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Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità

Il governo Draghi verso il lockdown nazionale entro venerdì: super zona rossa in tutta Italia, scuole chiuse e anticipo del coprifuoco

Se questa settimana tornano a salire i contagi il Dpcm 2 marzo diventa già vecchio. Ci vuole una stretta per fermare la diffusione delle varianti e la terza ondata dell'epidemia di coronavirus. La decisione entro il 12 marzo. Ma l'esecutivo è diviso tra rigoristi e aperturisti. Cinque opzioni sul tavolo: l'ultima è il lockdown totale. La soglia dei 40mila contagi al giorno e l'ultima circolare del ministero sulle regole in zona rossa, arancione e gialla

Il governo Draghi è a un bivio nell'emergenza coronavirus. Il nuovo Dpcm del 2 marzo entrato in vigore sabato 6 forse è già vecchio: c'è bisogno di una nuova stretta per fermare la crescita dei contagi scatenata dalla terza ondata dell'epidemia di Sars-CoV-2: una super zona rossa, come la chiamano i giornali. La nuova stretta potrebbe arrivare già a partire da venerdì 12 marzo con regole valide per lunedì 15. Nuove regole per le zone rosse e arancione scuro con la possibilità di applicare anche una super zona rossa e anticipo del coprifuoco insieme al lockdown totale per almeno tre settimane sono le principali opzioni per l'esecutivo. Che però è diviso al suo interno tra rigoristi e aperturisti. Mentre 25 milioni di cittadini si trovano in semi-lockdown e un sondaggio dice che il 44% degli italiani vuole un lockdown duro ma limitato nel tempo, e Massimo Galli, infettivologo del Sacco, dice chiaro e tondo che le misure adottate non bastano. Intanto il Cts smentisce l'incontro di oggi e Andrea Crisanti dice che un altro lockdown sfinirebbe la popolazione. Intanto in zona rossa vanno le province di Pesaro e Urbino nelle Marche. 

Il governo Draghi verso il lockdown nazionale entro venerdì: super zona rossa in tutta Italia, scuole chiuse e anticipo del coprifuoco

La divisione nel governo tra aperturisti e rigoristi potrebbe ritardarne l'azione e creare una situazione simile a quella in cui si è trovato poco più di un anno fa il Conte Bis. Che insieme alla Regione Lombardia ha ritardato il lockdown nel territorio consentendo al virus di accrescere la sua circolazione. Mario Draghi ha sul tavolo il verbale del Comitato Tecnico Scientifico dopo l'incontro di venerdì con il governo in cui i tecnici mettono nero su bianco che consigliano “la riduzione delle interazioni fisiche e della mobilità” e “analogamente a quanto avviene in altri paesi europei” il rafforzamento delle misure su tutto il territorio nazionale. Il Cts ricorda anche che chiudere le scuole quando l'incidenza supera i 250 casi ogni 100mila abitanti a settimana non basta: bisogna imporre una serrata anche ad altri servizi, compresi i centri commerciali e i luoghi di assembramento. "Ci troviamo tutti di fronte, in questi giorni, a un nuovo peggioramento dell'emergenza sanitaria. Ognuno deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus. Ma soprattutto il governo deve fare la sua. Anzi deve cercare ogni giorno di fare di più. La pandemia non è ancora sconfitta ma si intravede, con l'accelerazione del piano dei vaccini, una via d'uscita non lontana", ha detto oggi Draghi nel videomessaggio in apertura della Conferenza 'Verso una Strategia Nazionale sulla parità di genere'.

Zona rossa nel week end e gialla rafforzata a marzo: le modifiche al Dpcm di Draghi per il lockdown nel fine settimana

Mentre proprio ieri il ministro della Salute Roberto Speranza a Mezz'ora in più ha detto chiaro che esclude il lockdown perché c'è una certa differenza nella diffusione dell'epidemia nei territori, ma anche che con le varianti ritiene che sia necessaria una stretta. "C'è un fatto nuovo che sono le varianti, secondo l'Iss la variante inglese riesce a diffondersi con una maggiore velocità del 35-40% rispetto al ceppo originario. Almeno il 54% dei casi che riscontriamo in Italia è dovuto a questa variante e questo lo vediamo dalla curva che è risalita". Il ministro ha pronosticato più zone rosse dalla prossima settimana: "Noi monitoriamo la curva e verificheremo quali misure siano più adeguate, io mi aspetto che le varianti abbiano un impatto e che che altre regioni vadano verso il rosso". Le opzioni sul tavolo del governo sono cinque:

  • un lockdown totale con zona rossa nazionale per tre o quattro settimane;
  • una zona arancione scuro o rafforzata nazionale per un mese;
  • una zona rossa solo nel week end;
  • una zona arancione nel week end;
  • un coprifuoco anticipato alle 19 o alle 20 su tutto il territorio nazionale.

