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Martedì, 19 Marzo 2024
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Le 10 regioni a rischio zona rossa e arancione con l'ordinanza del 5 marzo e l'Italia verso il coprifuoco anticipato

Il report #42 dell'Istituto Superiore di Sanità potrebbe far ritrovare i due terzi del paese nelle aree a maggiori restrizioni. I casi Lombardia e Piemonte e la crescita dei contagi. Sei milioni di alunni in DaD da lunedì 8

Con il report #42 dell'Istituto Superiore di Sanità e l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza attesa per il 5 marzo ma che andrà in vigore l'8 la maggior parte delle regioni italiane si troverà in zona arancione o rossa. E il rischio è che gran parte se non tutta l'Italia si trovi a breve in lockdown, mentre sono in totale dieci i territori che potrebbero finire nelle aree a maggiori restrizioni.

Aggiornamento ore 12,30: la Lombardia va in zona arancione scuro già dalla mezzanotte di oggi. 

L'ordinanza di Speranza oggi: le otto regioni verso la zona rossa e arancione e le ipotesi del coprifuoco anticipato e dello stop alle visite agli amici

Le 10 regioni a rischio zona rossa e arancione con l'ordinanza del 5 marzo e l'Italia verso il coprifuoco anticipato

Il monitoraggio di venerdì 5 marzo cambierà quindi il colore di molti territori, anche se per ora il governo continua a dire che un lockdown nazionale non è all'orizzonte. In zona rossa dall'8 marzo potrebbero finire l'Emilia-Romagna, la Campania e l'Abruzzo. A rischio zona arancione ci sono invece Calabria, Friuli-Venezia Giulia e Veneto, mentre Lazio e Puglia sono al limite dei parametri che fanno scattare le aree a maggiori restrizioni. Un caso a parte è la Lombardia, dove la percentuale di positivi sui tamponi è schizzata dal 5% delle scorse settimane a picchi di 9 o 10 degli ultimi giorni, mentre i ricoveri continuano a salire, con il dato delle terapie intensive che nelle ultime 24 ore ha fatto segnare un preoccupante +35. Ad oggi, in base alle ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza del 27 febbraio scorso sono attualmente ricomprese:

  • nell'area bianca: Sardegna;
  • nell'area gialla: Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto;   
  • nell'area arancione: Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Umbria;
  • nell'area rossa: Basilicata, Molise. 

Sulla possibilità che la Lombardia finisca in zona rossa il presidente della Regione Attilio Fontana per ora è cauto: "Noi monitoriamo costantemente la situazione cercando di capire se ve ne sono di particolare pericolosità  - ha spiegato - ce lo diranno i dati. Ora siamo in zona arancione, con alcune evidenze di particolare difficoltà con l'arancione rafforzato. Su cosa succederà domani non posso dire: in questo momento non ci sono situazioni che devono portare a modifica, oggi pomeriggio riguardiamo i dati se ci fossero comuni con una situazione particolarmente grave interveniamo per assumere un provvedimento utile". Anche il Piemonte rischia la zona rossa, portando a dieci il numero di territori che potrebbero cambiare colore. Due terzi dell'Italia si troverà molto probabilmente nelle aree con le restrizioni più dure a partire da lunedì. E c'è di più: il Corriere della Sera scrive oggi che mentre si rischia di tornare all'incredibile numero di 40mila contagiati al giorno il governo comincia a chiedersi se le restrizioni dell'ultimo Dpcm bastino per fermare la Terza Ondata. E anche se nessuno conferma, sul tavolo è tornata l'ipotesi di un lockdown generalizzato: coprifuoco anticipato e ulteriori restrizioni ai movimenti delle persone. 

 Tra le ipotesi sul tavolo c’è il coprifuoco anticipato e ulteriori limitazioni agli spostamenti delle persone. Sulla base dei dati e della curva epidemiologica Roberto Speranza si è convinto che «purtroppo i numeri peggioreranno ancora». Domani l’Rt nazionale sarà sopra 1 e le ordinanze del ministro della Salute faranno scattare l’arancione in altre regioni e forse anche il rosso se, come è prevedibile, alcuni territori andranno oltre 1,25. 

