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Giovedì, 25 Aprile 2024
Alimentazione

Sindrome del colon irritabile: la causa potrebbe essere il glutine

Gonfiore addominale, intestino irritabile, stanchezza generalizzata e mal di testa sono spesso le conseguenze patite da chi, pur non essendo celiaco, risulta sensibile ad un eccesso di glutine

Lo studio 'Glutox' condotto dall’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti ospedalieri e coordinato dal 'Centro per la prevenzione e diagnosi della malattia celiaca' della Fondazione IRCCS, ha rilevato come mangiare glutine potrebbe fare male anche a chi è solo 'sensibile' a questa sostanza senza essere totalmente intollerante, poiché colpito da alcuni sintomi erroneamente attribuiti alla sindrome del colon irritabile.

La ricerca è partita circa un anno fa con l’obiettivo di reclutare nell’arco di 12 mesi un migliaio di persone sofferenti di svariati disturbi intestinali non correlabili però né a celiachia né ad allergia al frumento, per verificare sia la diffusione della sensibilità al glutine e la causa di insorgenza, sia le eventuali implicazioni su patologie di natura gastro-intestinale.

Spesso le patologie sono confuse per la similarità dei sintomi quali gonfiore addominale, intestino irritabile, stanchezza generalizzata, mal di testa, ma a fare la differenza tra le due condizioni sono almeno tre variabili: i numeri innanzitutto, significativamente più importanti nella sensibilità al glutine che coinvolge il 5-10 % della popolazione per lo più femminile tra i 25 e i 45 anni contro solo l’1 per cento della celiachia (sebbene il dato sia sottostimato); poi la temporalità, dato che la sensibilità al glutine pare una condizione di intolleranza “transitoria” alla proteina contenuta in elevate quantità in frumento, orzo e segale verso uno stato cronico della celiachia e infine l’intensità della sintomatologia, più lieve e contenuta nella sensibilità al glutine.

Nella sensibilità al glutine, tuttavia, c'è una importante criticità che consiste in un possibile errore di valutazione diagnostica. Nella maggior parte dei casi, infatti, i sintomi gastrointestinali non apparentemente attribuibili ad altre cause vengono riferiti ad una “sensibilità” alla sostanza e quindi la diagnosi avviene semplicemente per esclusione. 

Per verificare l’esatta origine della sintomatologia, dipendente cioè dall’ingestione di glutine e non da altra causa, i pazienti dello studio sono stati sottoposti per tre settimane a una dieta gluten-free e passato questo periodo, l’alimento è stato reintrodotto “in cieco” (cioè solo in una parte casuale dei pazienti contro del placebo nell’altra metà) con il risultato che il 26 % di essi tornava a manifestare sintomi gravi. 

"I risultati della ricerca permettono di ipotizzare che questi pazienti potrebbero essere sottoposti a una terapia esclusivamente basata sulla dieta, simile a quella per la malattia celiaca, con remissione dei sintomi" ha spiegato il responsabile dello studio Luca Elli che ipotizza come "rispetto ai celiaci, chi soffre di sensibilità alla sostanza, dietro consiglio del medico, potrebbe alternare periodi di astinenza a fasi in cui assumere glutine": piccole concessioni, insomma, ma sempre con moderazione.

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