Ma, spiega Repubblica, “le ultime due misure sono blande, rispetto allo scopo. Le prime due invece sono radicali, ma hanno il pregio della celerità: non attendere le inevitabili chiusure dei territori a macchia di leopardo, che comunque arriveranno, come indica l’evoluzione dell’indice Rt”. Il Report #42 del monitoraggio settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero ha messo nero su bianco la settimana scorsa che:

  • si conferma per la quinta settimana consecutiva un peggioramento nel livello generale del rischio;
  • le Regioni/PPAA sono invitate ad adottare, indipendentemente dai valori di incidenza, il livello di mitigazione massimo a scopo di contenimento;
  • è fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile.

Ovvero, anche il report della Cabina di Regia chiede “le misure di mitigazione massime”, ovvero la zona rossa nelle regioni. Intanto mezza Italia da oggi va verso il lockdown dopo il balzo di contagi e ricoveri negli ultimi cinque giorni. La Campania va in rosso e Veneto e Friuli-Venezia Giulia in arancione mentre la Lombardia si salva all'ultimo varando una zona arancione scuro o rafforzato. Fra una settimana la stretta scatterà al superamento della soglia di 250 casi settimanali ogni centomila abitanti ma entro questa settimana il governo deve prendere una decisione. Una decina di giorni fa il ministro Speranza aveva proposto una zona arancione scuro per tutta Italia entrando in rotta di collisione con Matteo Salvini e Stefano Bonaccini che invece chiedevano addirittura i ristoranti aperti a cena. Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è schierato su Facebook a favore della stretta: "Purtroppo, come stiamo vedendo anche in questa nuova fase politica, non ci sono alternative a misure più rigide, perché se è vero che ci siamo abituati alla convivenza con il virus, è altrettanto vero che questa ondata è provocata da nuove varianti che stanno preoccupando tutta Europa e vanno contenute". 

Super zona rossa in tutta Italia per un lockdown di un mese: si decide venerdì 12 marzo

Il Corriere della Sera scrive oggi che venerdì, sulla base del monitoraggio, altre Regioni potranno entrare in zona rossa e a quel punto gran parte dell'Italia sarà sottoposta a forti misure di contenimento. Eppure potrebbe non bastare, perche se si vuole far correre la campagna vaccinale bisogna tenere a freno i nuovi contagi. Per questo il governo potrebbe varare la stretta proprio entro venerdì 12 marzo, per farla entrare in vigore insieme alle ordinanze sulle regioni in zona arancione e rossa da lunedì 15 marzo. Che tipo di stretta? Repubblica scrive oggi che la parola “zona rossa” per tutta l’Italia non è più un tabù.

Se dovesse essere necessario un lockdown per vaccinare più in fretta, ragionano fonti di governo, «siamo pronti». Magari lasciando fuori dalle restrizioni alcune Regioni con tassi di contagio da zona bianca. Anche di questo si discuterà nella riunione straordinaria che si terrà oggi tra i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, il capo del Cts Agostino Miozzo e il commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo.

Al termine della riunione il presidente Draghi farà un punto con la cabina di regia di maggioranza per decidere il da farsi.L'ipotesi ricorda molto quella circolata già ai tempi del governo Conte e che prevedeva cento giorni di zona rossa per chiudere l'emergenza e vaccinare in tranquillità. L'ipotesi è di "un rosso globale per tre settimane. Per velocizzare le procedure, per precettare il maggior numero di vaccinatori". Anche perché pure le scuole sono rimaste chiuse durante la campagna di vaccinazione perché gli insegnanti lamentavano gli effetti collaterali del vaccino. Il quotidiano spiega che la super zona rossa andrà di pari passo con il piano di vaccinazione, che avrà un unico criterio per evitare “le vaccinazioni per casta”, che sarà anagrafico e alfabetico.

Per questo, spiega oggi La Stampa, si aspetta prima di valutare misure come l’anticipazione del coprifuoco dalle 22 alle 20 o addirittura alle 18: "Man mano che i contagi aumentano le regioni passano in zona rossa o arancione, dunque di fatto le restrizioni sono automatiche", spiega uno degli esperti al quotidiano. "L'epidemia sta correndo, i dati sono preoccupanti e ormai sappiamo qual è la soluzione migliore: quando si dichiara “zona rossa” la curva decresce". Ma "il lockdown come quello dell’anno scorso è improponibile e, peraltro, l’andamento della curva dei decessi ci fa pensare che si comincino a vedere gli effetti delle vaccinazioni sugli over 80, le persone più fragili". C'è anche da far notare che lo stesso Speranza aveva promesso 13 milioni di vaccinati contro il coronavirus a fine marzo e attualmente il numero di quelli che hanno ricevuto prima e seconda dose ammonta appena a 3,7 milioni. Bisognerebbe vaccinare 400mila persone al giorno a partire da oggi per riuscire a mantenere la promessa. 