Mentre intanto i governatori si tutelano dichiarando zone rosse o arancione scuro nelle province dove i contagi salgono di più: Bologna e Modena saranno in lockdown nelle prossime ore, ha annunciato Bonaccini, mentre le province di Udine e Gorizia passeranno in arancione da venerdì per decisione del presidente Massimo Fedriga che ha disposto la didattica a distanza per tutti gli studenti delle medie, delle superiori e delle università". Niente scuola in presenza anche per i ragazzi delle seconde e terze medie e delle superiori del Piemonte. "Abbiamo una situazione che ci dice che quotidianamente le cose stanno peggiorando - sottolinea il presidente Alberto Cirio - Dobbiamo essere pronti ad intervenire chirurgicamente dove necessario". Nella Sardegna bianca, invece, da lunedì chiunque vorrà entrare nell'isola dovrà sottoporsi a tampone rapido. Guido Rasi, docente di Microbiologia all'Università di Tor Vergata, dice ad Agorà su Rai 3 che è verosimile che il picco delle infezioni arrivi nelle prossime settimane:  "Quando ci sono tanti focolai, ognuno produce a raggio nuovi contagi. La situazione mi sembra molto brutta, d'altronde non ho visto misure strutturali per aiutare gli italiani a cambiare comportamento. Non ci sono le misure strutturali nei punti nevralgici, che sono la scuola e i trasporti". Come valuta il Dpcm a firma Draghi? "Il Dpcm insegue la pandemia - osserva Rasi - se adesso seguiranno misure strutturali probabilmente i prossimi Dpcm potranno essere adattati". 

Il testo del Dpcm 2 marzo 2021 in pdf

La Lombardia in zona arancione scuro dalla mezzanotte del 5 marzo

Intanto tutta la Lombardia passerà in zona arancione scuro (o "rinforzato") a partire dalla mezzanotte di oggi e quindi le scuole da domani resteranno chiuse, con tutti gli studenti in dad. E' quanto stabilisce una nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione Attilio Fontana valida fino al 14 marzo che prevede anche il divieto di utilizzare le aree giochi all'interno dei parchi e il divieto di recarsi nelle seconde case. L'arancione rafforzato in Lombardia durerà dalla mezzanotte di oggi fino a domenica 14 marzo. Da domani, chiudono tutte le scuole a eccezione degli asili nido, secondo quanto prevede l'ordinanza del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

"Visti l'andamento della situazione epidemiologica sul territorio e le peculiarità del contesto sociale ed economico e considerato che la situazione epidemiologica presenta le condizioni di un rapido peggioramento con un'incidenza in crescita in tutti i territori della Lombardia, anche in relazione alle classi di età più giovani, è sospesa la didattica in presenza nelle istituzioni scolastiche primarie e secondarie di primo grado e secondo grado, nelle istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado, negli Istituti tecnici superiori (ITS) e nei percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) nonché nelle scuole dell'infanzia", spiega una nota della Regione.

Mezza Italia a rischio zona arancione e rossa da lunedì 8 marzo

Con il nuovo Dpcm il governo ha chiuso le scuole nelle zone rosse (al momento solo Basilicata e Molise) e lasciato alle Regioni il potere di chiuderle fin dalle materne anche altrove: si calcola che 3 alunni su 4 siano a casa. Ieri il bollettino della Protezione Civile ha notificato 20884 contagi in 24 ore mentre l’incidenza media nazionale è di 212 casi ogni 100mila abitanti: in una settimana i nuovi casi sono aumentati del 31,8%, di oltre il 40% in Friuli-Venezia Giulia (59,5), Piemonte (44,4%), Campania (43,3), Emilia-Romagna (43,1%) e Lombardia (41,6%). Il portale Tuttoscuola segnala che da lunedì saranno sei milioni gli alunni in DaD ma, scrive oggi Il Fatto Quotidiano, al momento lo stop alle scuole riguarderebbe Basilicata, Molise, Campania (dove Vincenzo De Luca, pur non essendo zona rossa, da tempo ha mandato a casa tutti gli studenti) e tutte le singole province già chiuse dai presidenti di Regione. Secondo Youtrend  ben 44 province da qui alla prossima settimana potrebbero superare quel parametro di 250 contagi ogni 100mila abitanti fissati dal decreto. Secondo Il Messaggero l’indice di contagio Rt dell'Emilia-Romagna è già oltre l’1.25, ovvero la soglia stabilita per entrare nella fascia rossa, e dunque è probabile che vi entri a partire da lunedì. Anche la Lombardia ha numeri simili e per questo ieri Guido Bertolaso, consulente del governatore Fontana sul piano vaccinale, ha lanciato l’allarme: "Tutta Italia, tranne la Sardegna, si sta avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa".

