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Sabato, 20 Aprile 2024
Dieta povera di proteine

Quali sono i benefici della dieta povera di proteine

Secondo un recente studio, chi segue un regime dietetico a basso contenuto proteico attiva un ormone specifico che allunga la vita e migliora la salute

La ricerca ha dimostrato che una varietà di interventi dietetici, quali ad esempio la dieta ipocalorica o il digiuno intermittente, non solo aiutano a dimagrire ma migliorano anche la salute e allungano l’aspettativa di vita. Molti studi in questo campo hanno dimostrato che anche la dieta a basso contenuto di proteine, ma non a livelli così bassi da indurre malnutrizione, può migliorare la salute, mentre, al contrario, una loro assunzione elevata può aumentare la mortalità. I dati suggeriscono che la riduzione di proteine o aminoacidi, in assenza di una restrizione di calorie, ha effetti benefici perchè attiva meccanismi biologici che migliorano la salute metabolica, aumentando di conseguenza l'aspettiva di vita.

Ad aver indagato i miglioramenti sulla salute indotti dalla dieta a basso contenuto di proteine sono stati i ricercatori del Pennington Biomedical Research Center, che hanno scoperto come questi dipendano da un ormone specifico, secreto dal fegato, chiamato FGF21. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha dimostrato che questo ormone ha ruolo essenziale per ottenere effetti postivi sulla longevità, sul miglioramento del metabolismo e sulla perdita di peso.

Il ruolo chiave dell’ormone FGF21

Alcuni anni fa, i ricercatori del Neurosignaling Laboratory della Pennington Biomedical hanno condotto uno studio su topi giovani e scoperto che l'ormone metabolico chiamato fattore di crescita dei fibroblasti 21 (FGF21), secreto dal fegato, è una sorta di mediatore che comunica al cervello che l'organismo sta seguendo una dieta con poche proteine. Questo segnale innesca dei processi biologici che regolano il metabolismo producendo effetti benefici sulla salute. In assenza di esso, infatti, i topi che seguivano una dieta a basso contenuto di proteine non riuscivano a modificare le proprie abitudini alimentari e neanche il loro metabolismo. Questo significa che per ottenere gli effetti benefici sulla salute, oltre a livelli più bassi di proteine, c’è bisogno anche di questo ormone. "I nostri dati suggeriscono che FGF21 parla al cervello e che senza questo segnale il topo non si rende conto che sta seguendo una dieta a basso contenuto proteico. Di conseguenza, il corpo non riesce a modificare il suo metabolismo o il comportamento alimentare”, ha affermato Christopher Morrison, Direttore del Neurosignaling Lab.

L'ormone migliora la salute e allunga la vita

Con un più recente studio, sempre sui topi, i ricercatori hanno dimostrato anche che le diete più povere di proteine possono avere effetti benefici sul metabolismo nei topi di mezza età e possono finanche prolungare la durata della vita oltre a ridurre la fragilità. Questi effetti benefici sono stati evidenti anche quando l'assunzione di proteine è stata ridotta, proteggendo i topi anche dai danni dell'obesità. I ricercatori hanno sottolineato, inoltre, che questi effetti benefici sono stati persi nei topi privi di FGF21, suggerendo che l'azione nel cervello di questo ormone è fondamentale per migliorare la salute e allungare la durata della vita.

"In precedenza abbiamo dimostrato che FGF21 agisce nel cervello per migliorare la salute metabolica nei topi giovani alimentati con una dieta a basso contenuto proteico. Questi nuovi dati estendono questo lavoro dimostrando che questo ormone migliora anche la salute metabolica e prolunga la durata della vita nei topi di mezza età”, ha affermato il dottor Hill. In conclusione, quindi, questa ricerca suggerisce che FGF21 può essere considerato come il primo ormone conosciuto a coordinare i comportamenti alimentari nonché ad avere un impatto sulla salute metabolica e quindi sulla durata della vita quando si porta avanti una dieta con bassi livelli di proteine.

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Le prospettive della ricerca

Secondo i ricercatori, tuttavia, ci sono ancora numerosi interrogativi. Non è chiaro ad esempio se questi effetti si possano ottenere anche sugli esseri umani. In ogni caso ci si augura che lavori successivi sveli nuovi percorsi molecolari e neurali che possano essere sfruttati per migliorare la salute delle persone. "Questa ricerca rivoluzionaria - ha dichiarato John Kirwan, direttore esecutivo della Pennington Biomedical - ha importanti implicazioni per estendere la salute e la durata della vita delle persone. Se capiremo meglio come le diete e gli ormoni metabolici come l'FGF21 agiscono per prolungare la durata della vita, queste scoperte potrebbero compensare molti dei problemi di salute che si verificano nella mezza età e in seguito". 

Limitare le calorie e mangiare al momento giusto per allungare la vita

Secondo un altro studio, questa volta dell’Howard Hughes Medical Institute, pubblicato di recente sulla rivista Science, per allungare la vita è importante anche prestare attenzione ai ritmi quotidiani del corpo. La ricerca ha dimostrato che mangiare solo durante il momento più attivo della giornata allunga la durata della vita dei topi che seguono una dieta ipocalorica. Gli scienziati hanno seguito per quattro anni centinaia di topi, e notato che questo intervento dietetico ha allungato la loro vita del 10%, mentre per i topi che si sono nutriti solo di notte (quando sono più attivi), la loro vita si è allungata del 35%. Ciò suggerisce che la combinazione di una dieta ipocalorica e del nutrirsi quando si è più attivi ha aggiunto nove mesi in più rispetto alla durata media della vita dei topi (due anni). Tali interventi dietetici - che per gli esseri umani limiterebbero il mangiare solo alle ore diurne - potrebbe non accelerare la perdita di peso, ma comporterebbe sicuramente benefici per la salute che si sommano a un’aspettativa di vita più lunga.

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