Intanto l'assessore alla Sanità Luigi Icardi annuncia che "è molto probabile" che da lunedì prossimo il Piemonte entri in zona rossa. Lo dice in un'intervista a Radio Veronica One. "Il rischio zona rossa - dice - è piuttosto concreto. Ci avviciniamo ai 250 positivi ogni 100 mila abitanti, che è la soglia che fa scattare la zona rossa. Questa contagiosità molto elevata della variante inglese sta facendo aumentare in modo molto significativo i contagi" sottolinea Icardi anticipando che "domani sera avremo tutti i dati e mercoledì mattina potremo già dare una proiezione, ma è probabile". 

Chi spinge Draghi e l'Italia verso il lockdown totale (di un mese o due?)

Ieri il bollettino della Protezione Civile sul coronavirus riportava 20.765 positivi nelle ultime 24 ore e 207 vittime con 237mila test effettuati e un tasso di positività al 7,6%, in crescita. Sono 2.605 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 34 in più rispetto al giorno prima nel saldo quotidiano tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri in rianimazione, secondo i dati del ministero della Salute, sono 161 (ieri erano 214). Oggi sono 13.902 i test positivi al coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute, che portano il totale dall'inizio dell'emergenza a 3.081.368.  Il tasso di positività è stabile al 7,5% (ieri era del 7,6%). I numeri dei prossimi giorni, a questo punto, saranno fondamentali per decidere cosa fare. Due settimane fa una crescita del 33%, la settimana scorsa il 25%: un dato che fa ben sperare ma intanto le terapie intensive sono al 28% riempite: il limite critico è il 30% e alcune regioni sono già sopra la soglia. Il Report #42 evidenzia nel monitoraggio “un peggioramento nel livello generale di rischio per la quinta settimana consecutiva” e soprattutto “un’ulteriore accelerazione nell’aumento dell’incidenza a livello nazionale (195 casi per 100mila abitanti nella settimana 22-28 febbraio) che si sta rapidamente avvicinando alla soglia di 250 casi a settimana per 100.000 abitanti che im#pone il massimo livello di mitigazione possibile”. Il Corriere della Sera ricorda che le ordinanze firmate da Speranza si riferiscono sempre a numeri raccolti alla fine della settimana scorsa. Per questo il Cts chiede una revisione del sistema di raccolta dei dati per poter intervenire in maniera più tempestiva. Prima che si renda necessario il lockdown totale. Anche se su quasi 21mila positivi, più della metà sono in tre regioni, Lombardia ( quasi 4.400 casi), Emilia Romagna (3.056) e Campania (2.560) mentre in altre 8 non si raggiungono i 500 casi.

Ma lo spettro del lockdown totale si aggira comunque per l'Italia. “Le regioni che non sono ancora in zona rossa ci finiranno presto. La situazione si complica e siamo sempre all’inseguimento del virus,che detta l’agenda”, ha detto ieri a La Stampa l'infettivologo del Sacco Massimo Galli. Il problema è sempre lo stesso, ovvero che il governo Draghi, così come in più occasioni il governo Conte Bis, non agisce con la necessaria velocità e allora, invece di anticiparlo, si “insegue” il virus: “ È da fine dicembre che parliamo della variante inglese, più contagiosa del 40% come la brasiliana, e ora sta diventando prevalente. Le scuole e i ritrovi di giovani sono stati un volano per la terza ondata. I ragazzi si ammalano meno degli adulti, ma con le varianti si contagiano di più e portano il virus a genitori e nonni. La catena del contagio sta arrivando ai più fragili”.

La stessa cosa ha detto ieri il professore di biologia alla Temple University Enrico Bucci in un colloquio con Repubblica: “Chiudiamo per l’ultima volta e utilizziamo questa chiusura per vaccinarci tutti. Si possono fare due tipi di lockdown. Lo si può usare come sistema preventivo per evitare una nuova ondata. Oppure lo si può varare solo quando si è costretti, perché l’ondata è già arrivata e bisogna far scendere la curva. Per un lockdown preventivo siamo già in ritardo. Ma sappiamo che se lo adotteremo quando i numeri dei contagi ci obbligheranno, allora saremo costretti a farlo durare molto più a lungo. Se l’obiettivo è uscire il prima possibile dalla pandemia, si potrebbe combinare un lockdown rigoroso con una campagna vaccinale massiccia”. Quanto dovrebbe durare? “Un mese, forse due”.

