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Giovedì, 28 Marzo 2024
Vaccino anti-artrite reumatoide

Artrite reumatoide, vicini alla rivoluzione: allo studio il primo vaccino

Si tratta di un vaccino anti-artrite a base di proteine. Dopo i primi incoraggianti risultati in laboratorio, Ritu Chakravart, primo autore della ricerca, si augura di portarlo allo studio sull'uomo

L'artrite reumatoide è una malattia infiammatoria che colpisce oltre l'1% della popolazione mondiale, in Italia sono oltre 400 mila le persone affette. Si tratta di una patologia autoimmune, cronica e altamente invalidante che porta rigidità mattutina prolungata, dolore, tumefazione articolare e deformità articolari tali da portare a una progressiva perdita delle proprie capacità funzionali, compromettendo la qualità della vita del paziente. Ad oggi ancora non esiste una cura efficace per l'artrite reumatoide, ma la diagnosi precoce può aiutare ad alleviare i sintomi attraverso l'uso di farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD) che hanno, cioè, la funzione di bloccare gli effetti delle sostanze chimiche rilasciate quando il sistema immunitario attacca le articolazioni. La terapia dell’artrite reumatoide si basa sull’uso di farmaci tradizionali (come il cortisone) e, nei casi poco o non responsivi, sull’inserimento dei cosiddetti farmaci biotecnologici che hanno cambiato profondamente la qualità di vita di questi malati, permettendo di raggiungere più facilmente la remissione e di abbandonare anche in tempi rapidi il cortisone.

Fino ad ora sono studiati solo farmaci per la cura della malattia, ma la vera rivoluzione sarebbe lo sviluppo di un vaccino anti-artrite che prevenga la comparsa della malattia. E’ sulla buona strada un team di ricerca dell’Università di Toledo che ha testando sui ratti un vaccino anti-artrite reumatoide a base di proteine, con risultati molto incoraggianti. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica statunitense PNAS (“Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America”).

“Nonostante la sua elevata prevalenza, non esiste una cura per l’artrite reumatoide e non sappiamo bene cosa la provochi. Questo è vero per quasi tutte le malattie autoimmuni, il che rende trattamento e nella prevenzione in modo difficile”, ha detto il dottor Ritu Chakravarti, assistente Professore dell’University of Toledo College of Medicine and Life Sciences and ProMedica, e autore principale dello studio. "Se riusciremo a portare con successo questo vaccino nella clinica, sarà una vera rivoluzione".

Cos’è l’artrite reumatoide

L'artrite reumatoide è una malattia autoimmune in cui le cellule immunitarie attaccano i tessuti molli che ricoprono le articolazioni (tessuto sinoviale) e possono anche attaccare il tessuto connettivo in molte parti del corpo, come i polmoni e i vasi sanguigni. In fase avanzata, la cartilagine, l’osso e i legamenti delle articolazioni si usurano, causando deformità, instabilità e formazione di tessuto cicatriziale all’interno dell’articolazione. L’artrite reumatoide colpisce più frequentemente le donne, soprattutto fra i 40 e i 50 anni, ma può insorgere ad ogni età. La causa della malattia non è nota, ma molti fattori, compresa la predisposizione genetica (o fattori ambientali), possono influenzare l’andamento della malattia.

La scoperta del ruolo della proteina 14-3-3 zeta

Lo studio dei ricercatori dell’Università di Toledo era nato con l’obiettvo di sviluppare un trattamento anti-artrite più efficace e preventivo. Nel corso della ricerca Chakravarti e colleghi hanno, poi, identificato una proteina chiamata 14-3-3 zeta  (un antigene, cioè una proteina che provoca una risposta immune con formazione di autoanticorpi) che si ritiene svolga un ruolo centrale nell'artrite infiammatoria. I ricercatori avevano ipotizzato che questa proteina innescasse la malattia, ma in realtà lo studio ha dimostrato l'esatto contrario. 

Lo studio

Il team di ricerca, utilizzando l’editing genomico (tecnica di ingegneria genetica), ha inibito la formazione della proteina 14-3-3 zeta in un gruppo di ratti, sperando che questo comportasse la remissione dell'artrite infiammatoria. E, invece, contrariamente alle aspettative, i ratti hanno sviluppato una grave artrite ad esordio precoce, con la conseguente perdita ossea, infiltrazione di cellule immunitarie e distruzione delle articolazioni. Sulla scia di questi risultati, i ricercatori hanno così deciso di innestare nel DNA dei ratti quante più proteine 14-3-3 zeta possibili con l’obiettivo di bloccare la progressione della malattia, ma senza avere alcun effetto. 

Il vaccino anti-artrite a base di proteine

Alla luce di questi risultati, i ricercatori hanno, in un secondo momento, deciso di iniettare nei ratti un vaccino a base di 14-3-3 zeta, prima che sviluppassero la malattia. Il farmaco ha stimolato una forte ed immediata risposta del sistema immunitario innato grantento una protezione dalla malattia. "Con nostra grande sorpresa, - ha detto Chakravarti -, il vaccino ha soppresso lo sviluppo dell'artrite e migliorato la qualità delle ossa. Noi crediamo che la proteina abbia a lungo termine un effetto immunosoppressivo, impedendo ai marcatori immunitari infiammatori di attaccare le cellule del corpo preservando così anche la qualità delle ossa”. “A volte - ha concluso - non c'è modo migliore della serendipità. Ci è capitato di centrare un risultato sbagliato, ma che alla fine si è rivelato il miglior risultato”. 

Prossimi obiettivi dei ricercatori

Il ruolo della proteina 14-3-3 zeta nell’artrite reumatoide era precedentemente sconosciuto alla ricerca. Questa scoperta potrebbe avere enormi implicazioni nella cura e prevenzione della malattia. Ma prima è necessario che venga confermata la sicurezza e l'efficacia di un tale vaccino anche negli esseri umani. 

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