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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Sankukai, uno stile di karate che coniuga forza e tecnica

Ottimi rapporti di forza ed energia con il Sankukai, uno stile di karate codificato da Yoshinao Nanbu nel 1970. Una disciplina basata su tecniche estrapolate dall'Aikidō, dal Judo e non solo. Scopriamone di più

Il karate Sankukai è uno stile di karate codificato da Yoshinao Nanbu nel 1970. Una disciplina basata su tecniche estrapolate dall'Aikidō, dal Judo, dal karate Shitō-ryū e dal karate Shūkōkai. Il suo simbolo è costituito da tre cerchi (due rossi ed uno bianco), che rappresentano la Terra, la Luna ed il Sole.

Le origini del karate Sankukai

Il Maestro Yoshinao Nanbu è nato a Kobe in Giappone nel febbraio 1943. Sotto la direttiva del padre, il maestro Nanbu cominciò a praticare il Judo a soli cinque anni. 

Nel 1963 divenne campione universitario del Giappone. Per questa vittoria Yoshinao Nanbu ricevette ufficialmente la "medaglia al valore" (mandata da tutti i Karateka giapponesi). Nel 1964 ricevette l'invito da Plee, allora promotore del Karate in Francia, a partecipare come invitato alla coppa di Francia; la vinse combattendo individualmente.

Partecipò anche alla coppa internazionale di Cannes e vinse anche qui il combattimento individuale. Da questo momento il maestro Nanbu cominciò a considerare la sua arte come una professione. Nanbu si diede da fare per mettere in piedi l'organizzazione mondiale di Shukokai. Aprì in seguito dei "club Nanbu" a Parigi e in provincia, e divenne allenatore della squadra francese. In seguito ai suoi duri sforzi per promuovere il Shukokai, il maestro Nanbu venne nominato presidente della federazione scozzese di karate, consigliere e direttore tecnico della federazione belga di karate, presidente della federazione norvegese di karate, consigliere e direttore tecnico della squadra di Karate Jugoslava.

Ma nel 1969, il maestro Nanbu ruppe definitivamente con lo stile Shukokai, poiché si era accorto che, essendo uno stile essenzialmente competitivo, i suoi seguaci finivano per praticare solamente le tecniche più redditizie per la competizione, e, cioè lo Tsuki (pugno diretto) e il Mae-Geri (calcio frontale), lasciando da parte le altre tecniche come il Yoko-Geri (calcio laterale) e il Mawashi-Geri (calcio circolare) più difficili da applicare durante una gara. Cosciente dei limiti del Shukokai, il maestro Nanbu riparti per il Giappone, e dopo lunghi mesi di riflessione e di meditazione trovò la soluzione dei suoi problemi, fondando la sua tecnica personale, che chiamò Sankukai.

La nuova tecnica

Quando il Sankukai prese la sua fisionomia definitiva, il maestro Nanbu sottopose le sue conclusioni ad un istituto riconosciuto ufficialmente, che ne studiò i rapporti di forza e la dinamica dell'energia. Le conclusioni che gli esperti trassero furono ottime; infatti essi approvarono la nuova tecnica poiché questa mostrava chiaramente che si potevano migliorare in maniera considerevole: la parata del colpo avversario; la velocità di esecuzione; la forza con la quale si porta la risposta; la ricchezza di spostamenti e schivate al posto dei bloccaggi classici; il modo di portare gli atemi.

Grazie all'inesauribile energia e alla serenità del maestro Nanbu, il Sankukai mise radici rapidamente in Giappone, in Francia, in Gran Bretagna, in Spagna, in Germania, in Norvegia, in Marocco, in Svizzera, in Belgio, in Messico, in Guatemala e in Canada. Tra le tecniche principali ricordiamo il Kaiten geri (calcio) e il tsuki (pugno). Ma anche i Randori, ovvero sequenze di 7 attacchi e corrispondenti 7 parate che introducono gli atleti ai concetti basilari del kumite: tempo, distanza, velocità.

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