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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'epidemia in Italia

"La zona rossa a Natale 2020 è inevitabile"

La discesa dei contagi è troppo lenta, gli ospedali sono saturi, i casi testati sono in calo e i decessi aumentano: i dati del monitoraggio della fondazione Gimbe. Il presidente Cartabellotta: ''In questo scenario la serrata di Natale è l’unica possibilità''

Scendono lentamente i nuovi casi e gli attualmente positivi al coronavirus, ma resta stabile il rapporto positivi/casi testati e la riduzione dell'attività testing suggeriscono che le misure restrittive potrebbero aver raggiunto l'apice del loro effetto. Cosa vuol dire? Che adottare ulteriori restrizioni nelle festività natalizie potrebbe essere l'unica strada per evitare una terza ondata di contagi.

Coronavirus, il monitoraggio della Fondazione Gimbe

È una delle conclusioni a cui a cui arriva la Fondazione Gimbe attraverso i dati del monitoraggio tra il 9 e il 15 dicembre: rispetto al report precedente si registra una flessione dei nuovi casi (113.182 vs 136.493), a fronte di una riduzione di oltre 88 mila casi testati (462.645 vs 551.068) e di un rapporto positivi/casi testati stabile (24,5% vs 24,8%). Calano del 9,5% i casi attualmente positivi (667.303 vs 737.525) e, sul fronte degli ospedali, diminuiscono ricoveri con sintomi (27.342 vs 30.081) e terapie intensive (3.003 vs 3.345); in lieve riduzione anche i decessi (4.617 vs 4.879). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 4.617 (-5,4%)
  • Terapia intensiva: -342 (-10,2%)
  • Ricoverati con sintomi: -2.739 (-9,1%)
  • Nuovi casi: 113.182 (-17,1%)
  • Casi attualmente positivi: -70.222 (-9,5%)
  • Casi testati -88.423 (-16,1%)
  • Tamponi totali: -162.837 (-12,9%)

Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, sottolinea come sia inevitabile, allo stato attuale delle cose, adottare delle nuove misure restrittive: ''I dati di questa settimana confermano il rallentamento del contagio, documentato dalla riduzione dell’incremento percentuale dei casi totali (6,4% vs 8,4% a livello nazionale, registrata anche in tutte le Regioni) e dal numero dei nuovi casi settimanali (- 17,1%). Tuttavia, la netta riduzione di oltre 88 mila casi testati (-16,1%) e il rapporto positivi/casi testati stabile finiscono per sovrastimare gli effetti delle misure di mitigazione''.

Figura1-2

Secondo il monitoraggio, in questa settimana è stata registrata una ingiustificata riduzione dell’attività di testing in tutte le Regioni, eccetto Veneto e Valle d’Aosta. Per quanto riguarda il bacino degli attualmente positivi, in alcune Regioni si svuota molto lentamente, mentre in sei vi è stato addirittura un incremento rispetto alla settimana precedente.

Figura2-2

Il bacino degli attualmente positivi si svuota molto lentamente e in 6 Regioni si registra addirittura un incremento.

In particolare, dopo il picco del 22 novembre (n. 805.947), i casi attualmente positivi sono diminuiti in 24 giorni del 20,8%, con una riduzione media giornaliera dello 0,9%: tuttavia con oltre 667mila casi attualmente positivi risulta al momento impossibile riprendere qualsiasi attività di tracciamento. 

Figura3-2

"Sicuramente le misure restrittive introdotte dal Dpcm 3 novembre 2020 hanno frenato la diffusione del contagio - continua Nico Cartabellotta - ma la lenta e irregolare discesa della curva, unita ad un rapporto positivi/casi testati stabile da tre settimane, suggeriscono che le misure di mitigazione abbiano ormai dato il massimo risultato e ora, con le progressive riaperture, verosimilmente la curva prima rallenterà la sua discesa per poi tornare inesorabilmente a salire''.

E gli ospedali? Anche i dati sui ricoveri non lasciano spazio ai festeggiamenti, come spiegato da Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe: ''Anche sul fronte ospedali l’entità del rallentamento non lascia spazio a grandi entusiasmi». Il picco della seconda ondata per i ricoverati con sintomi è stato raggiunto il 23 novembre (n. 34.697) e in 22 giorni si è ridotto del 26,9%, quello delle terapie intensive il 25 novembre (3.848) e in 20 giorni si è ridotto del 28,1%. Peraltro non è possibile definire quanto la ridotta pressione su ricoveri e terapie intensive sia un effetto delle misure di contenimento e quanto dipenda invece dall’elevato tasso di mortalità dei pazienti ospedalizzati». In ogni caso, la soglia di occupazione da parte di pazienti COVID supera il 40% nei reparti di area medica in 10 Regioni e oltre il 30% nelle terapie intensive in 14 Regioni''

''Infine – conclude Renata Gili - continua inesorabilmente a salire il numero dei decessi: 4.617 morti nell’ultima settimana, oltre 20.000 nell’ultimo mese e più di 31.000 quelli della seconda ondata dal 1 settembre (figura 4). Questi numeri - che catapultano l’Italia al primo posto in Europa per decessi totali da Covid-19 (n. 65.857) e per tasso di letalità (3,5%) - stridono molto con le parole del premier Conte secondo cui “Con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata''.

Figura4-2

Il presidente della Fondazione Gimbe torna poi a parlare del periodo natalizio: ''Nell’imminenza delle festività natalizie a fronte di dati tutt’altro che tranquillizzanti, le (in)decisioni politiche continuano ad essere condizionate conflitti istituzionali, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere informate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l’economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia. In altre parole, se è doveroso il continuo appello alla responsabilità civica delle persone chiamate a non abbassare la guardia in alcun modo, Governo e Regioni devono ammettere che, dopo gli estenuanti tentennamenti di ottobre nell’introdurre le restrizioni, le hanno poi allentate troppo frettolosamente, senza attendere una flessione significativa dei contagi, né un consistente svuotamento degli ospedali''.

Indicatori-4

''In questo scenario - conclude Cartabellotta - la serrata di Natale è l’unica possibilità per non affacciarsi al nuovo anno con ospedali ancora saturi e servizi sanitari che rischiano di andare in tilt per la coincidenza tra riapertura delle scuole, picco dell’influenza e avvio della campagna di vaccinazione anti-Covid. Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all’ultimo minuto: Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla''.

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