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Martedì, 19 Marzo 2024
Autostima femminile

Ecco perché le donne hanno una minore autostima degli uomini

Un gruppo di psicologi australiani ha dimostrato come l'arroganza maschile influisca in maniera decisiva sulla bassa autostima delle donne generando differenze di genere

Nonostante gli studi di psicologia cognitiva abbiano dimostrato che non ci siano differenze nell’intelligenza tra uomini e donne, la maggior parte dei maschi crede, rispetto alla gran parte delle femmine, di avere un’intelligenza (Q.I.) al di sopra alla media, anche se questa è un'improbabilità statistica. Tale pregiudizio cognitivo si estende a qualsiasi tratto socialmente desiderabile come l'onestà, la capacità di guida e così via, ed è stato riscontrato universalmente in più studi su campioni di età, etnie e culture differenti. Il fenomeno, noto anche come “superiorità illusoria”, rileva, quindi, una netta differenza nell'intelligenza autostima (SEI) tra i due sessi.

Ma perché gli uomini si considerano molto più brillanti, mentre le donne sottovalutano costantemente la loro intelligenza? A scoprirlo un recente studio, condotto da un team di psicologi della Griffith University (Australia) e pubblicato su Frontiers in Psychology, che ha indagato sull’autostima di uomini e donne, e scoperto che i predittori più forti della sopravvalutazione del proprio QI sono il sesso biologico e il genere psicologico. Cioè, nascere maschio e avere forti tratti maschili della personalità (sia in uomini che in donne) è associato a un'immagine del sé sopravvalutata. 

La superiorità illusoria

La superiorità illusoria (o "effetto sopra la media") è una condizione di pregiudizio cognitivo in cui una persona sopravvaluta le proprie qualità e capacità intellettive, in relazione alle stesse qualità e capacità di altre persone. E’ una delle tante illusioni positive relative al sé che porta ad aver un maggiore impegno nello svolgere compiti e determinazione nel perseguirli, e, quindi, a migliori risultati.

Lo studio

I ricercatori hanno reclutato 228 partecipanti (103 maschi e 125 femmine) e chiesto loro cosa pensavano del loro QI generale e delle intelligenze multiple di Gardner (linguistica, matematica, intrapersonale, interpersonale, cinestetica, musicale e visivo-spaziale). Dopodiché li hanno sottoposti al test del QI di Cattell Culture Fair per valutare oggettivamente la loro intelligenza, e chiesto di completare il Bem Sex Role Inventory (che misura i tratti della mascolinità e della femminilità) per ricercare differenze di genere e di ruolo sessuale.

“Siamo partiti da un'ipotesi - hanno spiegato i ricercatori - che il genere psicologico (in particolare la mascolinità) sarebbe stato un predittore di autostima migliore rispetto al sesso biologico (maschio o femmina alla nascita)”.

L’arroganza maschile: il problema dell'umiltà femminile

Più studi, come abbiamo visto, hanno dimostrato che quando viene chiesto di stimare il proprio QI, gli uomini pensano di essere significativamente più brillanti, mentre le stime delle donne sono molto più modeste. I risultati di quest’ultimo studio sono coerenti con quelli delle ricerche precedenti. In particolare, i ricercatori dopo aver controllato statisticamente gli effetti del QI misurato effettivo, hanno esaminato i più forti predittori dell'intelligenza autostimata. I risultati hanno mostrato che il sesso biologico è rimasto il fattore più forte: i maschi hanno valutato la loro intelligenza come superiore rispetto alle femmine. Tuttavia, anche il genere psicologico era un predittore molto forte, con soggetti altamente maschili che valutavano la loro intelligenza più alta (non c'era associazione con la femminilità).

Questo studio ha confermato, quindi, che le stime del quoziente intellettivo delle donne sono significativamente inferiori a quelle dei maschi, e che il ruolo sessuale influisce in maniera decisiva sull’autostima delle donne e sulle differenze di genere. Tale fenomeno è stato spiegato così dallo psicologo Adrian Furnham: "l’arroganza maschile è il vero problema dell’umiltà femminile".

Non esiste un "sesso più intelligente”

Confrontando il QI stimato e osservato, i ricercatori hanno escluso differenze di genere nel QI effettivo, ma osservato un fenomeno di sottovalutazione della propria autostima diffuso nelle femmine. La scienza ha, quindi, finalmente dimostrato che non esiste un "sesso più intelligente”, sebbene storicamente si credeva che le donne fossero intellettualmente inferiori poiché avevano teschi leggermente più piccoli. Oggi, la maggior parte delle persone pensa che uomini e donne siano ugualmente intelligenti, ma in alcuni Paesi ancora esiste il pregiudizio secondo il quale la donna ha un’intelligenza inferiore.

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Come i genitori influenzano l’autostima

Le aspettative che hanno i genitori sui loro figli influenzano l'immagine che loro hanno di sé e della loro intellingenza, e sono anche predittive del loro rendimento scolastico. In uno studio inglese di psicologia sociale, i ricercatori hanno chiesto ai genitori di stimare l'intelligenza dei loro figli: i maschi sono stati valutati significativamente più intelligenti delle figlie. Questo fenomeno, diffuso in tutto il mondo, ha portato i maschi, più delle femmine, a credere che ci sia una maggiore differenza tra l'intelligenza delle femmine e quella dei maschi.

Ad influire sulla bassa autostima femminile anche il fatto che le ragazze e le donne, sin dall’adolescenza, quando valutano la loro autostima non tendono a prendere in considerazione tutti gli aspetti della loro vita (comprese le capacità intellettuali) in modo positivo. 

Una bassa autostima condiziona la carriera e il futuro professionale

Gli psicologi dell'educazione sottolineano come l'immagine di sé intellettuale influisca sulle proprie scelte di vita, sul proprio futuro e sulla propria felicità. Quando le ragazze sottovalutano la loro intelligenza a scuola, tendono a scegliere corsi meno impegnativi, quindi non materie come scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (materie STEM). E queste decisioni limitano le loro scelte di istruzione e di carriera future. Ad aver sottolineato di recente questo fenomeno anche il presidente del Consiglio Mario Draghi: “Nel nostro Paese sono troppe poche le donne che scelgono materie STEM. Solo il 16,5% delle ragazze è specializzato nelle discipline scientifiche, contro il 37% dei laureati maschi”.

Questo divario di genere nell’istruzione può in parte spiegare anche il divario di genere nei salari e nei ruoli di potere. “Come genitori, educatori e società - hanno sottolineato gli psicologi -, abbiamo il dovere di elevare le aspirazioni delle ragazze, di aiutarle a costruire una maggiore fiducia in se stesse cosicché siano libere di scegliere senza essere ancorate a inutili pregiudizioni. Solo così potremo risolvere il divario di genere, ancora presente nella nostra società, e ottenere nel contempo la parità di retribuzione”.

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