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Giovedì, 25 Aprile 2024
Psicologia e Coppia

I 5 fattori di rischio che determinano se hai più o meno probabilità di sviluppare un declino cognitivo

Secondo i ricercatori, la scoperta di queste fattori può risultare utile per migliorare la diagnosi nei pazienti ad alto rischio di demenza e sviluppare strategie di prevenzione o intervento efficaci

Il declino cognitivo si manifesta con il deterioramento di alcune capacità intellettive che può ostacolare le attività quotidiane di chi ne soffre. E’ una condizione che interessa soprattutto gli anziani (tra gli over 65 ne soffrono 2 persone su 10) quando cominciano ad invecchiare e avere, di conseguenza, improvvise dimenticanze, difficoltà a memorizzare appuntamenti o nuovi ricordi, cambi di umore e difficoltà nella concentrazione. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che nel mondo i casi di demenza siano circa 50 milioni (ma è previsto che si triplichino nei prossimi 30 anni), mentre in Italia, secondo i dati dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità), vi sono circa 1 milione di persone affette da demenza e circa 900 mila affette da Mild Cognitive Impairment (MCI, deficit cognitivo lieve). Secondo le linee guida “Risk reduction of cognitive decline and dementia” dell’OMS fare attività fisica quotidiana e condurre uno stile di vita sano (eliminando il fumo, riducendo il consumo di alcol, seguendo un’alimentazione equilibrata, tenendo sotto controllo patologie quali l’ipertensione, diabete, obesità, depressione, ipercolesterolemia, e cercando continui stimoli cognitivi) sono strategie fondamentali per prevenire la demenza e il rischio di decadimento cognitivo. Se, infatti, ogni anno emerge un numero sempre maggiore di casi di declino cognitivo, sia nella sua forma lieve (MCI) sia nello sviluppo di una condizione di demenza più grave, è perché la popolazione anziana è in aumento, ma anche e, soprattutto, perché sempre più persone conducono uno stile di vita scorretto.

Oltre a una correzione degli stili di vita da parte della popolazione generale, potrebbe risultare utile individuare i fattori di rischio del deterioramento cognitivo lieve (MCI), una fase prodromica della demenza grave, negli anziani cognitivamente normali, così da poter sviluppare strategie di prevenzione e di intervento efficaci. Un recente studio della Columbia University , pubblicato su Neurology, ha identificato 5 variabili predittive che suggeriscono se una persona ha più o meno probabilità di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo (MCI), e scoperto che solo una piccola percentuale (5-10%) delle persone con MCI svilupperà poi una forma di demenza grave, mentre in alcuni casi può addirittura regredire. Questi risultati potrebbero risultare molto importanti per migliorare le diagnosi nei pazienti ad alto rischio di demenza.

Lo studio

I ricercatori hanno reclutato 2.903 persone di età pari o superiore ai 65 anni e monitorato la loro funzione cerebrale per nove anni. In questo arco temporale, i partecipanti (che all'inizio dello studio avevano una normale funzione cerebrale) sono stati sottoposti a compiti di memoria e riferito eventuali difficoltà nell'esecuzione di determinate attività quotidiane (come l'uso del telefono), con l’obiettivo di individuare casi di deterioramento cognitivo. Dopo 6 anni, 1.805 partecipanti avevano una normale funzione cognitiva, 752 avevano un lieve deterioramento cognitivo e 301 avevano demenza. I ricercatori hanno, quindi, seguito il gruppo con problemi cognitivi per altri tre anni. Poiché alcuni partecipanti sono usciti fuori dal monitoraggio (per cause diverse da quella d’interesse dello studio), i ricercatori hanno potuto esaminare solo 480 persone del gruppo originario con decadimento cognitivo lieve. Di queste, 142 avevano ancora un lieve deterioramento cognitivo, mentre 62 ora avevano la demenza. Infine, con grande sorpresa i ricercatori hanno scoperto che 276 persone non soddisfavano più i criteri per il deterioramento cognitivo lieve, dimostrando che questa patologia non sempre porta alla demenza e non sempre è permanente, ma anzi può regredire.

I tre fattori associati a un minor rischio di sviluppare un declino cognitivo lieve

I ricercatori hanno analizzato i risultati dello studio in relazione a tre fattori (la formazione scolastica, le attività ricreative e il reddito dei partecipanti) e osservato come questi fattori siano associati a un minor o maggior rischio di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo (MCI).

