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Venerdì, 29 Marzo 2024
Alopecia

Alopecia, scoperto il meccanismo che promuove la ricrescita dei capelli

La scoperta effettuata dal alcuni ricercatori americana traccia la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti preventivi e curativi per questa patologia così diffusa

L’alopecia è una condizione patologica in cui il sistema immunitario attacca i propri follicoli piliferi causando la caduta di capelli e/o dei peli. La forma più diffusa è l’alopecia androgenetica, chiamata anche calvizie irreversibile, che determina un progressivo assottigliamento dei capelli ed una conseguente caduta (a cominciare da alcune zone come le tempie e la nuca), causata da due fattori concomitanti: sensibilità del capello agli ormoni androgeni (ormoni maschili) presenti nell’organismo e predisposizione genetica. Secondo i dati del Centro Integrato Alopecie (Cia) presso l'Istituto dermopatico dell'Immacolata (Idi), il fenomeno colpisce, per quanto riguarda la popolazione maschile, il 30% dei 30enni, il 50% dei 50enni e l’80% dei 70enni, e, diversamente da quanto si crede, anche il 50% delle donne in fasi differenti della vita (con esordio dalla pubertà nei casi più gravi, ma di solito dopo la gravidanza o la menopausa). Oltre all’androgenetica, è molto diffusa anche l'alopecia areata: una malattia autoimmune dei bulbi piliferi (reazione anomala del sistema immunitario che riconosce come estranei i bulbi piliferi e li colpisce), talora associata ad altre patologie autoimmuni, che provoca una improvvisa caduta di capelli o di peli a chiazze, in una o più aree circoscritte del cuoio capelluto o di altre zone del corpo dove crescono peli. All’origine di questa forma di alopecia c’è quasi sempre un trauma psichico o un periodo di particolare stress.

Ad oggi i trattamenti disponibili per l’alopecia prevedono farmaci in grado sì di indurre la ricrescita di capelli, ma non di far guarire definitivamente dalla malattia. Un contributo importante per la cura di questa patologia arriva dai ricercatori del Salk Institute for Biological Studies (California, USA) che hanno identificato per la prima volta il meccanismo biologico che promuove la crescita e rigenerazione dei capelli. La scoperta, pubblicata su Nature Immunology, traccia la strada per lo sviluppo di nuovi trattamenti efficaci contro l’alopecia.

Lo studio

All’inizio dello studio, gli scienziati non erano interessanti a indagare le cause dell’alopecia, ma a capire quali ruoli avessero i linfociti T regolatori (cellule immunitarie che svolgono una funzione immunosuppressiva, ovvero inibiscono l’attivazione delle risposte immunitarie) e degli ormoni glucocorticoidi (regolano un centinaio di geni coinvolti nello sviluppo, metabolismo, mantenimento dell'omeostasi, infiammazione e processi cognitivi) nelle malattie autoimmuni. Hanno quindi iniziato ad indagare il loro funzionamento nella sclerosi multipla, nel morbo di Crohn e nell’asma, e scoperto che non avevano un ruolo significativo in nessuna di queste condizioni. Quindi, hanno pensato di analizzare altre zone del corpo in cui le cellule T regolatorie esprimono livelli particolarmente elevati di recettori per i glucocorticoidi (che rispondono agli ormoni glucocorticoidi), come il tessuto cutaneo. Gli scienziati hanno, così, indotto la caduta dei capelli in topi normali e in topi privi di recettori per i glucocorticoidi nelle loro cellule T regolatorie.

La funzione rigenerativa dei Linfociti T

Dopo due settimane, i ricercatori hanno visto una notevole differenza tra i due gruppo di topi: in quelli normali erano ricresciuti i capelli, negli altri senza recettori per i glucocorticoidi, invece, erano ricresciuti a malapena. Quindi, dai risultati hanno intuito che, per consentire la rigenerazione dei capelli, deve verificarsi necessariamente una sorta di comunicazione tra le cellule T regolatorie e le cellule staminali del follicolo pilifero. Allora, utilizzando una varietà di tecniche per monitorare la comunicazione multicellulare, hanno indagato il comportamento dei linfociti T regolatori e dei recettori per i glucocorticoidi nei campioni di tessuto cutaneo, e scoperto che i glucocorticoidi istruiscono le cellule T regolatorie ad attivare le cellule staminali del follicolo pilifero, il che porta alla crescita dei capelli. Questo studio ha così scoperto che i linfociti T regolatori e gli ormoni glucocorticoidi non sono solo una funzione immunosoppressiva, ma hanno anche una funzione rigenerativa.

“Per molto tempo - ha dichiarato l’autore principale Ye Zheng - , i linfociti T regolatori sono stati studiati per il modo in cui riducono le reazioni immunitarie eccessive nelle malattie autoimmuni. Ora abbiamo identificato il segnale ormonale e il fattore di crescita, che in realtà promuovono la crescita e la rigenerazione dei capelli completamente separati dalla soppressione della risposta immunitaria”.

Approvata la prima pastiglia che fa ricrescere i capelli 

Il meccanismo biologico che favorisce la crescita dei capelli

Nello specifico, questa interazione tra le cellule T e le cellule staminali della pelle dipende da un meccanismo per cui i recettori per i glucocorticoidi inducono la produzione della proteina TGF-beta3, il tutto all'interno delle cellule T regolatorie. Il fattore di crescita TGF-beta3 attiva le cellule staminali del follicolo pilifero per generare nuovi follicoli piliferi, favorendo la crescita dei capelli. Ulteriori analisi hanno poi confermato che questo meccanismo è completamente indipendente dalla capacità dei linfociti T regolatori di mantenere l'equilibrio immunitario, e che queste cellule T regolatorie normalmente non producono la proteina TGF-beta3, come fanno in questo caso.

Prospettive future  

Quando gli scienziati hanno approfondito i database a loro disposizione, hanno scoperto che questo fenomeno si verifica anche nei muscoli e nel tessuto cardiaco danneggiati, in modo simile a come la depilazione ha simulato una lesione del tessuto cutaneo in questo studio. “Ora - hanno dichiarato gli scienziati - abbiamo come obiettivo quello di analizzare altri modelli di lesioni, e isolare le cellule T regolatorie dai tessuti danneggiati per monitorare altri fattori di crescita”.

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