A rischio cambio ci sono anche la Campania e la Toscana (verso il rosso) e il Veneto e il Friuli Venezia Giulia (da giallo ad arancione). Discorso differente per il Lazio in cui la scorsa settimana l’Rt era sotto l’1 (0,92) e, stando alla Regione, dovrebbe restarci anche se in lieve crescita. «Siamo al limite» confidano, ma la speranza è che si riesca a tenere.

La Stampa scrive oggi che il monitoraggio a cura dell’Iss domani dovrebbe registrare un Rt nazionale sopra l’uno, indicato come soglia di sicurezza e rischiano Calabria, Lazio, Puglia e Veneto, che così passerebbero dalla fascia gialla a quella arancione dove i bar e i ristoranti chiudono anche di giorno. Nel girone con le misure meno rigide resterebbero a quel punto solamente Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Sicilia, mentre l’Emilia-Romagna da arancione potrebbe passare al rosso lockdown. Dopo una sola settimana corre invece il pericolo di uscire dal paradiso della fascia bianca del tutto aperto la Sardegna, dove i contagi hanno ripreso a crescere. Per il Veneto il pronostico della zona arancione viene confermato anche dal governatore Luca Zaia: "Abbiamo dei parametri che ci fanno pensare che siamo a rischio del passaggio in arancione da venerdì... È un grosso guaio, siamo riusciti ad avere boccata di ossigeno di due mesi, abbiamo una situazione epidemiologica assolutamente buona rispetto alle altre Regioni, siamo una piccola isola felice, ma questa piccola felicità è temporanea, comunque i dati si muovono".

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Intanto il governatore della Toscana Eugenio Giani "pronostica" la zona arancione per il suo territorio, uno di quelli finora in difficoltà: "Ragionevolmente per i dati che stanno affluendo, compreso l'Rt, dovremmo rimanere in zona arancione.   Comunque siamo in una situazione in cui il quadro è di vigile preoccupazione perché i contagi sono saliti nelle ultime settimane, le terapie intensive si sono fatte più piene, i ricoveri sono aumentati, però sempre con casi che da una settimana a questa parte mantengono gli stessi valori e con un livello di occupazione dei posti letto negli ospedali che è ben gestibile". 

Il quotidiano torinese elenca anche 23 province in cui il limite dei 250 contagi ogni centomila abitanti a settimana è al limite o è stato superato. Oltre a Brescia rischiano quindi un'ulteriore stretta  Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Chieti, Como, Forlì, Frosinone, Imperia, Macerata, Mantova, Modena, Monza e Brianza, Pescara, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Salerno, Siena, Trento, Udine, Verbano-Cusio-Ossola. Poi, scrive sempre La Stampa, ce ne sono altre venti in cui i contagi sono già oltre i 200 ogni 100mila abitanti e tra questi c’è anche Milano, insieme ad Arezzo, Ascoli Piceno, Caserta, Cremona, Cuneo, Ferrara, Gorizia, Lecco, Lucca, Massa-Carrara, Napoli, Parma, Pavia, Perugia, Prato, Taranto, Torino, Varese, Vercelli.

Le scuole aperte per tutta l'estate

Luca Richeldi, pneumologo del Comitato tecnico scientifico, in un'intervista al Corriere della Sera spiega che l'obiettivo ''è azzerare le vittime. È raggiungibile ed eticamente rilevante. Darebbe inoltre un sollievo morale alla popolazione e la spinta per continuare a mantenere le misure di sicurezza''. ''Stiamo attraversando una fase senza dubbio difficile, però abbiamo visto che la modulazione delle zone colorate funziona e anche i vaccini. Da qualche settimana, come previsto soprattutto in alcune zone, la circolazione del virus è molto sostenuta. La responsabilità è in massima parte delle varianti. I nuovi ceppi sono più trasmissibili, causa di un aumento di ricoveri e di morti". ''Le vittime sono ancora troppe, però il dato è stabile ed è un segnale positivo - dice Richeldi - La caratteristica di questa fase è il calo dell'età media dei nuovi contagiati oltre all'incremento dei giovani, probabilmente legato alla scuola. Però è un grande conforto che diminuiscano i casi negli ultra 80enni. È l'effetto delle vaccinazioni. Stiamo proteggendo i più fragili, una generazione di anziani depositari della tradizione e della memoria di noi stessi. Gli ospedali sono stati messi in salvo con la vaccinazione del personale sanitario e questa è una conquista. Abbiano la sicurezza che i nosocomi non possono trasformarsi in centri di amplificazione dell'epidemia come è avvenuto un anno fa''. Il rischio, rileva il membro del Cts, è ''nella stanchezza degli italiani a sopportare una situazione così difficile. I bollettini quotidiani sono uno strazio e può esserci l'involontaria tendenza ad abbassare la guardia, a non indossare correttamente le mascherine, ad invitare a casa gli amici. C'è il rischio di dimenticare, trascinati dallo sconforto di non vedere ancora la fine. Le zone rosse circoscritte funzionano. Si è visto che dopo un paio di settimane l'epidemia a livello locale rallenta e viene riportata sotto controllo. Dobbiamo abituarci ad andare avanti così, con l'alternanza di aree soggette a restrizioni temporanee''. 