Istruzione scolastica

Dall’analisi è emerso che le persone che avevano una media di 11,5 anni di istruzione, avevano il 5% in meno di probabilità di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo rispetto a quelle con solo 10 anni di istruzione. I partecipanti che avevano dedicato nel corso della loro vita più tempo all'istruzione avevano, quindi, un minor rischio di sviluppare un deterioramento cognitivo lieve. Lo studio, però, non ha differenziato il livello di istruzione (scuola o istruzione superiore). Questi risultati hanno dato vita a due teorie: secondo la prima, un tempo più lungo dedicato all'istruzione è legato a uno status socioeconomico più elevato, il che può significare che una persona ha un migliore accesso a uno stile di vita più sano e a una migliore assistenza sanitaria; secondo la seconda, l'istruzione aiuta il cervello a generare più neuroni e connessioni, il che aiuta il cervello a mantenere una buona funzionalità, e questo può aiutare il cervello a compensare eventuali cambiamenti che sopraggiungono con l’avanzare dell’età e che possono verificarsi a causa di un lieve deterioramento cognitivo.

Attività ricreative

Dall’analisi è emerso, inoltre, che le persone più attive fisicamente o con più rapporti sociali avevano un rischio inferiore di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo. Per misurare quanto fossero sociali o attivi, i ricercatori hanno assegnato ai partecipanti un questionario per capire se avevano svolto, e per quanto tempo, attività come camminare o andare al cinema, assegnando un punteggio massimo di 13. Più alto era il punteggio, più attivo era stato il partecipante. Chi aveva ottenuto in media 7,5, non aveva mostrato un deterioramento cognitivo lieve, mentre quelli che avevano ottenuto un punteggio leggermente inferiore a 7,4, avevano mostrato un deterioramento cognitivo lieve. A sostegno di tale correlazione alcuni precedenti studi che hanno dimostrato come un’attività fisica moderata (il nuoto, ad esempio) durante la mezza o tarda età poteva ridurre il rischio di un lieve deterioramento cognitivo. L’esercizio fisico, secondo questi studi, potrebbe aiutare a mantenere in salute il cervello e ridurre il rischio di morte prematura, perché apporta alcuni cambiamenti strutturali benefici al cervello, come aumentare le dimensioni dell’ippocampo e migliorare la memoria.

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Reddito

Dall’analisi, infine, è emerso che le persone che avevano un reddito superiore a $ 36.000 (£ 27.264) all'anno, avevano una probabilità inferiore del 20% di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo rispetto a coloro che guadagnavano meno di $ 9.000 all’anno. Il reddito è probabilmente legato a un minor rischio di deterioramento cognitivo per ragioni simili all'istruzione, poiché le persone con un reddito più elevato hanno maggiori probabilità di poter accedere a una migliore assistenza sanitaria, seguire una dieta sana ed equilibrata, e condurre uno stile di vita migliore, anche se vivono in aree in cui l’inquinamento ambientale è maggiore (ricordiamo che questo fattore è associato a condizioni patologiche come l'Alzheimer e il morbo di Parkinson).

I due fattori associati a un rischio maggiore di sviluppare un deterioramento cognitivo lieve

Dopo aver identificato i fattori associati a un minor rischio di sviluppare un deterioramento cognitivo lieve (MCI), i ricercatori della Columbia University hanno individuato i fattori che, al contrario, sono associati a un rischio maggiore di sviluppare MCI.

Predisposizione genetica

I ricercatori hanno scoperto che i partecipanti con l’allele AP0E E4 (una delle due o più forme alternative dello stesso gene) avevano un rischio maggiore del 18% di sviluppare un decadimento cognitivo lieve. Questa scoperta è supportata da studi precedenti che dimostrano come le persone con AP0E E4 hanno circa tra volte più probabilità di sviluppare il morbo di Alzheimer rispetto a quelle con una diversa variante del gene AP0E: questo è dovuto al fatto che questa variante aumenta la probabilità che le persone in età avanzata accumulino depositi di proteine tossiche nel cervello, un segno distintivo del morbo di Alzheimer.

Condizioni generali di salute

Infine, i ricercatori hanno anche scoperto che i partecipanti con più o patologie croniche, come malattie cardiache, depressione o diabete, hanno un rischio maggiore del 9% di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo. La presenza di una o più malattie condiziona lo stile di vita del paziente, e fa sì che si impegnino meno nelle normali attività quotidiane o nella vita sociale. Entrambi fattori che, come abbiamo visto prima, possono accelerare il declino cognitivo. 

Un lieve deterioramento cognitivo non sempre evolve in demenza

Oltre ad aver scoperto i fattori che aumentano o riducono il rischio di sviluppare un declino cognitivo lieve (MCI), questo studio ricorda che l’MCI non sempre evolve in una forma di demenza grave, ma in alcuni casi può addirittura regredire, riportando il cervello del paziente alla normale funzione cerebrale. Ma questo può avvenire solo se si apportano cambiamenti allo stile di vita dopo la diagnosi, in primis una maggiore attività fisica. “Il nostro cervello è dinamico - dicono gli esperti -, mantenerlo attivo per tutta la vita è importante per mantenere una buona funzione cerebrale. Sebbene ci siano alcuni fattori di rischio, come i nostri geni, che non possiamo modificare, mantenersi attivi e seguire uno stile di vita sano può essere un modo per ridurre il rischio di lieve deterioramento cognitivo e di demenza”.

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