Intanto il Fatto Quotidiano racconta oggi di una comunicazione - “Ulteriori indicazioni organizzative per l’intera rete ospedaliera nell’attuale fase emergenziale  – aggiornamento”- con la quale la dire zione Welfare del Pirellone ieri ha avvertito d’urgenza tutte le strutture sanitarie regionali che in Lombardia da oggi scatta la Fase 4 dell’emergenza. La più alta, quella che prevede l’apertura di 1.005 letti di terapia intensiva e di 7.250 letti di degenza acuti. Nonché “la riduzione fino alla sospensione dell ’attività di ricovero e dell’attività chirurgica procrastinabile”. Il tutto perché "stiamo assistendo a un netto e rapido aumento dei casi di Covid-19 che necessitano di ospedalizzazione e di terapia intensiva - scrive la Direzione Welfare - in particolare, il numero di pazienti ricoverati nelle terapie intensive è aumentato di 100 unità in 5 giorni". 

Il rimpallo tra governo e Regioni sul lockdown e il rischio di minori tamponi

Però tra Draghi e Conte una cosa non è cambiata: il governo e le Regioni continuano a rimpallarsi le responsabilità sulle misure da prendere. Il governatore della Puglia Michele Emiliano chiede all'esecutivo di prendersi la responsabilità di chiudere le scuole, facoltà che attualmente appartiene alle Regioni (che la usano proclamando le zone arancione scuro). Si tratta di scene già viste qualche tempo fa, ovvero ogni volta che c'erano da varare misure più restrittivo quando a Palazzo Chigi c'era Conte. Un rimpallo sul lockdown che porta a perdere tempo e permette al virus di accumulare vantaggio. C'è chi sostiene anche che la stretta della chiusura con 250 casi ogni 100mila abitanti potrebbe spingere le regioni a effettuare meno tamponi per evitare le chiusure. La strategia è suicida già di per sé perché comunque non potranno "nascondere" altri numeri (ad esempio il tasso di occupazione delle terapie intensive) che sono comunque validi per la stretta, e poi perché così rischierebbero di aumentare la circolazione del virus e peggiorare la situazione dell'epidemia sul loro territorio. D'altro canto già oggi il dato dei positivi è già inficiato dal contegio degli antigenici che hanno una sensibilità minore rispetto al test del tampone.

E secondo un'analisi di Tuttoscuola, in base ai dati della Fondazione Gimbe, nei prossimi giorni rischiano di finire in didattica a distanza, per via del nuovo Dpcm, 9 studenti italiani su 10 (90,1%) degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie. Si tratterebbe di 7,6 milioni di ragazzi che resterebbero a casa in virtù del nuovo provvedimento che dispone la chiusura delle scuole nelle aree con più di 250 contagi settimanali su 100 mila abitanti. Veneto, Piemonte, Lazio e Fvg potrebbero essere le prossime Regioni a chiudere completamente gli istituti scolastici. Nello specifico, secondo i calcoli di Tuttoscuola, potrebbero essere dunque 7.668.000 (più di 9 su 10) gli alunni di scuole statali e paritarie su un totale di 8.506.000 costretti a seguire le lezioni a distanza. I dati comprendono anche circa 1.235.000 bambini di scuola dell'infanzia esclusi dalle attività educative in presenza a scuola. Il Corriere ricorda che in ogni caso il Cts chiede anche la chiusura dei negozi e dei centri commerciali nelle zone in cui sono o saranno chiuse le scuole, per evitare che i ragazzi ci si ritrovino dopo la DaD. Oggi il ministro della Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi vedrà gli esperti del Cts e dell’Iss per valutare insieme tutte le possibili soluzioni. Diversi governatori premono per la più estrema: chiudere tutte le scuole in tutta Italia

Le regioni interessate da questa chiusura totale che andrebbero ad aggiungersi alle situazioni già note sono il Lazio con 821.329, il Veneto con 680.096, l'Emilia Romagna con 620.423, il Piemonte con 573.231, la Toscana con 504.616. Si potrebbero salvare da questa chiusura totale la Sicilia (indice a 142) con 615.891 alunni a scuola, la Val d'Aosta (indice 113) con 15.552 in presenza e la Sardegna (indice 61) con 207.286 alunni in zona bianca. Complessivamente vi sarebbero 838.712 (9,9%) alunni in presenza a scuola e 7.668.053 (90,1%) in dad, con la consueta alternanza del 50% per gli studenti delle superiori nelle regioni in cui è consentito. Con riferimento ai diversi settori scolastici, seguirebbero le attività didattiche a scuola 158.097 bambini delle scuole dell'infanzia (il 11,3%), 287.948 alunni della primaria (il 11%), 191.336 alunni della scuola secondaria di I grado (il 11,2%) e parzialmente in alternanza al 50% 201.331 studenti delle superiori (il 7,2%).

