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Giovedì, 18 Aprile 2024
Clamidia

Cos’è la Clamidia e quando può causare infertilità: risponde l’esperto

"Sia le infezioni non trattate che quelle ripetute aumentano il rischio di sviluppare sequele croniche. In particolare, nelle donne, l’infezione cronicizzata può presentarsi come malattia infiammatoria pelvica e fibrosi del tratto riproduttivo, che può aumentare il rischio di gravidanza ectopica e infertilità". L’intervista al Prof. Andrea M. Isidori

La Clamidia è tra le malattie a trasmissione sessuale più diffusa, il cui trend è in continua crescita soprattutto tra i giovanissimi. Secondo l’ultima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, tra il 2008 e il 2017 i casi in Italia sono triplicati. L’età più colpita è la fascia tra i 15 e i 24 anni (8,6%), seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (3,8%). Un dato preoccupante se si considera che nella gran parte dei casi l'infezione è asintomatica o caratterizzata da sintomi lievi e poco specifici, che la fanno passare inosservata nel 75% delle donne e nel 50% degli uomini. "La Clamidia - spiega a Today il Prof. Andrea M. Isidori, Presidente della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità - è il risultato dell’infezione da parte del germe Chlamydia trachomatis, ed è la più comune malattia batterica a trasmissione sessuale in tutto il mondo. L'infezione avviene principalmente attraverso rapporti sessuali penetrativi, sebbene il microrganismo possa essere rilevato anche in altre sedi, per esempio nella congiuntiva e nel rinofaringe. Il batterio, infatti, è anche l’agente eziologico del tracoma, che è la principale causa di cecità neonatale prevenibile, a trasmissione da madre a figlio”.

La Clamidia è considerata una malattia subdola poiché una sua progressione (per mancata diagnosi) può portare, nell'1-30% delle donne con infezione non trattata, a sviluppare la malattia infiammatoria pelvica (PID) che a sua volta può portare, nel 10-20% dei casi, a sterilità. Ma perché si parla così poco della Clamidia se è un’infezione così pericolosa, e i casi sono in aumento?

Prof. Isidori, con quali sintomi può manifestarsi la clamidia?

"Per le infezioni genitali, il 70-80% delle infezioni nelle donne e il 40-50% negli uomini sono asintomatiche, il che significa che queste infezioni possono passare inosservate e quindi non trattate. I sintomi più frequenti nelle donne sono l’aumento delle perdite vaginali, a volte perdite ematiche dopo il rapporto, o bruciore durante la minzione, o dolore pelvico o al basso ventre. Anche negli uomini i sintomi possono essere disuria, quindi bruciore o fastidio alla minzione, o essere accompagnati da secrezione dell’uretra. Il riscontro di macchioline sierose negli slip deve sempre porre in allarme. L'infezione, in entrambi i sessi, può avere localizzazioni e sintomi extra genitali, come faringite e infezioni anorettali".

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Come viene diagnosticata?

"La storia clinica e l’epidemiologia ci devono guidare, ma il test di laboratorio di conferma è tramite le tecniche di amplificazione degli acidi nucleici del genoma batterico (NAAT). Il paziente dovrebbe fare il test sia al momento del sospetto clinico, che ripeterlo a distanza di due settimane se negativo, per essere sicuri di non cadere nel periodo finestra. I tamponi vulvo-vaginali sono i campioni di scelta per le donne, mentre nell’uomo si preferisce il campione urinario (primo getto), piuttosto che il doloroso tampone uretrale. In caso di localizzazioni extra-genitali i tamponi saranno diretti verso le altre sedi. Vi sono anche test basati su metodiche immuno-enzimatiche che tuttavia sono poco sensibili e specifiche. Tutti i pazienti con diagnosi di C. trachomatis dovrebbero essere incoraggiati a sottoporsi a screening per altre malattie sessualmente trasmissibili, incluso l'HIV e, ove indicato, screening per l'epatite B e vaccinazione".

