Adenomiosi: quali sono i sintomi e quando causa infertilità
"Sebbene ne soffrano dal 20% al 65% delle donne in età fertile, è una patologia sotto diagnosticata che solo gli esperti in materia riescono a rilevare dall'ecografia". L'intervista al prof. Marco Torella, Presidente dell’Associazione Italiana di Uroginecologica
L'adenomiosi è una patologia ginecologica benigna che colpisce le donne in età fertile. Una condizione in cui il tessuto che riveste l’utero (l’endometrio) si trova anche nella parete muscolare dell’organo (miometrio). Viene definiti parente "meno nota" dell’endometriosi poiché coinvolge l’endometrio e può avere conseguenze simili. Oltre a disturbi come forti dolori e sanguinamento, può infatti compromettere la possibilità di avere figli e mettere a rischio la riuscita della gravidanza. In caso di adenomiosi la probabilità di partorire con un cesareo aumenta di 22 volte, ed è sestuplicato il rischio di placenta previa, ovvero di una placenta che si impianta nella parte inferiore dell'utero bloccando l’uscita del bimbo nel canale del parto. Inoltre, raddoppia il pericolo di un distacco di placenta o di emorragie e infezioni post-parto.
L'incidenza dell’adenomiosi non è nota, tuttavia si stima che possa interessare dal 20% al 65% delle donne, più comunemente quelle al di sopra dei 30 anni, specie nella fascia compresa tra 40 e 50 anni, poiché è una condizione estrogeno dipendente (favorita cioè dalla presenza di ormoni estrogeni). Inoltre, si stima che circa un quinto delle donne con più di 40 anni soffra di forme lievi che comportano un aumento del volume uterino fino a dimensioni paragonabili a un utero nel primo trimestre di gravidanza. Ciononostante pochissime donne sanno di cosa si tratta, anche perché, sebbene sia una patologia riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, è sotto diagnosticata: soltanto gli esperti in materia sono in grado di rilevarla ecograficamente. Ne abbiamo parlato con Marco Torella, professore di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", e Presidente dell’Associazione Italiana di Uroginecologica.
Prof. Torella, cos'è l’adenomiosi?
"L'adenomiosi è una patologia estrogeno-sensibile dovuta alla presenza di endometrio (il tessuto che riveste l’interno dell’utero) nella parete muscolare dell’utero (miometrio), area in cui non dovrebbe essere presente. Ciò provoca una reazione infiammatoria cronica caratterizzata da ispessimento della parete uterina che può essere localizzato e nodulare (adenomioma) oppure interessare ampie aree della parete uterina, spesso a livello posteriore, dando luogo all’adenomiosi diffusa".
Con quali sintomi si manifesta?
"A volte l'adenomiosi uterina non provoca segni o sintomi oppure causa solo un lieve disagio. Tuttavia può causare diversi sintomi quali: sanguinamento mestruale abbondante o prolungato, forti crampi o dolore pelvico acuto durante le mestruazioni (dismenorrea), spotting tra le mestruazioni, dolore o indolenzimento pelvico cronico, pressione addominale e gonfiore, rapporti sessuali dolorosi (dispareunia), stanchezza causata da anemia, utero ingrossato, dolore nella parte posteriore della schiena, sensazione di pressione in corrispondenza del retto e della vescica"
In cosa si differenzia dall'endometriosi?
"Sebbene le donne con adenomiosi uterina abbiano spesso anche l'endometriosi (11%), queste sono due condizioni diverse. Nell’endometriosi, infatti, a differenza di quanto avviene nell’adenomiosi, il tessuto endometriale cresce nelle ovaie, nelle tube di Falloppio o nel peritoneo, quindi all’esterno dell’utero. Più del 50% delle donne con adenomiosi inoltre ha fibromi associati, mentre il 7% ha polipi endometriali".
Quali complicanze e conseguenze può portare?
