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Giovedì, 28 Marzo 2024
Carne rossa

Perché consumare carne rossa (e lavorata) aumenta il rischio di malattie cardiovascolari

Uno studio ha scoperto che le sostanze chimiche prodotte nel tratto digestivo dai microbi intestinali dopo aver mangiato questo alimento spiegano in parte il rischio cardiovascolare associato al suo consumo

Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte in tutto il mondo. Il rischio di svilupparle aumenta con l'età, ma a determinarle possono essere anche altri fattori come lo stile di vita (fumo, poca attività fisica, ecc) e l’alimentazione. A tal proposito le linee guida Esc-Eas (European society of cardiology ed European atherosclerosis society) per la prevenzione e il trattamento delle malattie cardiovascolari suggeriscono di adottare una dieta Mediterranea caratterizzata dal consumo regolare di olio extra vergine di oliva, frutta fresca e secca, verdure e cereali, una moderata assunzione di pesce e pollame, e un basso apporto di prodotti lattiero-caseari, carne rossa e carni lavorate. La carne rossa e lavorata contiene grassi saturi e importanti quantità di colesterolo, pertanto un suo consumo eccessivo può innalzare i livelli dei lipidi e dell'LDL (colesterolo cattivo) nel sangue, aumentando il rischio cardiovascolare legato alla formazione di placche aterosclerotiche.

Tuttavia, secondo un recente studio, il legame tra consumo di carne rossa e rischio cardiovascolare potrebbe essere in parte dovuto alla produzione da parte del microbioma intestinale di una molecola che promuove aterosclerosi e coagulazione del sangue, la trimetilammina-N-ossido (TMAO). Ma, ad oggi, ancora non è noto in che misura il TMAO possa contribuire al rischio cardiovascolare. Ora un team internazionale ha indagato questo legame e fornito ulteriori prove che dimostrano come un consumo elavato di carne rossa possa effettivamente aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology, e la rivista dell'American Heart Association.

Carne rossa, microbioma intestinale e rischio cardiovascolare

Una ricerca precedente aveva scoperto che alcuni metaboliti (sottoprodotti chimici della digestione del cibo) erano associati a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari. Uno di questi è il TMAO (o trimetilammina N-ossido), che viene prodotto dai batteri intestinali per digerire la carne rossa e che contiene elevate quantità dell'aminoacido L-carnitina. In pratica, i batteri intestinali trasformano la L-carnitina, nutriente abbondante nella carne rossa e in altri prodotti animali, in trimetilammina-N-ossido (TMAO), una molecola che promuove l’aterosclerosi e la coagulazione del sangue. Lo studio ha scoperto, quindi, che livelli ematici elevati di TMAO possono essere associati a rischi più elevati di malattie cardiovascolari, ma anche a malattie renali croniche e al diabete di tipo 2. Tuttavia, non è ancora noto in che micura il TMAO e altri metaboliti derivati dalla L-carnitina possano contribuire al rischio cardiovascolare associato al consumo di carne.

Lo studio

I ricercatori hanno reclutato 4.000 adulti (per due terzi donne), inizialmente arruolati (dal 1989 al 1990) per il Cardiovascular Health Study (CHS) (uno studio osservazionale sui fattori di rischio per le malattie cardiovascolari negli adulti di età pari o superiore a 65 anni), che all'inizio dello studio non presentavano malattie cardiovascolari cliniche. I ricercatori hanno, quindi, effettuato prelievi di sangue a digiuno, all’inizio e alla fine dello studio, per misurare diversi biomarcatori (glicemia, infiammazione, pressione sanguigna e il colesterolo),  conservato i campioni di sangue (congelati a -80°) e testati per livelli diversi di microbiomi intestinali (insieme di microorganismi che convivono con l'organismo umano senza danneggiarlo) legati al consumo di carne rossa, tra cui TMAO, gamma-butirobetaina e crotonobetaina. 

