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Venerdì, 19 Aprile 2024
Esperienza di pre-morte

Cosa accade al cervello quando si torna alla vita dopo la "pre-morte"

Secondo una nuova ricerca, una persona su cinque che sopravvive a un arresto cardiaco sperimenta un'esperienza di pre-morte con consapevolezza e senza provare angoscia

Cosa accade al cervello immediatamente prima e subito dopo la morte ancora nessuno lo sa. Sebbene la ricerca scientifica abbia raccolto numerosi casi di persone che hanno vissuto esperienze di pre-morte (soggetti che hanno ripreso le funzioni vitali dopo aver sperimentato, condizioni che in genere portano al decesso, come l'arresto cardiocircolatorio o l'encefalogramma piatto), ancora non è chiaro il meccanismo neurofisiologico alla base di questo fenomeno. Esaminando i dati presenti in letteratura relativi a soggetti che sono stati in coma o che hanno avuto un arresto cardiaco, emergono informazioni contrastanti e incoerenti. Tuttavia si ipotizza che nella fase di pre-morte, esiste una coscienza e una consapevolezza di quel che si sta vivendo.

Ad aver approfondito questo aspetto un nuovo studio, guidato dai ricercatori della NYU Grossman School of Medicine, che ha mostrato come una persona che sopravvive a un arresto cardiaco può sperimentare esperienze di pre-morte con una certa lucidità e coscienza di sè. "I nostri risultati - ha affermato l'autore dello studio Sam Parnia - offrono la prova che mentre si è in coma o sul punto di morte, le persone vivono un'esperienza interiore cosciente unica, inclusa la consapevolezza senza angoscia". I risultati della ricerca sono stati presentati durante il simposio scientifico sulla rianimazione dell'American Heart Association il 6 novembre scorso.

Lo studio

Lo studio, denominato AWARE II (AWAreness during REsuscitation), ha coinvolto circa 25 ospedali negli Stati Uniti e nel Regno Unito, in cui erano stati ricoverati 567 uomini e donne sottoposti a rianimazione cardiopolmonare, tra maggio 2017 e marzo 2020, perché il loro cuore aveva smesso di battere (arresto cardiaco). Nonostante il trattamento immediato, meno del 10% del campione (126 persone) si era ripreso a sufficienza per essere dimesso dall'ospedale.

Cosa sappiamo sull'esperienza di pre-morte: la ricerca fa il punto

L’esperienza di pre-morte vissuta dai pazienti

Lo studio AWARE II fa seguito a un primo studio AWARE, pubblicato nel 2014. Durante quest’ultimo, gli autori avevano intervistato 101 sopravvissuti alla rianimazione cardiopolmonare, di cui il 46% aveva riferito di ricordare l’esperienza di pre-morte. I ricordi comprendevano sette temi cognitivi principali, tra cui vedere una luce brillante, provare un senso di deja-vu, ricordare eventi della vita e incontrare i membri della famiglia. Alcuni sopravvissuti avevano dichiarato, inoltre, di aver visto animali o piante, mentre altri di aver avuto paura o di aver subito violenze o persecuzioni durante il loro breve ritiro dalla vita.

Nel 2019, i ricercatori hanno poi raccolto i risultati di un altro gruppo di interviste a persone sopravvissute a un arresto cardiaco. Dal confronto delle esperienze degli intervistati è emerso che il 95% di coloro che erano stati rianimati (e che ricordavano la loro esperienza) avevano riferito di aver provato un senso di gioia e pace, l'86% di aver visto una luce e il 54% di aver rivisto i loro principali eventi della vita. Inoltre, il 95% aveva affermato che l'esperienza di pre-morte li aveva cambiati in positivo.

Cosa accade nel cervello quando moriamo: lo svela uno studio

I cambiamenti delle onde cerebrali nella pre-morte

I ricercatori non si sono basati semplicemente sulle testimonianze dei sopravvissuti, ma hanno anche analizzato i modelli di attività delle onde cerebrali dei pazienti durante la rianimazione cardiopolmonare. In questo modo, hanno rilevato picchi di attività cerebrale tra cui onde gamma, delta, theta, alfa e beta, che in genere si verificano quando le persone sono coscienti e svolgono funzioni mentali superiori, tra cui il pensiero, il recupero della memoria e la percezione cosciente. Con grande sorpresa, questi picchi di attività cerebrale erano presenti fino a un'ora dopo la rianimazione cardiopolmonare, nonostante i pazienti non dessero alcun segno di vita in questa fase.

"Queste esperienze ricordate e i cambiamenti delle onde cerebrali possono essere i primi segni della cosiddetta esperienza di pre-morte e li abbiamo catturati per la prima volta in un ampio studio", ha affermato Parnia.

In punto di morte il cervello continua ad essere cosciente

L'avere identificato segnali di un’attività cerebrale e raccolto testimonianze simili di esperienze di pre-morte, suggerisce che la coscienza di sè, proprio come altre funzioni biologiche del corpo, potrebbero non esaurirsi completamente al momento della morte. "Queste esperienze lucide - ha affermato Parnia - non possono essere considerate un trucco di un cervello disordinato o morente, ma piuttosto un'esperienza umana unica che emerge quando si sta per morire”.

Secondo i ricercatori, quando si muore, il cervello subisce un processo chiamato “disinibizione”, ovvero un flusso di attività che fornisce l'accesso agli strati più profondi della coscienza, inclusi i ricordi immagazzinati, i pensieri dalla prima infanzia fino alla morte, e altri aspetti della realtà. “È difficile dire esattamente perché ciò avvenga - ha affermato Parnia -, pertanto il fenomeno solleva alcune domande interessanti sulla coscienza umana che andrebbero indagate".

Prospettive future di ricerca

Gli autori dello studio ritengono che l'esperienza di pre-morte ricordata merita di ulteriori indagini empirica. “Sono necessarie - ha concluso Parnia - altre ricerche per definire con maggiore precisione i biomarcatori di quella che è considerata la coscienza clinica e l'esperienza di morte ricordata dall'uomo, e per monitorare gli effetti psicologici a lungo termine della rianimazione dopo l'arresto cardiaco".

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