Il coprifuoco e la super zona rossa nel week end

L'opzione di anticipare il coprifuoco alle 19 o alle 20 e quella di portare tutta l'Italia in zona rossa nei week end sono ancora sul tavolo del governo. Si tratta di misure mitigatorie, che potrebbero aiutare a contenere un'ondata se questa davvero alla fine sarà meno virulenta di come si prepara. Di certo anche negli altri stati europei la terza ondata si è presentata con questi dati prima di esplodere. La soglia dei quarantamila contagi al giorno è ancora lontana nei numeri dei bollettini dell'emergenza, che per ora non registrano numeri nemmeno paragonabili a quelli in cui dovrebbe scattare il lockdown totale. Eppure un'accelerazione improvvisa nei contagi è esattamente quello che succede quando parte un'ondata. Per questo il governo guarda con attenzione ai numeri di questa settimana: se arrivasse l'improvvisa accelerazione dei contagi bisognerebbe muoversi con urgenza per varare misure restrittive, sperando che non sia troppo tardi per fermarla.

L'Italia intanto diventa sempre più rossa e arancione scuro. Da oggi, l'Italia cambia ancora i colori di alcune regioni. Il più acceso, il rosso, riguarda la Campania, dove l'alto numero di contagio determina il passaggio in zona ad alto rischio, con la chiusura di tutte le attività non essenziali, il divieto di andare fuori dal proprio Comune pure se verso le seconde case, e di avere incontri anche nella propria abitazione con non conviventi. La scuola in presenza era già stata fermata la settimana scorsa dall'ordinanza numero 6 del presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Nel week end, per evitare assembramenti legati all'arrivo delle nuove restrizioni, sono serrati i controlli disposti soprattutto a Napoli da prefetti e forze dell'ordine, anche se molti Comuni, come Benevento o Salerno, avevano emanato ordinanze con chiusura di strade e divieti. Questo non ha impedito ieri pomeriggio ressa e proteste a Napoli nelle zone dello shopping e della movida, sebbene, essendo la regione già in arancione, non ci fosse la possibilità se non con l'asporto per bere un caffé o mangiare.

La Campania si aggiunge così a Basilicata e Molise, zone rosse da tempo. Friuli-Venezia Giulia e Veneto, poi, passano in arancione dove trovano Abruzzo, Emilia, Marche, Piemonte, Umbria, Toscana e le province di Bolzano e Trento. In rosso anche le province romagnole di Rimini, Forli'-Cesena e Ravenna. Lazio e Liguria restano gialli, (anche se nella prima regione sono diversi i comuni in zona rossa), come Calabria, Puglia, Sicilia e Valle d'Aosta. In questo caso, sono consentite le visite tra parenti e amici (non più di due persone, esclusi i minorenni e una sola volta nella giornata), e i viaggi nelle seconde abitazioni. Inoltre, in zona gialla, riapriranno i muesi anche nei week end e dal 27 marzo, seppure con capienza molto ridotta, i cinema e i teatri. La Lombardia da sabato, poi, è in fascia arancione rafforzato, ma per disposizione del governatore Attilio Fontana. La Sardegna è bianca, unica regione in Italia dove è possibile ormai uscire per cenare in ristorante o in pizzeria e dove si attende una graduale riapertura anche per palestre e altre attività.

Attualmente, ricorda oggi Repubblica, sono 16 le regioni che nella settimana che si è conclusa ieri hanno visto un aumento dei casi: Piemonte, dove i nuovi infetti sono stati 12.087 (+47,8% rispetto alla settimana precedente), Friuli Venezia Giulia con 3.937 casi (+38,3%), Emilia-Romagna con 19.172 (+30,6%), Lombardia 23.801 (+29,9%), Puglia 8.407 (+27,6%), Marche 5.254 (+27,6%), Veneto 8.863 (+24,1%), Campania 17.602 (+21,4%), Basilicata 954 (+20,7%), Lazio 9.941 (+18,1%), Calabria 1.490 (+15,1%), Toscana 8.216 (+10,8%), Sardegna 554 (+10,1%), Liguria 2.422 (+9,8%), Sicilia 3.830 (+7,3%), Umbria 1.756 (+3,8%). In calo le due Province autonome e tre Regioni: Trento 1.868 casi (-10%), Abruzzo 3.038 casi (-10%), Molise 484 casi (-22,2%), Bolzano 1.520 casi (-31,3%), Valle d’Aosta 67 casi (-25,5%). A parte la Valle, in Abruzzo e Molise si sentono gli effetti della zona rossa. 

Il videomessaggio di Draghi

Draghi invierà un videomessaggio in occasione della Festa della Donna alla Commissione Pari Opportunità “per sottolineare la necessità di stare vicino alle famiglie” e per dare una speranza alle famiglie. Repubblica anticipa oggi che il premier parlerà della necessità del rilancio dell’occupazione femminile e della riduzione delle diseguaglianze tra uomini e donne, comprese quelle retributive, che sono una questione strategica nel programma di governo.