Repubblica racconta invece il piano del ministro della Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi per tenere le scuole aperte per tutta l'estate attraverso una rinnovata didattica online — sarà chiamata così, per evitare di evidenziare la conflittualità tra “presenza” e “distanza” — e una lunga fase estiva di recupero.

Sì, i cosiddetti recuperi, che in un primo tempo Bianchi aveva ipotizzato attraverso l’allungamento delle lezioni fino al 30 giugno, stanno prendendo un corpo più lungo e articolato. C’è un progetto, che domani diventerà documento da sottoporre al ministro, che ipotizza un ponte da giugno a settembre per offrire agli studenti, scuola per scuola,socialità diffusa, possibilità sportive, per i meno abbienti strutture ricreative, per tutti una didattica leggera e innovativa.

Per chi ha debiti scolastici il recupero sarà affidato a strumenti nuovi, all’aiuto degli studenti più grandi, a lezioni mirate e mai frontali. Ci vogliono 250 milioni, cifra notevole, a bilancio tra la Legge 440 (in supporto all’autonomia scolastica) e i Fondi Pon (di natura europea). Serviranno a finanziare le due questioni (Didattica online e scuola leggera d’estate) e soprattutto a offrire un incentivo ai docenti per il lavoro in surplus che si andrà a richiedere (salve, ovviamente, le ferie di contratto). È previsto un coinvolgimento attivo del Forum delle disuguaglianze. Non si verificava dal lockdown del 2020 una chiusura così forte: 2 milioni e 700 mila bambini della scuola dell'infanzia e primaria, un milione e 200mila alunni delle medie e 2 milioni e 300mila studenti delle superiori potrebbero fare lezione con la DaD.

Sulla somministrazione della prima dose ritardando il richiamo di vaccini che ne richiederebbero due Richeldi conclude che ''il vaccino prevalente in Italia è Pfizer-BioNTech. Sappiamo che la differenza di efficacia tra prima e seconda dose è del 30% in meno. Non credo sia saggio imboccare questa strada, tanto più che tra marzo e aprile potremo contare su forniture più solide. Quanto allo Sputnik, i dati sul preparato russo sono promettenti ma insufficienti. Se non verrà approvato dall'agenzia europea Ema sarebbe un azzardo acquistarlo in proprio". Con la variante inglese che viaggia al 54% e quella brasiliana al 4,3% c’è molta preoccupazione da parte dei tecnici sull’andamento dell’epidemia. Sempre Repubblica ricorda che il sistema con il quale vengono calcolati i dati però prende in considerazione, in particolare per l’Rt, cosa è successo più di due settimane prima. Visto l’aumento che si è avuto la scorsa settimana, venerdì 12 gli spostamenti potrebbero essere ancora di più.

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La terza ondata in arrivo, il rischio lockdown e la campagna vaccinale 

Intanto il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 24 febbraio-2 marzo 2021, rispetto alla precedente, un netto incremento dei nuovi casi (123.272 vs 92.571) (figura 1) e un modesto calo dei decessi (1.940 vs 2.177) (figura 2). In forte rialzo i casi attualmente positivi (430.996 vs 387.948), le persone in isolamento domiciliare (409.099 vs 367.507), i ricoveri con sintomi (19.570 vs 18.295) e le terapie intensive (2.327 vs 2.146) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni: 

  • Decessi: 1.940 (-10,9%) 
  • Terapia intensiva: +181 (+8,4%) 
  • Ricoverati con sintomi: +1.275 (+7%)
  • Isolamento domiciliare: +41.592 (11,3%) 
  • Nuovi casi: 123.272 (+33,2%)
  • Casi attualmente positivi: +43.048 (+11,1%)