"In presenza di mestruazioni abbondanti e prolungate, si può sviluppare anemia cronica cui seguono inevitabilmente una serie di altri problemi di salute. Questo insieme al forte dolore possono avere un impatto pesante sullo stile di vita. L’adenomiosi, inoltre, può rendere difficile il concepimento, mentre in presenza di una gravidanza è maggiore il rischio di aborto spontaneo e/o parto prematuro. Poiché le cause dell'adenomiosi non sono completamente note, non è possibile prevenire la malattia. Per prevenire lo sviluppo di forme severe è buona consuetudine sottoporsi a controlli ginecologici periodici, anche in assenza di sintomatologie. Inoltre, l’alimentazione potrebbe aiutare a ridurre i rischi di sviluppare la patologia. Andrebbero evitate sostanze che favoriscono i processi infiammatori, come ad esempio gli zuccheri, la caffeina, gli oli vegetali e gli alcolici. Attenzione anche all’eccessivo consumo di soia, per la presenza di fitoestrogeni".
In che modo influisce sulla fertilità?
"Anche se il rapporto diretto tra adenomiosi e infertilità è ancora molto discusso nella comunità scientifica e si parla per la maggior parte di gravidanze fisiologiche portate a termine naturalmente, evitando inutili allarmismi, ogni paziente costituisce un caso a se stante che è condizionato da una serie di fattori, quali la compresenza di altre patologie. Tenendo conto che in generale l’avere un utero adenomioso non elimina la possibilità di restare incinta, in alcuni casi potrebbe succedere che inibisca il concepimento, rendendo più difficile l’annidamento dell’embrione, in altri casi potrebbe invece rendere un pò più complicata la gravidanza, con una maggiore esposizione al rischio di parto pretermine o a quello di rottura anticipata delle acque”.circa l'80% delle donne con questo disturbo ha infatti avuto almeno una gravidanza a termine".
Come viene diagnosticata?
"L’adenomiosi viene il più delle volte diagnosticata durante percorsi di valutazione per endometriosi, fibromi, o dolore pelvico. I criteri di diagnosi non chirurgica, di recente standardizzati, prevedono l’esame uterino effettuato con ecografia trans-vaginale oppure con risonanza magnetica della pelvi (RMN). La diagnosi di adenomiosi uterina si pone quindi attraverso: esame pelvico (per rilevare se l'utero è più grande del normale), ecografia transvaginale (per rilevare possibili lesioni del miometrio), risonanza magnetica (utile per integrare le informazioni raccolte con l’ecografia), isteroscopia, isterosalpingografia o sonoisterografia (utili per valutare in modo approfondito lo stato dell'utero e delle tube di Falloppio), biopsia (per escludere, attraverso l'analisi dell'endometrio, condizioni più gravi). È l'unico esame che consente di porre diagnosi certa di adenomiosi uterina".
Quali sono le opzioni terapeutiche?
"Il trattamento dipende in parte dai sintomi, dalla loro gravità e dall'avere o meno portato a termine una gravidanza in passato. L'adenomiosi uterina spesso scompare dopo la menopausa, quindi il trattamento potrebbe dipendere da quanto la paziente è vicina a quella fase della vita. In ogni caso le opzioni di trattamento includono: farmaci antinfiammatori non steroidei (utili per controllare il dolore), i FANS che vengono solitamente iniziati uno o due giorni prima dell'inizio del ciclo e continuati durante i primi giorni, i farmaci ormonali che combinano pillole anticoncezionali estro-progestiniche, oppure cerotti o anelli vaginali contenenti ormoni progestinici per ridurre il sanguinamento eccessivo e il dolore. Altre opzioni sono l’isterectomia (scelta solo nei casi più gravi, in caso di dolore grave non rispondente ad altre terapie nelle donne che non intendono avere altri figli), l’embolizzazione dell'arteria uterina (procedura minimamente invasiva che viene comunemente utilizzata per aiutare a ridurre i fibromi), l’ablazione endometriale, che distrugge il rivestimento dell’utero. Quest’ultima opzione si è dimostrata efficace nell'alleviare i sintomi in alcune pazienti quando l'adenomiosi non è penetrata in profondità nella parete muscolare dell’utero. Per ridurre il sanguinamento si possono prescrivere farmaci antifibrinolitici (acido tranexamico)".