Sostenendo che senza un pieno coinvolgimento delle donne la ricostruzione dell’Italia post Covid-19 non sarà completa. L’Italia è tra i Paesi europei nei quali nei quali il differenziale retributivo tra uomini e donne è più marcato e il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi, sotto il 50%. E gli ultimi dati dell’Istat certificano che la caduta del tasso di occupazione è stata quasi doppia tra le donne rispetto agli uomini. 

Non ci si aspettano particolari indicazioni sulle zone rosse o sull'emergenza nell'intervento, che sarà comunque il primo dalla nomina visto che a illustrare le misure del Dpcm 2 marzo ha inviato i ministri degli Affari Regionali (Mariastella Gelmini) e della Salute. Proprio Gelmini intanto lavora a un piano per uniformare le procedure del piano vaccini rispetto alla babele di regole che stanno creando le Regioni. Forse però questa sarà la settimana in cui dovrà mettere mano alle norme sull'emergenza proprio prima di Pasqua. Esattamente come fece Conte con il Dpcm e il decreto legge di Natale che istituì le restrizioni a macchia di leopardo e il calendario che portava tutta l'Italia in zona rossa e arancione nei giorni di festa e in quelli precedenti.

E infatti c'è chi, come Giorgia Meloni, osserva che quest'epoca somiglia molto a quella del predecessore di Draghi: "Tutto cambia perché nulla cambi. Credo che il primo segnale di discontinuità che fosse legittimo aspettarsi dal nuovo governo dovesse essere quello di non procedere per Dpcm. Noi non possiamo considerare "emergenziale" la situazione nella quale ci troviamo, perché dopo più di un anno è la normalità. E la libertà delle persone, nella normalità di una nazione democratica, non si limita con un atto amministrativo. Credo che questi siano i grandi interrogativi di questo tempo e dispiace che Mario Draghi abbia esordito in continuità con il lavoro di Conte". Il Giornale sintetizza oggi tre ipotesi di lockdown attorno a cui sta ragionando l'esecutivo: 

  • una zona rossa nazionale chiesta dagli esperti: durerebbe per tre o quattro settimane su tutto il territorio nazionale, senza lasciare ai governatori la facoltà di chiudere le zone più a rischio. Il tempo necessario per riportare il virus sotto controllo mentre si potenzia la campagna vaccinale. Una sorta di lockdown, più leggero di quello dello scorso marzo, per limitare la circolazione delle persone. Con negozi, ristoranti e bar chiusi e spostamenti autorizzati per giustificati motivi e solo con l’autocertificazione;
  • una zona arancione scuro o rafforzato con coprifuoco anticipato: la durata sarebbe sempre di tre o quattro settimane, senza aspettare che sia l’indice Rt a dettare le chiusure lì dove la diffusione del virus mette a rischio la tenuta delle strutture sanitarie. In questo caso chiudono tutte le scuole, tranne quelle dell’infanzia, come già sta accadendo su input dei governatori nelle zone dove viene superata la soglia dei 250 casi ogni 100mila abitanti;
  • lockdown e zona rossa nel week end: ovvdero i due giorni in cui si verificano i maggiori assembramenti e le trasgressioni alle regole più pericolose, con strade e piazze piene di gente, ristoranti nelle città e sui litorali presi d’assalto. Ormai una prassi consolidata, negli ultimi tempi, e un problema per le forze dell’ordine che devono far rispettare le misure anti-Covid.

Intanto un sondaggio di Ipsos pubblicato sabato scorso dal Corriere della Sera e illustrato da Nando Pagnoncelli dice che c'è preoccupazione tra i cittadini sui provvedimenti per contenere il contagio: il 44% preferirebbe un lockdown duro, di durata limitata, ma esteso uniformemente in tutto il Paese; il 30% ritiene opportuno continuare con le restrizioni attuali, mentre il 14% vorrebbe un allentamento delle misure. La prima opzione ha fatto registrare un aumento di ben 10 punti in sole due settimane e risulta più auspicata tra le persone meno giovani e le casalinghe, nonché fra gli elettori di Pd (60%) e M5S (50%). Nel centrodestra, pur prevalendo il consenso per provvedimenti più restrittivi, le opinioni sono più divise. Tra i leghisti il 18% chiede un allentamento.  "In questo momento servono misure più restrittive, perché il virus sta circolando troppo, e questa circolazione mentre si vaccina vuol dire favorire lo sviluppo di varianti", ribadisce a "Un giorno da pecora" su Rai Radio 1 l'immunologa Antonella Viola. "Siamo in una fase molto delicata - premette - dobbiamo fare in fretta a vaccinare mantenendo al contempo i contagi bassi. E visto che il virus oggi contagia molto i giovani, per la prima volta sono favorevole alla chiusura delle scuole laddove i contagi sono effettivamente alti". Meglio un lockdown totale? "Se dovessi rispondere solo sulla base del contagio direi di sì ma bisogna tenere conto dell'economia, dei problemi della societa' e di molti altri fattori, quindi direi che il sistema dei colori è ancora quello che funziona meglio". Un coprifuoco anticipato "non cambia nulla. Ad esempio i ragazzi ora si vedono in casa, non servirebbe a molto". Quanto infine alla possibilità che si sia tutti vaccinati entro l'estate, Viola la esclude: "Tutti assolutamente no, spero almeno lo saranno tutti quelli piu' a rischio. Forse entro settembre-ottobre potremmo vaccinare tutti quelli che lo vorranno".

