Regioni Lombardia e Sicilia. Passano in area arancione le Regioni Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta. Restano in area arancione Calabria, Emilia-Romagna e Veneto.

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