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Venerdì, 29 Marzo 2024
Endometriosi

Endometriosi, un nuovo farmaco potrebbe curarla (in maniera definitiva)

Si tratta di una terapia anticorpale che blocca una proteina infiammatoria riducendo le lesioni causate dalla malattia. Il trattamento è ora in fase di sperimentazione clinica

L’endometriosi è una patologia ginecologica cronica e progressiva caratterizzata dalla presenza extrauterina dell'endometrio, il tessuto che normalmente riveste l'interno dell'utero. Al di fuori della sua sede, l'endometrio può crescere, infiltrare e disseminarsi, formando aderenze (accollamenti di tessuti e organi) e fibrosi (anomala formazione di ingenti quantità di tessuto connettivo-fibroso). Solitamente causa dolori molto intensi durante il periodo mestruale e premestruale e nel periodo dell’ovulazione, insieme a dolori pelvici cronici e nei rapporti sessuali, stanchezza fisica cronica e sanguinamento. A soffrirne in Italia è il 10-15% delle donne in età riproduttiva, e di queste il 30-50% è infertile o ha difficoltà a concepire. Ad oggi, non esiste una cura definitiva per l’endometriosi. Il trattamento può prevedere la terapia ormonale (farmacologica) o l’intervento chirurgico, o una combinazione delle due, e ha lo scopo di bloccare la progressione della patologia e attenuare la sintomatologia, ma non di curarla.

Una svolta nella cura dell’endometriosi potrebbe ora arrivare da un recente studio condotto da un gruppo di ricerca della Chugai Pharmaceutical Company, un produttore di farmaci giapponese. I ricercatori hanno sviluppato un farmaco innovativo (un anticorpo "a lunga durata d'azione"), che blocca una proteina infiammatoria (l'Interleuchina 8), dimezzando le dimensioni delle lesioni “dolorose” causate dall’endometriosi. "Ad oggi - hanno dichiarato i ricercatori - non esiste un trattamento definitivo per l'endometriosi. L'anticorpo anti-IL-8 potrebbe aiutare tutti coloro che ne soffrono". Dopo i promettenti risultati dei test sulle scimmie, ora gli scienziati si preparano a testare il farmaco anche sull’uomo. La ricerca è stata presentata al 44esimo meeting annuale della Japanese Endometriosis Society, e pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine.

Cos’è l’endometriosi

L’endometriosi è una patologia ginecologica in cui l’endometrio, la mucosa che normalmente riveste l’interno della cavità uterina, cresce all’esterno dell’utero e si attacca ad altri organi del corpo. “È una malattia ormono-dipendente - spiega a Today il dott. Ciro Perone, Direttore del progetto "EndoGyn" che ha tra le sue principali foci lo studio e la cura dell’endometriosi -, in cui sotto l’azione di uno stimolo ormonale, il tessuto endometriale, presente in sede anomala, va incontro ad un sanguinamento interno che è alla base del processo infiammatorio e della formazione di cicatrici ed aderenze che causano i principali sintomi".

Le cause all'origine della malattia non sono ancora chiare, per questo, spesso, l’endometriosi viene sottovalutata o diagnosticata in ritardo. Si stima che mediamente in Europa, dalla comparsa dei primi sintomi e nonostante le innumerevoli visite ginecologiche, occorrano tra i 7 ed i 9 anni prima che una paziente riceva una corretta diagnosi.

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Dalla terapia ormonale all’intervento chirurgico

Ad oggi non esiste alcun trattamento che curi definitivamente l’endometriosi. Le due uniche opzioni terapeutiche disponibili sono la terapia ormonale e l’intervento chirurgico. Mentre il primo è il trattamento di prima scelta e consiste nell’assunzione continua di farmaci ad azione ormonale che hanno lo scopo di portare ad amenorrea (assenza di ciclo mestruale) e sopprimere l’attività ovulatoria. Il secondo consiste nell’asportazione del tessuto endometriale e delle eventuali cisti, e viene eseguito solitamente in laparoscopia (tecnica chirurgica mininvasiva). Tuttavia, alla chirurgia si ricorre solo quando la paziente non risponde alla terapia farmacologica o desidera intraprendere una gravidanza, poichè l’azione dei farmaci non consente il concepimento.

La molecola responsabile dell'infiammazione

Nello studio, ricercatori giapponesi hanno esaminato campioni di tessuto umano prelevato da 10 pazienti con endometriosi e 4 senza, e scoperto che i livelli di una specifica molecola di segnalazione chiamata Interleuchina-8 (IL-8), che svolge un ruolo importante nella risposta infiammatoria del corpo, erano strettamente correlati all'infiammazione e alle lesioni fibrotiche causate dalla malattia. "L'Interleuchina IL-8 - hanno precisato gli scienziati - è una molecola infiammatoria che sembra essere "up-regolata" nei tessuti e nelle cisti presenti nelle donne affette da endometriosi. È quindi coinvolta nello sviluppo dell'infiammazione e della fibrosi di questa malattia".

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Come agisce il nuovo farmaco

Questa scoperta ha portato i ricercatori a sviluppare la molecola AMY109, un anticorpo "a lunga durata d'azione" che si lega e blocca la segnalazione di IL-8. Il farmaco è stato già brevettato, il che impedirà ad altri ricercatori di testarlo nei propri esperimenti. I ricercatori hanno quindi testato due diverse dosi del farmaco, somministrate nell'arco di 6 mesi a 4 scimmie cynomolgus (con endometriosi spontanea e con endometriosi indotta), e visto come l’anticorpo anti-IL-8 è in grado di ridurre in maniera significativa il volume delle lesioni e dei marcatori della fibrosi (caratterizzata da ispessimento e cicatrizzazione del tessuto). "Le terapie anticorpali in genere vengono eliminate dal corpo abbastanza rapidamente, richiedendo somministrazioni ripetute. In questo caso, AMY109 dura abbastanza a lungo in circolazione e sarebbe sufficiente un'iniezione sottocutanea una volta al mese", hanno affermato i ricercatori.

Prossimi passi

Nel 2021, i ricercatori dell'Università di Oxford hanno identificato uno specifico gene (denominato NPSR1) che aumenta il rischio di sviluppare l’endometriosi, e spesso presente nelle forme più aggressive della condizione. Il gene è diventato il nuovo bersaglio terapeutico di farmaci non ormonali in via sperimentale che spengono il dolore e l'infiammazione. "Ulteriori studi come questo e come il nostro - hanno affermato i ricercatori - potrebbero portare a trattamenti migliori e a una migliore comprensione di come questa malattia progredisce. Più percorsi di ricerca vengono perseguiti, meglio è".

"Dunque, sono assolutamente necessari maggiori finanziamenti per la ricerca per comprendere meglio i sottotipi di endometriosi, che i medici conoscono ormai da decenni, e come ogni sottotipo risponde al trattamento. Intanto - hanno concluso -, noi continuiamo a portare avanti lo sviluppo di AMY109, come nuovo promettente trattamento per l'endometriosi".

La terapia anticorpale, AMY109, ha ridotto le dimensioni delle lesioni dell'endometriosi e dei marcatori di fibrosi rispetto al controllo (riga in alto) a sei mesi. (Science Translational Medicine, 2023)

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