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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Le sette regioni in zona rossa fino al 12 aprile e il no alla zona gialla fino a maggio

Con l'ordinanza di Speranza alcuni territori rischiano l'area a maggiori restrizioni per un altro mese. Intanto il governo potrebbe uniformare le restrizioni per molto più tempo

Sette regioni e una provincia rischiano la zona rossa fino al 12 aprile con il report #44 dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute e con l'ordinanza del ministro Roberto Speranza. Ma soprattutto il fronte rigorista vuole che la zona gialla scompaia dalla cartina dell'Italia fino a maggio. 

Le sette regioni in zona rossa fino al 12 aprile e il no alla zona gialla fino a maggio

Il bollettino della Protezione Civile ieri ha registrato più di 21mila casi di positivi al coronavirus SarsCoV2 e 460 morti, di cui 110 in Lombardia: questo significa che l'epidemia di Covid-19 in Italia continua a correre ma ci sono anche segnali positivi: si calcola che le terapie intensive potrebbero raggiungere il picco a giorni (e quindi cominciare successivamente a scendere), mentre per i decessi potrebbe volerci ancora una settimana. Nelle analisi degli esperti anche l'indice di contagio Rt mostra segni di tendenza alla diminuzione. I dati del ministero della Salute indicano che i casi positivi sono stati 21.267, il 13% in più rispetto ai 18.765 di 24 ore prima. Sono stati individuati grazie a 363.767 tamponi, fra molecolari e antigenici rapidi, contro i 335.189 del giorno precedente. Di conseguenza il tasso di positività è salito al 5,8%, lo 0,2% in più rispetto al 5,6% di 24 ore prima; calcolando invece il rapporto fra i casi positivi e i soli tamponi molecolari il tasso di positività è del 9%, con una flessione del 2%.

Per questo il governo sta discutendo sulla possibilità di andare verso graduali riaperture con il decreto legge che è in programma per dare nuove regole a partire dal 7 aprile. Mario Draghi ha fatto sapere ieri in Parlamento che lavora alla riapertura delle scuole fino alla prima media anche in zona rossa. Ma nel dibattito tra rigoristi e aperturisti c'è anche sul tavolo la possibilità di confermare il blocco della zona gialla in tutta Italia. Lasciando così in zona arancione tutte le regioni che non hanno numeri da area rossa ancora per qualche tempo, allo scopo di diminuire i contagi. Ovvero fino a maggio. 

La differenza sostanziale tra zona gialla e arancione è l'apertura di ristoranti e bar. Per questo i soliti due fronti, ovvero rigoristi ed aperturisti, si stanno fronteggiando all'interno dell'esecutivo. E gli schieramenti sono sempre gli stessi: da una parte Partito Democratico, Liberi e Uguali e MoVimento 5 Stelle, dall'altra il centrodestra. La Lega e Forza Italia vogliono il ritorno della zona gialla e per ora Draghi ha sciolto il dilemma dicendo a tutti di guardare alla curva dei contagi: se scenderà sarà possibile togliere restrizioni, altrimenti no. Intanto per cinema e teatri slitterà la data del 27 marzo. 

Intanto sette regioni e una provincia resteranno in zona rossa almeno fino a lunedì 12 aprile. Tra queste c'è la Valle d'Aosta che rischia di entrare in zona rossa a partire dalla prossima ordinanza mentre Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Piemonte, provincia di Trento, Marche, Lombardia e Puglia sono già rosse così come il Veneto che però ha una possibilità di finire in arancione da dopo Pasquetta. Il Lazio invece sembra certo del passaggio. 

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L'indice di contagio Rt comincia a calare?

Intanto secondo i calcoli del fisico Roberto Battiston, dell'Università di Trento, coordinatore dell'Osservatorio dei dati epidemiologici in collaborazione con Agenas, l'indice di contagio Rt è pari a 1,07 ed è in calo. "La situazione è stazionaria, ma in via di miglioramento", scrive il fisico sul suo sito. "Si iniziano infatti a vedere segni di stabilizzazione e di discesa dell'indice Rt" e "a partire da martedì-mercoledì  ci si aspetta di vedere gli effetti sugli Rt delle Regioni rosse attivate lunedì 15 marzo". Tuttavia fin da adesso, prosegue, è possibile osservare che "in varie Regioni e province autonome le misure di contenimento hanno avuto i primi effetti positivi". Ma la guardia deve restare alta in quanto "siamo ancora in piena seconda ondata, con una forte ripresa della crescita probabilmente a causa delle varianti più contagiose che hanno preso il sopravvento".

Ma c'è un altro dato che è importante per determinare i passaggi di zona, ovvero l'incidenza settimanale fissata a 250 casi ogni centomila abitanti. In base a questo dato chi è in uno scenario rosso dovrà restare altre due settimane in rosso. E c'è anche un alòtro rischio: chi è in uno scenario da zona rossa potrebbe rimanerci anche una settimana dopo Pasqua. Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Piemonte sono attualmente sopra la soglia, mentre Trento, Marche, Valle d'Aosta, Lombardia e Puglia rischiano di superare la soglia critica. Anche la Toscana, attualmente in zona arancione, rischia ma ha avuto una riduzione dei casi negli ultimi due giorni. Nel Lazio invece l'indice Rt, che dovrà essere confermato dalla Cabina di regia, è vicino a 1, ben distante dall’1,25 che porta in rosso. Sull’incidenza la Regione non ha problemi. Può sperare di riaprire le scuole a partire da lunedì prossimo. 

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Anche La Stampa scrive oggi che l’Rt comincia quasi ovunque a scendere ma l’incidenza dei casi continua ad essere alta. Il quotidiano, in base ai dati preliminari che ha visionato, pronostica l'arancione per il Lazio da lunedì prossimo e la Valle d'Aosta in rosso. Il nuovo decreto in fase di messa a punto manterrà il sistema dei colori. Probabilmente ripristinando quello giallo, che era stato abrogato dal precedente decreto di marzo in piena fase ascendente della curva epidemica. Il picco, secondo il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook 'Coronavirus - Dati e analisi scientifiche' e del network di comunicazione della scienza 'giorgiosestili.it', è in arrivo: "Nelle ultime settimane, osserva ancora l'esperto, "la letalità si è leggermente ridotta, posizionandosi sotto il 2 %, mentre in precedenza era sopra di almeno il 2%".

"Veniamo da diverse settimane di un consistente aumento dei casi positivi, arrivati a incrementi settimanali superiori al 20% e sappiamo - osserva - che l'andamento dei decessi segue quello dei casi positivi a distanza di 20 giorni. Nell'ultima settimana abbiamo però assistito a un calo del 2%: questo significa che abbiamo raggiunto il picco e che i casi hanno smesso di crescere". C'è però da notare, rileva il fisico, che "i decessi non sono aumentati in modo proporzionale ai casi". Questo è accaduto perché le vaccinazioni degli anziani hanno rallentato almeno parzialmente la crescita.

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