Le abitudini alimentari impattano fortemente sul rischio cardiovascolare

Tutti i partecipanti allo studio hanno, inoltre, risposto a due questionari sulla frequenza degli alimenti e sulle loro abitudini alimentari quotidiane, inclusa l'assunzione di carne rossa, carne lavorata, pesce, pollame e uova, all'inizio dello studio e di nuovo. Nel primo questionario, i partecipanti hanno indicato con quale frequenza, nei 12 mesi precedenti, avevano consumato determinate quantità di alimenti, scegliendo tra "mai", "quasi ogni giorno" o "almeno cinque volte a settimana", in base alle porzioni medie. Nel secondo questionario, hanno, invece, indicato con quale frequenza avevano consumato dieci categorie di alimenti nei 12 mesi precedenti, scegliendo tra "mai", "meno di una volta al mese" e "sei porzioni al giorno", con porzioni standard definite. Dunque, i ricercatori hanno confrontato il rischio di malattie cardiovascolari tra i partecipanti che hanno mangiato diverse quantità di alimenti di origine animale (in particolare carne rossa, carne lavorata, pesce, pollo e uova). 

Il consumo di carne rossa (e lavorata) aumenta il rischio di malattie cardiovascolari

Dall’analisi dei dati dopo 12 anni e mezzo è emerso che mangiare più carne, in particolare carne rossa e carne lavorata, è collegato a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari aterosclerotiche, un rischio maggiore del 22% per circa ogni 1,1 porzione al giorno. L'assunzione di pesce, pollame e uova non è invece significativamente collegata a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari. Tuttavia, secondo gli autori, l'aumento del TMAO e dei relativi metaboliti presenti nel sangue spiega circa un decimo di questo rischio elevato. 

 "La maggior parte dell'attenzione sull'assunzione di carne rossa e sulla salute è stata incentrata sui livelli di grassi saturi e colesterolo nel sangue", ha affermato il co-autore principale dello studio Meng Wang, della Tufts University di Boston. "Sulla base dei nostri risultati, nuovi interventi possono essere utili per indirizzare le interazioni tra carne rossa e microbioma intestinale per aiutarci a trovare modi per ridurre il rischio cardiovascolare”.

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Glicemia e livelli di infiammazione elevati possono indicare un rischio cardiovascolare

I ricercatori hanno fatto anche un'altra scoperta interessante, e cioè che la glicemia e i livelli di infiammazione generale possono aiutare a spiegare i legami tra l'assunzione di carne rossa e le malattie cardiovascolari, meglio dei livelli di colesterolo e della pressione sanguigna. "Ora sono necessari sforzi di ricerca per comprendere meglio i potenziali effetti sulla salute della L-carnitina e di altre sostanze nella carne rossa come il ferro eme, che è stato associato al diabete di tipo 2, piuttosto che concentrarsi solo sui grassi saturi", ha affermato Wang.

Le raccomandazioni di ESC e EAS per prevenire il rischio cardiovascolare

  1. Consumare un'ampia varietà di alimenti, facendo attenzione alla quantità di calorie assunte per prevenire sovrappeso e obesità;
  2. Incrementare il consumo di frutta, verdura, legumi, noci, pesce, cibi integrali a base di cereali;
  3. Sostituire i cibi ricchi di acidi grassi saturi (oli tropicali, carne grassa o trasformata, dolci, panna, burro e formaggio normale) con gli alimenti di cui sopra e con grassi monoinsaturi (olio extra vergine di oliva) e polinsaturi (oli vegetali non tropicali), al fine di mantenere l'assunzione di acidi grassi saturi inferiore al 10%;
  4. Ridurre il consumo di sale a <5 g/die, evitando il sale da cucina, limitando il sale durante la cottura e scegliendo cibi non salati;
  5. Limitare il consumo di alcol a<10 g/die (sia per gli uomini che per le donne), mentre i soggetti con ipertrigliceridemia dovrebbero evitarlo del tutto;
  6. Evitare l'assunzione di bevande e alimenti con zuccheri soprattutto se si è in sovrappeso, si soffre di ipertrigliceridemia, sindrome metabolica o diabete;
  7. Praticare almeno 30 minuti di esercizio fisico quotidiano;
  8. Non fumare.

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