La circolare del ministero dell'Interno sulle regole in zona bianca, gialla, arancione e rossa

"È successo quello che ci si poteva attendere accadesse, considerando le settimane precedenti, le esperienze dei Paesi a noi vicini e considerando che quello che è stato messo in campo era e si è dimostrato insufficiente. Anzi, ci sono state aperture proprio nel momento in cui era il caso di non riaprire nulla. Temo che le misure adottate" con il nuovo Dpcm "non bastino", dice invece Massimo Galli, primario di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, intervenendo ad Agorà su Rai3. "Quando si diffonde una variante che dimostra di avere un 30-40% in più di capacità infettante, coloro che la prendono per primi sono i giovani e i bambini che hanno più socialità", ricorda Galli. "Poi la trasmettono a giovani adulti, adulti e anziani, e qui si rileva il momento critico e la pressione su ospedali e terapie intensive. Questa catena di eventi si è già innescata nelle scorse settimane - sottolinea - e ora dobbiamo trovare il modo di gestirla". Il 6 marzo il ministero dell'Interno ha pubblicato sul suo sito una circolare ai prefetti sull'applicazione del Dpcm 2 marzo che riepiloga le regole della zona rossa, arancione, gialla e bianca. L'autocertificazione, ovvero il modulo autodichiarazione, resta sempre quello scaricabile dal sito del Viminale. Per la zona bianca il ministero spiega: 

In zona bianca, in ogni caso, restano sospesi gli eventi e le attività implicanti assembramenti in spazi chiusi o all’aperto, comprese le manifestazioni fieristiche e i congressi, nonché le attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati, all'aperto o al chiuso, e la partecipazione di pubblico agli eventi e alle competizioni sportive. 

Si fa altresì rilevare che il comma 2 del citato art. 7 prevede l'istituzione, presso il Ministero della Salute, di un Tavolo tecnico permanente composto da un rappresentante del Comitato tecnico-scientifico, dell'Istituto superiore di sanità e delle Regioni e Province autonome interessate, cui è affidato il compito di verificare , attraverso il monitoraggio degli effetti dell'allentamento delle misure anti contagio nei territori inseriti in zona bianca, il permanere delle condizioni che hanno determinato tale classificazione e la necessità di adottare eventuali misure intermedie e transitorie.

Per la zona gialla “resta confermato quanto già evidenziato in precedenti circolari in ordine all'esercizio di alcune libertà, quali in particolare quelle connesse alla partecipazione alle manifestazioni pubbliche e alle celebrazioni religiose, le quali anche nella zona arancione e in quella rossa, trovano la propria disciplina nelle disposizioni dettate per la zona gialla e, più specificamente, con riguardo al nuovo provvedimento, dall’art. 10 (Manifestazioni pubbliche) e dall'art. 12 (Luoghi di culto e funzioni religiose)”.

Quanto alle manifestazioni pubbliche, si ritiene di puntualizzare che qualora lo svolgimento di tali manifestazioni preveda la concentrazione dei partecipanti in un’unica sede; come, ad esempio, per le manifestazioni a carattere nazionale di solito indette nella Capitale, è consentito anche lo spostamento da e verso zone con più elevato livello di rischio, fermo restando il ricorso all'autodichiarazione. 

Riguardo alle funzioni religiose, si ribadisce invece, che lo spostamento deve essere limitato all'indispensabile, nel senso che vada raggiunto il luogo più vicino dove sia possibile soddisfare la propria esigenza di culto.

