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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Come proteggere i bambini dall’inquinamento ambientale: il vademecum dei pediatri

Neonatologi e pediatri hanno redatto un manuale con una serie di consigli per proteggere i più piccoli dai rischi degli inquinanti atmosferici

L’inquinamento dell’aria è il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa. Insieme a diete poco sane e al fumo sigaretta, è associato a malattie non trasmissibili come cardiopatia ischemica, ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma e cancro. Si stima che l’esposizione all’inquinamento dell’aria determini ogni anno oltre 400.000 decessi prematuri nell’UE. Secondo i dati dell’OMS, i fattori di stress ambientali sono responsabili per il 12-18 % di tutti i decessi nei 53 paesi della regione Europa dell’OMS. Studi scientifici hanno, inoltre, dimostrato come l’esposizione “precoce” (dalle prime fasi della gravidanza fino al secondo anno di vita) all’inquinamento possa causare la comparsa di malattie che durano tutta la vita, di disturbi dello sviluppo neurologico, obesità infantile, compromissione della funzione polmonare, asma e otite media, oltre a possibili esiti negativi alla nascita e a un aumento della mortalità infantile. Il miglioramento della qualità dell’ambiente in settori chiave come l’aria, l’acqua e il rumore, è, quindi, fondamentale per contribuire a prevenire le malattie e a migliorare la qualità della salute di grandi e piccini.

Per tutelare la salute di bambini e delle famiglie, le Società Scientifiche e Associazioni italiane dell’area pediatrica e neonatologica hanno firmato un Documento intitolato “Inquinamento atmosferico e salute. Le proposte delle società scientifiche pediatriche e del gruppo di lavoro ‘Ambiente e primi 1000 giorni’ per migliorare la salute dei bambini e delle famiglie” che nasce nell’ambito del progetto di ricerca ‘Ambiente e primi 1000 giorni’, realizzato con il supporto finanziario del CCM-Ministero della Salute. Con tale manuale i firmatari si impegnano a lavorare attivamente per migliorare la salute dei bambini e delle famiglie, attraverso azioni concrete per ridurre l’inquinamento e il suo impatto sulla salute al fine di costruire contesti di vita sani.

Gli effetti dell’inquinamento ambientale sui bambini

I bambini sono particolarmente vulnerabili durante lo sviluppo fetale e nei loro primi anni, quando i loro organi sono ancora in fase di maturazione, e sono soggetti a un lungo periodo di esposizione agli inquinanti. Numerosi studi e revisioni della letteratura hanno indagato gli effetti dell’esposizione precoce, dal concepimento alla fine del secondo anno di vita (i primi 1000 giorni), agli inquinanti atmosferici outdoor (esterno). Le evidenze hanno messo in luce che l’esposizione precoce all’inquinamento può portare a malattie e oneri sanitari che durano tutta la vita, a esiti negativi durante la vita fetale e alla nascita, a un aumento della mortalità infantile, disturbi dello sviluppo neurologico, obesità infantile, compromissione della funzione polmonare, asma e otite media. L’inquinamento atmosferico è, inoltre, co-responsabile del cambiamento climatico, che a sua volta ha un impatto sulla salute della popolazione e causa numerosi effetti avversi, a cui la popolazione in età pediatrica è maggiormente esposta e suscettibile per via di una combinazione di fattori biologici, comportamentali e ambientali. 

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Come migliorare la qualità dell’aria

Le prove scientifiche sono, quindi, ampiamente sufficienti per adottare da subito misure chiare e concrete, a tutti i livelli (nazionale e locale), per migliorare la qualità dell’aria e ridurre l’esposizione all’inquinamento atmosferico delle donne in gravidanza e dei bambini, in particolare nei primissimi anni di vita. Ma, se è vero che molti degli interventi di dimostrata efficacia si basano su un cambiamento a livello nazionale che deve essere deciso e guidato da Istituzioni governative, è altrettanto importante ricordare come sia nevralgico l’apporto dei cittadini, affinché adottino comportamenti individuali virtuosi per aiutare a ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la salute della popolazione.