Se non curata, quali conseguenze può avere questa infezione?

"Sia le infezioni non trattate che quelle ripetute aumentano il rischio di sviluppare sequele croniche, che hanno un impatto molto importante sulla coppia in età fertile. In particolare, nelle donne, l’infezione cronicizzata può presentarsi come malattia infiammatoria pelvica (PID) e fibrosi del tratto riproduttivo, che può aumentare il rischio di gravidanza ectopica e infertilità. Nel maschio si manifesta con uretriti e dolore testicolare o epididimario che si cronicizza, e quindi provoca disfunzioni sessuali e infertilità. Inoltre, l’infezione genitale da C. trachomatis è stata correlata con un aumento del rischio di displasia cervicale che progredisce in cancro della cervice uterina, anche se il meccanismo è poco compreso. Un’altra complicanza che si sviluppa a seguito dell’infezione genitale è una forma di artrite reattiva (Sexually acquired reactive arthritis - SARA). Infine, il tracoma che è la causa più comune di cecità infettiva in tutto il mondo, che si manifesta con un’infiammazione della congiuntiva, spesso purulenta, e che se non trattata può portare a cicatrici e trichiasi (ciglia rivolte all'interno)".

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In che percentuale l’infezione è causa di infertilità?

"Si stima che il rischio di sviluppare infertilità dopo lo sviluppo di malattia infiammatoria cronica indotta da Clamidia sia compreso tra l'1 e il 20%. L'esposizione prolungata, sia per infezione persistente che per frequente reinfezione, è considerata il fattore di rischio più importante che contribuisce al danno del tessuto tubarico nella donna. Per questo l'importanza della diagnosi precoce e del trattamento per ridurre il rischio di successiva infertilità non può essere sottovalutato. Da notare che nei giovani sono stati riscontrati tassi di reinfezione del 10-30%, per questo la diagnosi deve essere puntuale e precisa, al fine d’impostare la terapia migliore da parte i medici specialisti in ginecologia, andrologia o venereologia".

Come viene curata la clamidia?

"La doxiciclina è l'antibiotico preferito per il trattamento dell'infezione perché ha migliore copertura sia dei genitali che di infezioni extra genitali, per una settimana. Ma anche una dose singola di azitromicina è considerata un’alternativa accettabile per le forme non complicate".

Tra il 2008 e il 2019 è stato registrato un incremento di casi di quasi quattro volte, in particolare nelle donne tra i 20 e i 25 anni. Come mai?

"Solo nel 2017, ci sono stati più di 1,7 milioni di casi di Clamidia diagnosticati negli USA. Con la pandemia il numero delle diagnosi è crollato, per ricominciare a risalire nel 2021 al tasso di +4% per anno. I motivi sono la poca attenzione e il fatto che non vengono fatti i test specifici".

Se la clamidia è tra le infezioni sessualmente trasmesse più diffuse, perché se ne parla così poco, e non si promuovono campagne di sensibilizzazione così come si fa per il Papilloma Virus umano o si è fatto per l’HIV?

"Se ne parla poco perché è facilmente curabile con gli antibiotici. Ma una percentuale di pazienti sviluppa complicanze importanti, e anche se in una percentuale bassa, considerando i milioni di soggetti infettati, è un problema sociale. Le campagne di sensibilizzazione devono essere dirette a tutte le forme di infezioni a trasmissione sessuali proprio perché spesso i germi coesistono. Per HPV e HIV la sensibilizzazione è legata alle campagne vaccinali o alle terapie. Ma forse presto disporremo anche di un vaccino per la Clamidia”.

Come possono fare prevenzione i più giovani?

“Attraverso una corretta educazione, quella che noi facciamo attraverso i portali della SIAMS.info (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità) e AmicoAndrologo.it. Educazione che va fatta già in età scolare. La nostra Società, infatti, svolge periodiche campagne di sensibilizzazione e educazione coordinate con il CCM (rete collaborativa) del Ministero della Salute”.

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