"Per la seconda settimana consecutiva – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un incremento dei nuovi casi che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l’inizio della terza ondata". Rispetto alla settimana precedente, in 16 Regioni e nella P.A. di Trento aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in tutto il Paese sale l’incremento percentuale dei nuovi casi ad eccezione della P.A. di Bolzano, Umbria e Molise già sottoposte a severe misure restrittive. Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti Covid-19 supera in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 9 Regioni quella del 30% delle terapie intensive. L’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità ha stimato, al 18 febbraio, la prevalenza della variante inglese al 54% (range: 0-93,3%), di quella brasiliana al 4,3% (range: 0-36,2%) e di quella sudafricana allo 0,4% (range: 0-2,9%). «Con la situazione epidemiologica in rapida evoluzione – commenta Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – la diffusione attuale è sicuramente maggiore ed è pertanto fondamentale essere realmente tempestivi nell’istituzione delle zone rosse a livello comunale e provinciale». In particolare, nella settimana 24 febbraio-2 marzo, in 94/107 Province (87,6%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in ben 65 Province (tabella 2). «Nonostante l’allerta lanciata dalla Fondazione già da due settimane – continua il Presidente – gli amministratori locali continuano a ritardare le chiusure se non davanti a un rilevante incremento dei nuovi casi, quando è ormai troppo tardi. Infatti, in presenza di varianti più contagiose, questa “non strategia” favorisce la corsa del virus, rendendo necessarie chiusure più estese e prolungate».

Per quanto riguarda i vaccini, delle dosi previste per il primo trimestre 2021, al 3 marzo (aggiornamento ore 10:17) ne sono state consegnate alle Regioni 6.542.260. Questo significa che per rispettare le scadenze contrattuali fissate al 31 marzo, nelle prossime 4 settimane dovranno essere consegnate in media 2,3 milioni di dosi/settimana. "Tuttavia la strada per accelerare la campagna vaccinale – puntualizza il Presidente –non deve certo portare ad avventurarsi in rischiosi azzardi, come l’ipotesi di somministrare un’unica dose di vaccino Pfizer o Moderna. In assenza di robuste evidenze scientifiche che permettano alle agenzie regolatorie di modificare le modalità di somministrazione del prodotto si tratterebbe di un uso off-label del vaccino, con risvolti sul consenso informato e sulle responsabilità medico-legali". «La Fondazione Gimbe – conclude Cartabellotta – già da settimane segnala le spie rosse di un’aumentata circolazione del virus, la cui forte accelerazione sta di fatto avviando la terza ondata. Ma i tempi di politica e burocrazia sono sempre troppo lunghi e le zone rosse locali arrivano quando la situazione ormai è sfuggita di mano. La campagna vaccinale, intanto, stenta a decollare non solo per i noti ritardi di produzione e consegna delle dosi, ma anche per difficoltà organizzative di molte Regioni che lasciano “in fresco” dosi di vaccino che potrebbero evitare ricoveri e salvare vite, soprattutto tra le persone più a rischio di COVID-19 severa. Infine, il primo Dpcm a firma Draghi non segna affatto il cambio di passo auspicato: il sistema delle Regioni “a colori” resta di fatto immutato, così come le misure per la maggior parte delle attività produttive e commerciali. E a pagare il conto più salato, come sempre, è la scuola".

Cosa si può fare e non fare in zona arancione 

L'ordinanza del governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga che ha portato in zona arancione Udine e Gorizia, prevede che sia vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, salvo che per spostamenti motivati da esigenze lavorative o di necessità o per motivi di salute. È consentito il rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza. Il transito sui territori in zona arancione è consentito qualora necessario a raggiungere altri luoghi non soggetti a restrizioni negli spostamenti o nei casi in cui gli spostamenti sono consentiti dal decreto.

È vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune. In ambito comunale, lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata è consentito, una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le ore 5.00 e le ore 22.00, e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni quattordici sui quali tali persone esercitino la responsabilità genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi.

Sono comunque consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a cinquemila abitanti e per una distanza non superiore a trenta chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso gli ex capoluoghi di provincia. Per quanto riguarda le attività di ristorazione, esse vengono sospese con eccezione della consegna a domicilio fino alle ore 22.00, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze.

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