Per la zona arancione e i ristoranti “alcune modifiche si rinvengono nella disciplina relativa alle attività dei servizi di ristorazione, recata dall'art 37, che, nell'ultimo periodo del comma 1 opportunamente precisa ora, che negli alberghi e nelle strutture ricettive la ristorazione resta consentita senza limiti di orario limitatamente ai clienti ivi alloggiati. Lo stesso art. 37, al comma 2, in linea con quanto previsto in area gialla, non contempla più il previgente divieto di asporto oltre le ore 18,00 perle attività commerciali, già citate dianzi, che svolgono in prevalenza una delle attività ricomprese nel codice ATECO 47.25; sicché tali attività potranno essere proseguite anche oltre il predetto orario, in conformità alle pertinenti disposizioni comunali”. Indicazioni analoghe a quelle sopra fomite con riferimento alla zona gialla valgono per lo svolgimento delle attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale. 

Infine, per la zona rossa “il principale elemento di novità introdotto per i territori in questione è sicuramente rappresentato dalla sospensione, disposta a decorrere dal prossimo 6 marzo, dei servizi educativi dell’infanzia e delle attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado, le quali, pertanto, si svolgono esclusivamente con modalità a distanza. Resta garantita la possibilità di. svolgere attività in presenza qualora sia necessario l'uso di laboratori e per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”. 

Per quanto concerne la previsione in epigrafe, essa prevede la sospensione in zona rossa dei saloni di barbiere e di parrucchiere, per effetto della modifica. apportata all'allegato 24 del d.P.C.M., da cui sono state espunte le predette forme di servizi alla persona.

Aggiornamento ore 10,50: "Non escludiamo misure rafforzate per consentire una campagna vaccinale più spedita. Gli scenari possibili, tra cui un lockdown leggero sono ipotizzabili ma non sono stati ancora discussi dal Cts. Vale ancora quello che abbiamo raccomandato nella riunione della scorsa settimana, ovvero nessun alleggerimento delle misure perché non ce lo possiamo permettere. Ad oggi però non conosciamo il piano vaccinale e non siamo stati coinvolti dal neo commissario Figliuolo". Così una fonte del Comitato tecnico scientifico che, interpellata dalla Dire, smentisce che sia prevista oggi una riunione del Cts per definire un possibile inasprimento delle misure: "Non è convocata alcuna riunione per il Cts ma anzi sappiamo che è stato richiesto un incontro da parte del presidente del Consiglio Draghi ma non a noi: non siamo stati coinvolti. Così come non sappiamo nulla dei cambiamenti al piano vaccini definiti con le Regioni". È uno scenario fortemente cambiato, questo descritto da un membro dello stesso Cts, che vede il gruppo di esperti e scienziati relegato a un ruolo di puro supporto formale alla politica. "Sono ormai settimane che si attende la nomina di un portavoce, cresce l'ipotesi di un ridimensionamento o revisione del mandato e della stessa composizione del gruppo del Comitato", conferma la fonte del Cts. Insomma, un Cts "a bagno maria e che attende il suo destino". 

Aggiornamento ore 10,52: "Un lockdown nazionale per poter affrontare la sfida di una vaccinazione anti-Covid di massa, con numeri senza precedenti? Ma bisognerebbe farlo una volta per tutte. In realtà penso che la gente sia stufa, non ci crede più. A questo punto facciamo senza. E' inutile farlo il lockdown, rimaniamo così. Altrimenti si stressa la popolazione, e li teniamo in casa per 3 settimane senza ottenere nulla. Le persone sono sfinite dalle zone" a colori. Un nuovo stop nazionale "sarà improponibile, a meno a che non sia veramente l'ultimo". E' la riflessione del virologo Andrea Crisanti su una delle ipotesi che sarebbe sul tavolo. "Per fare uscire il Paese da questa crisi, serve un progetto con più gambe - spiega all'Adnkronos Salute il direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell'ateneo cittadino - Va senz'altro aumentata la capacità di distribuire vaccini e ci penserà il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, ma non se ne esce se mancano due o tre punti fondamentali a questo progetto: uno è sicuramente avere un progetto nazionale di sequenziamento delle varianti, la seconda è creare finalmente una rete di laboratori in grado di fare una grande quantità di tamponi. Anche il lockdown sarebbe una delle gambe su cui far camminare la strategia" anti-Covid, "ma siamo in un momento in cui la popolazione non ci crede più".

Le province di Pesaro Urbino e di Fermo verso la zona rossa con un'ordinanza del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli. A renderlo noto con un post su facebook il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro. "A seguito di una riunione appena terminata tra i sindaci del territorio, l'assessore regionale (alla Sanità, ndr) Saltamartini e l'Asur Marche, ci è stata ufficializzata la decretazione da parte della Regione della zona rossa per la provincia di Fermo (oltre che quella di Pesaro) da mercoledì (incluso) fino a domenica (inclusa)". Decisione presa per il "trend di aumento registrato nell'ultima settimana sul territorio"

Super zona-rossa: cos’è questa storia di un nuovo lockdown per la vaccinazione di massa

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