Il Documento

Il progetto CCM ha permesso di misurare in maniera precisa l’esposizione precoce agli inquinanti ambientali nei bambini di alcune città italiane e ha valutato, grazie alla revisione della letteratura scientifica, i rischi possibili rischi per la salute legati a tale esposizione. Frutto del progetto è il Documento di consenso - firmato dal gruppo di lavoro ‘Ambiente e primi 1000 giorni’ insieme a l’Associazione Culturale Pediatri (Acp) e il Gruppo Pediatri Per Un Mondo Possibile, la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), la Società Italiana di Medicina Perinatale (Simp), la Società Italiana di Neonatologia (Sin) e la Società Italiana di Pediatria (Sip).  “Questo Documento - dichiara Luca Ronfani, dell’IRCCS materno infantile Burlo Garofolo di Trieste e referente scientifico del progetto ‘Ambiente e primi 1000 giorni’ - è focalizzato sull’inquinamento atmosferico outdoor, legato all’immissione nell’aria di sostanze inquinanti dovute ai trasporti, al traffico autoveicolare, al riscaldamento domestico e ovviamente anche alle emissioni industriali che vanno ad aggravare la situazione. Parliamo, quindi, di sostanze inquinanti come particolato atmosferico, biossido di azoto o ozono”. 

Azioni proposte dalle Associazioni e Società Scientifiche

Le Società Scientifiche pediatriche, i singoli pediatri, e più in generale gli operatori di salute che lavorano a contatto con le donne e i bambini possono guidare i cambiamenti e le azioni necessarie a ridurre il carico di malattia dovuto all’esposizione all’inquinamento, con una particolare incisività nei contesti assistenziali che avviano e mantengono una sistematica continuità delle cure pediatriche dalla nascita all’adolescenza. La azioni proposte:

  • Migliorare, con la formazione, conoscenze e competenze sui cambiamenti climatici e le misure di prevenzione.
  • Informare pazienti e famiglie sul pericolo dell’inquinamento atmosferico, in particolare in presenza di condizioni cliniche che possono essere causate o esacerbate dall’inquinamento atmosferico e in caso di residenza in aree ad elevato inquinamento ambientale. Includendo consigli sui cambiamenti che possono essere messi in atto per ridurre l’esposizione e il contributo individuale all’inquinamento.
  • Fare attività di promozione e disseminazione e promuovere i temi affrontati nel documento presso altre società scientifiche che si occupano di salute della donna e del bambino.
  • Adottare per primi i comportamenti e stili di vita salutari e incoraggiare il cambiamento all’interno del proprio posto di lavoro e più in generale del Sistema Sanitario Nazionale.
  • Realizzare attività di advocacy a livello politico e normativo, promuovendo le iniziative esistenti a livello locale e nazionale per migliorare la qualità dell’aria.

Le nuove Linee guida dell’OMS


Nei 15 anni trascorsi dall’edizione precedente delle Linee guida sono aumentate le evidenze  che documentano gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute, per questo motivo, a seguito di una revisione sistematica della letteratura, i nuovi valori riportati nelle Linee Guida globali sulla qualità dell’aria (AQG 2021) sono inferiori a quelli raccomandati in precedenza: le concentrazioni medie annue di PM2.5 passano da 10 a 5 μg/m3, quelle di NO2 da 40 a 10 μg/m3, e la concentrazione media di ozono (per il quale non erano presenti in precedenza valori limite raccomandati) nelle 8 ore nel periodo estivo non deve superare i 60 μg/m3. “Le nuove Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), pubblicate il 22 settembre, - dichiara Francesco Forastiere dell’Environmental Research Group, School of Public Health, Faculty of Medicine, Imperial College di Londra - hanno ridotto in modo considerevole i valori limiti per l’esposizione a lungo termine agli inquinanti più dannosi per la salute, in particolare il particolato fine (PM2.5) e il biossido di azoto (NO2)”.

 “I valori indicati dall’OMS non sono legalmente vincolanti, ma servono per informare le legislazioni nazionali e dell’Unione Europea. Si tratta di indicazioni scientifiche chiare, l’inquinamento è responsabile di gravi danni per la salute, specie per l‘infanzia, fin dalla prima esposizione in gravidanza. Non ci sono alternative a un profondo e radicale cambiamento per proteggere i bambini e le persone più vulnerabili”.

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